Provare la falsità di questo ciclo pittorico non ci porterà via molto tempo, basterebbe infatti esaminare la fig.1 per chiudere la questione.
Bene, la freccia A, indica la zampa anteriore destra del bovino che è stata disegnata in visione prospettica estremamente complessa, esattamente secondo questi principi:
primo, la zampa è parzialmente nascosta (nella zona alta) dal corpo dell’animale,
secondo, la zona terminale della zampa medesima è molto, molto più in alta di quella della zampa sinistra.
Bene, ciò allude ad una specifica situazione prospettica che è quella della visione dall’alto che fa si che la zampa più lontana appaia più corta (perché nascosta parzialmente dal corpo) e con la parte terminale impostata più in alto in quanto più lontana di quella della zampa sinistra. peccato però che questa situazione disegnativa non possa sussistere in un “dipinto” di quell’epoca:
è assolutamente impossibile che, 37.000 anni fa, qualcuno possa aver avuto cognizioni prospettiche di questo genere. Solo nel VI sec. a.C. compaiono disegni a questo livello, cioè 34.500 anni dopo!! Come se non bastasse la testa del bovino (bue muschiato?) sempre di fig.1, è disegnata di scorcio (è infatti leggermente ruotata verso di noi) e mostra, oltre al sinistro anche il corno destro quasi per intero che invece dovrebbe essere percepibile, in una visione di profilo, solo nella parte alta. Fino alla fine del IV sec. a.C. nessuno si era mai sognato di poter disegnare una cosa del genere! Ci ritroviamo quindi di nuovo con un anticipo di 34.500 anni. Mi sembra chiaro che gli “esperti” che hanno analizzato queste pitture, ammesso che ciò sia stato fatto, non avevano la più pallida idea di come le capacità dell’uomo di disegnare si sia sviluppata e dei tempi in cui ciò è avvenuto. Supporre che sia esistito qualcuno, 37.000 anni fa, capace di produrre il disegno in fig.1è cosa demenziale o che deve presupporre un altrettanto demenziale intervento di extraterrestri.
Ma non solo questo disegno presenta caratteristiche che lo datano con assoluta sicurezza a dopo il 400 a.C.,vediamo infatti come in molti animali (sicuramente in 6) le orecchie sono disegnate con straordinaria maestria prospettica
Nei disegni in fig. 2-3-4 e in quelli A-B-C-D di fig. 6 abbiamo messo in risalto la dislocazione delle orecchie degli animali che alludono ad una leggera rotazione verso di noi delle teste degli animali medesimi.
Tutte queste orecchie sono disposte in modo identico, cioè in questo:
vediamo un orecchio più alto che emerge dal profilo dell’animale ed uno sapientemente (o dobbiamo dire demenzialmente, visto che il disegno doveva sembrare preistorico?) collocato più in basso, ma non basta, quello più basso è sempre spostato verso destra rispetto a quello più alto.
Bene, dipingere un’orecchio più basso serve per farci percepire la testa dell’animale inclinata verso di noi, ma questa trovata, che può sembrare semplicissima ai neofiti del disegno, è invece complicatissima ed è stata acquisita anch’essa solo circa 2.400 anni fa. Ma incredibile è poi l’adozione dello spostamento dell’orecchio a destra! questa è cosa che ci proietta in una dimensione talmente più complessa (anch’essa non più antica di 2.400 anni) che veramente non capiamo come nessuno prima di me abbia rilevato l’assurdità della cosa: questo spostamento a destra infatti, sottolinea la volontà del disegnatore di incrementare il movimento della testa dell’animale verso di noi con un’ulteriore, leggera rotazione anche all’indietro!!!!
Torsione verso di noi e contemporanea rotazione all’indietro, cosa che molti pittori contemporanei, strapagati e famosissimi, non riescono a fare! Solo un’assoluta incompetenza relativa alla storia dell’evoluzione del disegno può aver fatto si che nessuno smascherasse questo falso! Falso che tra l’altro definirei immondo perché non possiede il minimo fascino artistico ma dimostra chiaramente di essere stato prodotto da una mente completamente priva di senso armonico.
Lo squallore di queste pitture è agli antipodi di ogni valenza artistica anche se preso per quello che è, e cioè un falso contemporaneo.
Ma non finisce qui, l’ “artista” falsario era talmente ignaro di storia del disegno che ha esasperato le “caratteristiche prospettiche” inserendo altri particolari ancora più complessi di quelli appena presi in considerazione
Vediamo come in fig.7 (che integra verso sinistra la progressione della sfilata di animali della fig. 6) compaiano due quadrupedi con le orecchie disposte in modo diverso (part. A-B). Bene, la figura in part. A è piuttosto chiara e non lascia adito a dubbi: in questo caso l’orecchio destro non è più in alto del sinistro ma più o meno alla stessa altezza e non solo compare da dietro la testa dell’animale ma è anche in parte coperto dalla testa medesima (è infatti assai più corto in quanto ne percepiamo solo la cima). Stessa cosa vediamo accadere nelle orecchie dell’animale in part. B (anche se queste sono tra loro quasi di identiche dimensioni) e non ci vuole molto a capire che questa volta il pittore vuole che vediamo queste teste di scorcio da dietro.
