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22 gennaio 2017 7 22 /01 /gennaio /2017 11:48
Tableau 1. Mondrian 1921

Tableau 1. Mondrian 1921

Mondrian risulta l’esempio ad hoc di come un perfetto imbecille può essere trasformato in “genio” per mezzo di operazioni commerciali gestite da personaggi delinquenziali, personaggi che possono però condizionare i media attraverso grandiose operazioni pubblicitarie.

Al nostro “artista”, incapace di disegnare anche approssimativamente una figura umana ma solo di scopiazzare qualche albero (esattamente come qualsiasi studente di liceo artistico), non sembrò vero di scoprire l’arte cubista, praticata in quel periodo a Parigi, che gli permetteva di nascondere la sua assoluta incapacità di disegnare e di dipingere. Allucinante è poi la sua trovata truffaldina di portare “più avanti” il cubismo attraverso la totale sintetizzazione dell’opera ottenuta con la scomposizione della tela in rettangoli, colorati con semplici tinte primarie.

Sorvolando sul fatto che questo tipo di interpretazione rappresenta la soluzione più facile per dipingere in quanto permette ad un incapace come lui di non cimentarsi con le incredibili complessità che implica la capacità di dipingere la figura umana, capacità che necessita di lunghi ed accurati studi per poter essere acquisita anche se in senso puramente surreale, andiamo a contestare la sua affermazione (e quella della totalità dei critici contemporanei) per cui i suoi dipinti rappresenterebbero

“ l’ essenza pura della Natura” estrapolata dai limiti delle varie conformazioni in cui Essa si presenta.

Mai affermazione fu più falsa: egli abusa addirittura infatti, in tutti i suoi “dipinti”, dell’angolo retto, i suoi quadri rappresentano la massima esaltazione mai vista prima nelle espressioni artistiche, del rettangolo e consequenzialmente dell’ ANGOLO RETTO.

Peccato che rettangolo e quindi angolo retto, praticamente non esistano in Natura in quanto sono forme geometriche inventate dall’uomo.

Nulla è più estraneo alla Natura dell’angolo retto.

I suoi quadri risultano quindi una palese applicazione delle più squallide metodologie strutturali umane alla purezza della Natura finalizzate alla sua contaminazione.

Nulla di più alieno alla purezza della Natura esiste al mondo delle sue “opere”.

Siamo agli antipodi delle enormi sciocchezze che sia l’ “artista”, sia la critica, affermano.

Ma per integrare queste ciofeche con le altre presenti in quantità industriale sul mercato e spacciate per capolavori andrò a spiegarvi una cosa:

vi siete mai chiesti perché l’arte figurativa contemporanea si fondi solamente su oggetti artistici di velocissima esecuzione? Come mai i pittori a cui necessitano magari tre mesi per dipingere un quadro non si trovano sul mercato contemporaneo ma solo su quello storico? Si è addirittura arrivati a riempire le fiere dell’Arte di fotografie, la cui velocità di produzione è allucinante (basta impiegare più laboratori e se ne possono stampare migliaia al giorno).

Quando, in rari casi, l’opera implica dei tempi più lunghi di esecuzione si mettono allora sul mercato solo i “multipli” (vedi le sculture di Arman) che sono realizzati da aziende in scala industriale e quindi permettono, di nuovo, una velocissima realizzazione.

Come mai? Forse che un’opera realizzata in settimane o mesi di lavoro non è artistica per definizione? Chiaramente il motivo è un altro, e cioè questo:

PIU’ VELOCEMENTE E’ REALIZZATA L’OPERA, MENO COSTA ALL’ORIGINE!!!

Un pittore in grado di produrre anche solo 10 opere al giorno può allegramente venderle a € 30 cadauna, perché guadagna € 300 al giorno, quindi € 9.000 al mese e può quindi definirsi “benestante”!

