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16 gennaio 2017 1 16 /01 /gennaio /2017 21:28

FIG.2

FIG.2

Queste foto si riferiscono ad un dipinto presente sulle pareti della” Tomba della quadriga infernale” scoperta a Sarteano (presso Chiusi) alcuni anni or sono.

Osserviamo un ulteriore ingrandimento del particolare della testa del demone e della “nuvola di polvere” adiacente

FIG. 3

FIG. 3

Bene, già la prima volta che vidi questo ingrandimento mi accorsi subito che la “nuvola nera di polvere”, adiacente al volto del demone, era conformata a testa di lupo, ma io sono un pittore, quindi allenato a percepire forme all’interno di contesti pittorici, essendo comunque io anche Storico dell’Arte, procedo a portare avanti un’analisi dettagliata che permetta anche ai neofiti di rendersi conto della geniale volontà dell’antico artista: quella di farci vedere un lupo al fianco del demone.

Anzitutto notiamo come il profilo della “nuvola nera di polvere” corrisponda a quella di un lupo (anche se il muso appare non molto allungato per l’esigenza di armonizzare la massa scura al volto del demone privo di esasperate protuberanze e quella di non alterare ulteriormente l'evolversi semicircolareggiante della nube), possiamo poi notare la chiarissima evidenza dell’occhio (part.D) dove la pittura nera non è stata distesa e il dente che esce esattamente dalla pare inferiore della bocca del lupo come esattamente quello del demone esce dalla pare inferiore della sua bocca (part. A). I due denti hanno dimensioni praticamente identiche (lunghezza e larghezza) e medesimo orientamento oltre che il medesimo colore bianco (dal punto di vista scientifico non esiste alcuna possibilità che la cosa sia casuale).

Vediamo poi come sia stata segnata la narice del lupo (part. B) e come sia stata sottolineata l’espressione aggrottata del lupo mediante la linea C che trova corrispondenza sul viso del demone nella linea F. Notiamo poi anche come la zona E sia più rialzata a segnalare la presenza dell’orecchio tirato indietro a conferma dell’atteggiamento aggressivo dell’animale (spero di non dover qui ricordare come lupi e cani tirino indietro le orecchie quando assumono questo tipo di atteggiamento).

Queste le cose perfettamente fruibili, ma è anche possibile vedere la linea che individua la palpebra superiore (purtroppo solo la parte destra, part. G) e il segno chiaro che individua la parte anteriore della palpebra inferiore (part.H)

Dobbiamo poi ritornare alla fig.2, dove è meglio fruibile una cosa della massima importanza: la zona bianca sovradipinta che individuava la parte bianca dell'occhio (part.A) e, al suo limitare, la traccia esterna semicircolare scura della pupilla. Possiamo vedere come della pupilla fosse visibile solo la parte inferiore, espediente disegnativo basilare per dare all'occhio un aspetto feroce ed aggressivo. 

Bene, propongo poi un disegno ricostruttivo che mette in evidenza quanto sottolineato sopra

FIG.4

FIG.4

Propongo altresì un particolare che ci permette di assumere ulteriore certezza delle intenzioni del pittore

FIG. 5

FIG. 5

 

Possiamo notare infatti che l’artista si è sforzato di farci capire che il lupo si trova rannicchiato all’interno del cocchio, al fianco del demone, dipingendone le zampe anteriori esasperatamente piegate in modo che il suo corpo potesse essere contenuto, appunto, all’interno della quadriga (part. A).

Notiamo poi come il colore nero della nuvola di polvere antistante il cocchio si sia enormemente deteriorato (appare adesso, addirittura solamente grigio) a differenza del colore rosso del cocchio medesimo adiacente che è solo leggermente schiarito.

Una cosa enormemente diversa è accaduta al colore nero del “lupo”, che si è mantenuto invece di una scurezza addirittura impressionante (che non trova riscontro in alcuna altra zona della nuvola di polvere) e allo stesso livello di conservazione dei colori dell’auriga che gli sono adiacenti (che hanno una conservazione molto prossima a quella dei colori dell’auriga sottostanti).

Ciò dimostra che questa parte di nuvola (il “lupo”) fu trattata con cura estremamente maggiore del resto della nuvola medesima, probabilmente il pittore passò più strati di nero sul lupo, cosa che ha permesso che ci giungesse con questo grado di scurezza.

Se osserviamo di nuovo la fig. 2, possiamo perfettamente vedere infatti una banda nera più chiara che corre, estremamente definita, all'esterno della testa del lupo, cosa che dimostra chiaramente che la parte più interna è il risultato dell'utilizzo di un colore più scuro o della stesura di due mani di colore.  

Un’altra cosa, la prassi sopraccitata è esattamente il contrario di quella usuale: le nuvole di polvere smosse dai cavalli in corsa si presentano molto più scure nei pressi degli zoccoli e schiariscono man mano che si sollevano verso l’alto.

Come mai il pittore, in questo caso, ha agito al contrario e proprio nella parte più alta della nuvola di polvere rintracciamo il colore nero più scuro?

CONCLUSIONI

Non è assolutamente possibile da un punto di vista scientifico deduttivo che il pittore abbia tralasciato casualmente di coprire di nero proprio il punto che corrisponde all'occhio del lupo e che tale dimenticanza corrisponda appunto alla forma di un occhio, che esso si trovi poi (con 360 gradi di possibilità) proprio orientato nel modo giusto, che casualmente poi si sia creata una linea a segnarne la palpebra superiore ed un altro segno nell'esatta posizione che serve a determinarne l'aggrottamento richiesto dall'iconografia della raffigurazione. Se a tutto questo si aggiungono i rapporti tra i due denti sopraccitati, la zona bianca dell'occhio ed il segno della pupilla, la narice e le orecchie, la presenza delle zampe ripiegate per l'inserimento all'interno del cocchio ed il colore enormemente ed inspiegabilmente più scuro, risulta assolutamente impossibile attribuire casualità all'esistenza dell'immagine del lupo. 