Siamo addirittura al PROFILO DI SCORCIO POSTERIORE!!
Sono obbligato a ripetermi, ma questo è il colmo dell’assurdo, solo dopo il IV sec. a.C. compaiono profili di questo tipo ed esistono altresì solo rarissimi pittori contemporanei che riescono a disegnare un profilo di scorcio da dietro! Qui tali profili li avrebbe realizzati invece un “artista” di 37.000 anni fa??? e nessuno ha mai evidenziato questa assoluta stupidaggine?
Ma spieghiamo anche perché il falsario disegna in questo complicatissimo modo le due teste soprindicate: questi due animali, come potete vedere, sono i più lontani dal branco in movimento, più o meno in testa al branco medesimo e spostati alla sua estrema destra, bene, il pittore ha voluto, in questo modo, dare una maggiore variante di moto all’insieme facendo percepire le due bestie indicate con le frecce A e B come se si dirigessero verso destra mentre ha voluto che vedessimo quelle al centro e sul lato sinistro del branco come si stessero aprendo verso sinistra.
Un espediente dinamicamente molto carino, PECCATO PERO’ CHE UNA COSA DEL GENERE L’UOMO ABBIA IMPARATO A CONCEPIRLA SOLO, COME AL SOLITO, 34.500 ANNI DOPO.
Vediamo poi come il nostro disegnatore abbia provveduto a dipingere anche una testa con corna vista di scorcio da dietro (fig. 7a ),
portando così al parossismo la falsità dell’insieme pittorico.
Se ancora non bastasse riscontriamo un’altra enorme sciocchezza nella testa oscena di animale che vediamo a fig.8.
Come potete vedere in fig. 8, l’occhio è disegnato di profilo, inserito cioè in una specie di triangolo, peccato però che gli occhi di profilo siano sempre stati dipinti in tutto il globo, fino 500 a.C. come se fossero visti di fronte
e che solo nel 450 a.C. circa, l’occhio si sia trasformato in triangolini simili a quello che vediamo in fig.8,
come possiamo notare in questi due vasi attici di quel periodo (fig.13-14).
L’occhio si aprirà poi sempre di più col passar del tempo,fino a diventare un triangolo similissimo a quello in fig. 8.
LA TESTA DI TORO CHE PROVA DEFINITIVAMENTE LA FALSITA’DELLE PITTURE
Estremamente inquietante è la corrispondenza della testa di toro (fig. 15) rintracciata in questo ciclo (vedi fig.14a) con quella famosissima ritrovata a Creta (fig. 16) e risalente al 1500 a.C. (trattasi di un rython in steatite di estrema bellezza).
Vediamo come il dipinto presenti il collo” ritagliato”con la medesima forma di quello di Creta, ad ellisse appuntita verso il basso (la protuberanza in alto a destra è un orecchio e non il proseguo del collo) e si trovi nella medesima posizione in cui è esposto il rython al museo di Iraklio (cioè sospeso sulla punta inferiore del collo). La posizione e la dimensione dell’orecchio destro del bovino dipinto sono poi identiche a quelle del toro dell’Iraklio, e ritroviamo anche la medesima zona chiara attorno alle narici.
Non è poi da poco il fatto che entrambe le teste siano molto scure.
Ma grandi margini di certezza ci da la parte alta della linea ritagliata del collo che, a destra, chiude in entrambe subito sotto il corno, alla medesima altezza rispetto all’occhio e intersecando sempre la base dell’orecchio medesimo. Orecchio che si trova nella stessa posizione e con similare estensione verso l’esterno, ma una cosa appare categoricamente comprovante: l’orecchio del toro di Creta pare essere situato troppo in basso rispetto alla testa, e da l’impressione di trovarsi appiccicato a una zona troppo bassa del collo, troppo lontano dalla testa. Bene, LA STESSA STRUTTURAZIONE LA RITROVIAMO NEL DIPINTO, DOVE L’ORECCHIO E’ STATO EFFETTIVAMENTE APPICCICATO AD UNA PARTE MOLTO BASSA DEL COLLO DELL’ANIMALE.
Ma il falsario ha commesso un altro errore madornale, cioè quello di dipingere sulla destra (per chi guarda) del toro di Creta, altre tre teste di toro esteticamente terrificanti (sono di una bruttezza deprimente) che nulla hanno a che vedere con quella copiata dal rython minoico che risulta invece l’unica testa bovina ben disegnata con ricchezza di particolari! Risulta quindi chiaro dalla comparsa di questa testa e dalle comparazioni con le teste che la affiancano che solo copiando egli è in grado di disegnare una testa di toro che possegga una decente qualità artistica.