Di questo si nutre il mercato, di imbrattatele (perché solo imbrattando le tele come Mondrian se ne possono dipingere 10 al giorno) messi sotto contratto dai mercanti a prezzi ridicoli per ogni opera che poi vengono gonfiati a dismisura con fraudolente operazioni pubblicitarie.

Per farvi un esempio, Franz Borghese fu messo sotto contratto da un mercante nel 1989 al prezzo di lire 30.000 (€ 15) per ogni tela, ma l’ultima volta che ho chiesto il prezzo di un suo cm.40x50 alla fiera di Bologna mi hanno chiesto € 45.000!!!!

Per garantire il proprio mercato di tele imbrattate, i mercanti , che hanno in mano critica, stampa, fiere, gallerie e biennale di Venezia, hanno, attraverso questi media, convinto il pubblico che l’arte figurativa non deve più esistere perché è “sorpassata e fuori moda” semplicemente non solo perché un buon figurativo si vende da solo e quindi l’artista non ha bisogno del mercante che venda per lui, ma fondamentalmente perché l’arte figurativa necessita di tempi lunghi di produzione e quindi costa troppo all’origine: come può l’artista vendere a €10 un quadro costato anche solo tre giorni di lavoro?

Un’altra cosa importantissima: non basta definire bello un oggetto perché si trasformi in “opera d’arte” (le donne ripetono all’infinito questo termine all’interno di una bigiotteria) e nemmeno basta definirla “intelligente”(altrimenti sarebbe artistico anche un teorema),

PERCHE’ UN PRODOTTO SIA ARTISTICO DEVE “EMOZIONARE”,

solo se produce emozioni un oggetto è “artistico”. La tragedia è che l’emozione è molto spesso “indotta”, cioè basta rende famosa una ciofeca perche chi ha subito questa definizione per lungo tempo si convinca erroneamente che sia anche “bella”.

Come può essere famosa senza essere bella?

Concludo rendendovi noto che chi ha distrutto il mercato dell’arte, al contrario di quanto normalmente si pensa, è stato il “grande collezionismo”, personaggi normalmente privi di cultura, ma con molto denaro (inscatolatori di sardine, produttori di preservativi o di pentole a pressione) che non comprano le opere perché “gli piacciono”, ma semplicemente perché “gli mancano”, come un francobollo o una moneta da collezione. A queste persone basta far credere che un pittore sia famoso e subito, come pirla, corrono a comprare almeno una sua opera.

E i collezionisti sono decine e decine di migliaia solo in Italia e sono ricchi, per cui il “mercato ricco” è fatto unicamente da loro, non certo dalla persona normale a reddito medio che compra un quadro perché “gli piace” (come è giusto che sia perché questa è l’unica vera funzione del dipinto: quella di piacere).

Solo la sacra funzione del “piacere” ha sempre avuto l’arte in 7.000 anni di storia, come mai proprio con l’inizio dell’era industriale essa ha perso questa funzione per essere collocata anch’essa in specifiche “catene di montaggio”, fino addirittura a trasformare in arte figurativa la fotografia, che appunto industrialmente si può produrre?

solo questo: sfortunatamente l’uomo è vittima della pubblicità anche per ciò che riguarda i suoi gusti: fatelo nascere ripetendogli in continuazione “quello è bello” e si convincerà che la più oscena delle cose abbia quella caratteristica.

Vi state svegliando? Cominciate a capire anche se avete studiato solo ingegneria o avvocatura? Speriamo.

A.Cottignoli 15/gennaio/2017

 

BREVE SPECIFICA SULLE MIE QUALIFICHE (vedi poi biografia)

Allego una mail speditami da James Beck, massimo esperto mondiale di pittura rinascimentale italiana, Columbia University, New York, con cui collaborai per 5 anni, in cui egli afferma praticamente che io sarei il più grande Storico dell’Arte esistente.