 

Preciso poi che la presenza del lupo è perfettamente corrispondente a tutte le iconografie conosciute dell’oltretomba etrusco:

  1. La lupa “Mormolyke”, nutrice dell’Acheronte, con la quale si minacciano i bambini cattivi.
  2. Il “mantello di pelle di lupo” di cui si riveste Ade, il padre degli Inferi.
  3. Le “orecchie di lupo” del dio della morte etrusco.

Termino la dissertazione precisando che questo riunire due figure in una (nuvola –lupo) rappresenta un espediente di estrema genialità, degna addirittura di Salvador Dalì, e che sicuramente questa immagine ci rivela la dimensione immensa che doveva avere raggiunto la pittura in Grecia in quel periodo ( sicuramente infatti questa quadriga non è che una copia a livello altissimo, di una sconosciuta ma allora famosissima pittura greca).

A.Cottignoli 2016

BREVE SPECIFICA SULLE MIE QUALIFICHE (vedi poi biografia)

Allego una mail speditami da James Beck, massimo esperto mondiale di pittura rinascimentale italiana, Columbia University, New York, con cui collaborai per 5 anni, in cui egli afferma praticamente che io sarei il più grande Storico dell’Arte esistente.

Allego altresì un’intervista del Corriere a Marco Meneguzzo docente di Storia dell’Arte a Brera che sottolinea la correttezza delle mie analisi, in questo caso relative alla Madonna del Parto di Piero della Francesca 

 

TOMBA DELLA QUADRIGA INFERNALE: UN LUPO ASSIEME AL DEMONE
TOMBA DELLA QUADRIGA INFERNALE: UN LUPO ASSIEME AL DEMONE
TOMBA DELLA QUADRIGA INFERNALE: UN LUPO ASSIEME AL DEMONE

MANZONI IN VATICANO?

Cari colleghi, storici dell’arte, che leggete i capolavori antichi come se fossero tante sciocchezze perché non potete certo mettervi al pari col genio che li produsse, voi, causa l’avvilimento a cui assoggettate la grande pittura, siete i responsabili del tragico accreditarsi nel mondo delle oscene, finte ciofeche dell’arte contemporanea.

Se veramente i capolavori del passato avessero la loro giusta lettura le opere contemporanee apparirebbero in tutta la loro superficialità, faciloneria e stupidaggine, mentre l’incapacità degli addetti al mestiere di capire alcunché delle meraviglie del passato, fa si che avvenga esattamente il contrario.

Verrà il giorno in cui vedremo, in Vaticano, al posto della Pietà di Michelangelo, una scatoletta di merda, si spera almeno ben sigillata?  

Ma di chi è la colpa maggiore dell’affermarsi delle porcherie dell’arte contemporanea, oltre a mercanti, critici d’arte e banche, banche che in assoluto anonimato finanziano questo lucroso disastro? I maggiori colpevoli sono i “Grandi Collezionisti”, disgraziati fabbricanti di detersivi, di sardine in scatola, di preservativi  e quant’altro, spesso quasi analfabeti e privi di qualsiasi sensibilità estetica che, magari quando cascano loro i capelli rimediano in maniera geniale col “riporto”, sono loro i veri colpevoli: questa razza disgraziata non compra le opere d’arte perché “gli piacciono”, ma semplicemente perché “gli mancano”, come una moneta o un francobollo! Basta che gli si faccia credere che il pittore è famoso ed ecco che questi colossali pirla ne vogliono possedere un’opera, magari semplicemente per non essere secondi all’industriale amico più fesso di loro. Spesso manco gli interessa guardare attentamente l’opera, basta che sia dell’autore che gli manca.

Al mercato dell’arte tutto ciò non sembra vero: la più orrenda ciofeca può diventare così “oggetto artistico da collezione” cosa che permette di ridurre infinitamente le spese di acquisto presso gli artisti.

Spruzzami una tela tutta d’azzurro con uno spray” dice il mercante all’artista “ci metti pochissimo e puoi farne 50 al giorno, se te le pago € 10 l’una guadagni € 500 al giorno (15.000 al mese) e sei ricco”.

“Io poi” prosegue il mercante “organizzo mostre, articoli sui giornali, pubblicità fittizie con prezzi finti sempre più alti e la gente si convince che sei famoso, allora arrivano quei pirla di “grandi collezionisti” ed il gioco è fatto: sono centinaia di migliaia solo in Italia e non si riuscirà nemmeno ad accontentarli tutti. E man mano che i “pirla collezionisti” abboccano, i prezzi crescono.”

Basterebbe eliminare tutti i grandi collezionisti e l’arte contemporanea tornerebbe finalmente sul binario giusto, quello determinato da chi i quadri li compra perché “gli piacciono”.  Che solo questa è la motivazione corretta per acquistare un’opera d’arte.

Miei cari colleghi “Storici dell’Arte”, che non fate che ripetere stancamente ciò che dissero Berenson e Longhi (che mai, di nemmeno di un quadro capirono qualcosa) e che mi ignorate perché troppo vi spavento, a voi mi rivolgo rifacendomi allo splendido Sordi del “Marchese del Grillo” sperando che capiate la “sottile ironia”:

IO SONO CIO’ CHE PRIMA DI ME NON E’ STATO MAI E CHE DOPO DI ME NON POTRA’ MAI PIU’ VENIRE  E, VOI ……. NON SIETE UN CAZZO.

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