Questa testa della caverna, essendo l’unica ad essere trattata con accuratezza di particolari ed essendo questi particolari identici a quelli che contraddistinguono il rython mimoico è quindi sicuramente stata copiata da quest’ultimo.
Dato che questo rython è un ritrovamento archeologico recente (1960 circa), siamo adesso anche in grado di datare i falsi dipinti che interessano tutto il ciclo in quanto prodotti dopo la scoperta della testa di toro di Creta: trattasi di pitture eseguite con certezza non prima del 1960!
Conferma la datazione il fatto che le pitture della grotta siano state scoperte appunto 34 anni dopo, cioè nel 1994.
Beh, non c’è male, da 37.000 anni fa al 1960 non è una variante di datazione da poco.
Alberto Cottignoli 10/06/2015
BREVE SPECIFICA SULLE MIE QUALIFICHE (vedi poi biografia)
Allego una mail speditami da James Beck, massimo esperto mondiale di pittura rinascimentale italiana, Columbia University, New York, con cui collaborai per 5 anni, in cui egli afferma praticamente che io sarei il più grande Storico dell’Arte esistente.
Allego altresì un’intervista del Corriere a Marco Meneguzzo docente di Storia dell’Arte a Brera che sottolinea la correttezza delle mie analisi, in questo caso relative alla Madonna del Parto di Piero della Francesca
MANZONI IN VATICANO?
Cari colleghi, storici dell’arte, che leggete i capolavori antichi come se fossero tante sciocchezze perché non potete certo mettervi al pari col genio che li produsse, voi, causa l’avvilimento a cui assoggettate la grande pittura, siete i responsabili del tragico accreditarsi nel mondo delle oscene, finte ciofeche dell’arte contemporanea.
Se veramente i capolavori del passato avessero la loro giusta lettura le opere contemporanee apparirebbero in tutta la loro superficialità, faciloneria e stupidaggine, mentre l’incapacità degli addetti al mestiere di capire alcunché delle meraviglie del passato, fa si che avvenga esattamente il contrario.
Verrà il giorno in cui vedremo, in Vaticano, al posto della Pietà di Michelangelo, una scatoletta di merda, si spera almeno ben sigillata?
Ma di chi è la colpa maggiore dell’affermarsi delle porcherie dell’arte contemporanea, oltre a mercanti, critici d’arte e banche, banche che in assoluto anonimato finanziano questo lucroso disastro? I maggiori colpevoli sono i “Grandi Collezionisti”, disgraziati fabbricanti di detersivi, di sardine in scatola, di preservativi e quant’altro, spesso quasi analfabeti e privi di qualsiasi sensibilità estetica che, magari quando cascano loro i capelli rimediano in maniera geniale col “riporto”, sono loro i veri colpevoli: questa razza disgraziata non compra le opere d’arte perché “gli piacciono”, ma semplicemente perché “gli mancano”, come una moneta o un francobollo! Basta che gli si faccia credere che il pittore è famoso ed ecco che questi colossali pirla ne vogliono possedere un’opera, magari semplicemente per non essere secondi all’industriale amico più fesso di loro. Spesso manco gli interessa guardare attentamente l’opera, basta che sia dell’autore che gli manca.
Al mercato dell’arte tutto ciò non sembra vero: la più orrenda ciofeca può diventare così “oggetto artistico da collezione” cosa che permette di ridurre infinitamente le spese di acquisto presso gli artisti.
“Spruzzami una tela tutta d’azzurro con uno spray” dice il mercante all’artista “ci metti pochissimo e puoi farne 50 al giorno, se te le pago € 10 l’una guadagni € 500 al giorno (15.000 al mese) e sei ricco”.
“Io poi” prosegue il mercante “organizzo mostre, articoli sui giornali, pubblicità fittizie con prezzi finti sempre più alti e la gente si convince che sei famoso, allora arrivano quei pirla di “grandi collezionisti” ed il gioco è fatto: sono centinaia di migliaia solo in Italia e non si riuscirà nemmeno ad accontentarli tutti. E man mano che i “pirla collezionisti” abboccano, i prezzi crescono.”
Basterebbe eliminare tutti i grandi collezionisti e l’arte contemporanea tornerebbe finalmente sul binario giusto, quello determinato da chi i quadri li compra perché “gli piacciono”. Che solo questa è la motivazione corretta per acquistare un’opera d’arte.
Miei cari colleghi “Storici dell’Arte”, che non fate che ripetere stancamente ciò che dissero Berenson e Longhi (che mai, di nemmeno di un quadro capirono qualcosa) e che mi ignorate perché troppo vi spavento, a voi mi rivolgo rifacendomi allo splendido Sordi del “Marchese del Grillo” sperando che capiate la “sottile ironia”:
IO SONO CIO’ CHE PRIMA DI ME NON E’ STATO MAI E CHE DOPO DI ME NON POTRA’ MAI PIU’ VENIRE E, VOI ……. NON SIETE UN CAZZO.