Allego altresì un’intervista del Corriere a Marco Meneguzzo docente di Storia dell’Arte a Brera che sottolinea la correttezza delle mie analisi, in questo caso relative alla Madonna del Parto di Piero della Francesca 

 

MONDRIAN, UN IMBECILLE PER COLLEZIONISTI IMBECILLI
MONDRIAN, UN IMBECILLE PER COLLEZIONISTI IMBECILLI
MONDRIAN, UN IMBECILLE PER COLLEZIONISTI IMBECILLI

MANZONI IN VATICANO?

Cari colleghi, storici dell’arte, che leggete i capolavori antichi come se fossero tante sciocchezze perché non potete certo mettervi al pari col genio che li produsse, voi, causa l’avvilimento a cui assoggettate la grande pittura, siete i responsabili del tragico accreditarsi nel mondo delle oscene, finte ciofeche dell’arte contemporanea.

Se veramente i capolavori del passato avessero la loro giusta lettura le opere contemporanee apparirebbero in tutta la loro superficialità, faciloneria e stupidaggine, mentre l’incapacità degli addetti al mestiere di capire alcunché delle meraviglie del passato, fa si che avvenga esattamente il contrario.

Verrà il giorno in cui vedremo, in Vaticano, al posto della Pietà di Michelangelo, una scatoletta di merda, si spera almeno ben sigillata?  

Ma di chi è la colpa maggiore dell’affermarsi delle porcherie dell’arte contemporanea, oltre a mercanti, critici d’arte e banche, banche che in assoluto anonimato finanziano questo lucroso disastro? I maggiori colpevoli sono i “Grandi Collezionisti”, disgraziati fabbricanti di detersivi, di sardine in scatola, di preservativi  e quant’altro, spesso quasi analfabeti e privi di qualsiasi sensibilità estetica che, magari quando cascano loro i capelli rimediano in maniera geniale col “riporto”, sono loro i veri colpevoli: questa razza disgraziata non compra le opere d’arte perché “gli piacciono”, ma semplicemente perché “gli mancano”, come una moneta o un francobollo! Basta che gli si faccia credere che il pittore è famoso ed ecco che questi colossali pirla ne vogliono possedere un’opera, magari semplicemente per non essere secondi all’industriale amico più fesso di loro. Spesso manco gli interessa guardare attentamente l’opera, basta che sia dell’autore che gli manca.

Al mercato dell’arte tutto ciò non sembra vero: la più orrenda ciofeca può diventare così “oggetto artistico da collezione” cosa che permette di ridurre infinitamente le spese di acquisto presso gli artisti.

Spruzzami una tela tutta d’azzurro con uno spray” dice il mercante all’artista “ci metti pochissimo e puoi farne 50 al giorno, se te le pago € 10 l’una guadagni € 500 al giorno (15.000 al mese) e sei ricco”.

“Io poi” prosegue il mercante “organizzo mostre, articoli sui giornali, pubblicità fittizie con prezzi finti sempre più alti e la gente si convince che sei famoso, allora arrivano quei pirla di “grandi collezionisti” ed il gioco è fatto: sono centinaia di migliaia solo in Italia e non si riuscirà nemmeno ad accontentarli tutti. E man mano che i “pirla collezionisti” abboccano, i prezzi crescono.”

Basterebbe eliminare tutti i grandi collezionisti e l’arte contemporanea tornerebbe finalmente sul binario giusto, quello determinato da chi i quadri li compra perché “gli piacciono”.  Che solo questa è la motivazione corretta per acquistare un’opera d’arte.

Miei cari colleghi “Storici dell’Arte”, che non fate che ripetere stancamente ciò che dissero Berenson e Longhi (che mai, di nemmeno di un quadro capirono qualcosa) e che mi ignorate perché troppo vi spavento, a voi mi rivolgo rifacendomi allo splendido Sordi del “Marchese del Grillo” sperando che capiate la “sottile ironia”:

IO SONO CIO’ CHE PRIMA DI ME NON E’ STATO MAI E CHE DOPO DI ME NON POTRA’ MAI PIU’ VENIRE  E, VOI ……. NON SIETE UN CAZZO.

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