Che un individuo come Andy Worhol possa essere ritenuto un “artista” è veramente inconcepibile.
Come può accadere che l’ideatore della più colossale truffa che abbia coinvolto il mondo dell’arte non solo contemporanea ma di tutti i tempi, venga tuttora osannato non solo come “artista” ma come uno dei massimi geni del ‘900 è cosa assolutamente fuori dal mondo.
Come è possibile che questo personaggio, assolutamente incapace di tenere una matita in mano, ma solo di trasformare delle foto orrende in prodotti ancora più orrendi attraverso l’applicazione casuale di colori primari, sia riuscito a spacciare queste cose oscene per arte e a venderle a suon centinaia di migliaia di dollari?
Come si è potuto credere che ogni serigrafia fosse un’opera unica perché ogni volta che si produceva una stampa si tappava, nella tela serigrafica, qualche buco attraverso cui passava il colore?
Allora tutte le litografie e le acqueforti di ogni epoca sono opere uniche perché, se ben osservate, i bordi delle linee sono sempre diversamente sbavati!
A quale oscena scemenza ha creduto la gente? E quali osceni personaggi hanno potuto inserire queste ciofeche sul mercato spacciandole per capolavori ben sapendo invece di operare una truffa colossale nei confronti del genere umano?
Tutto si può spiegare in un solo modo:
la stragrande maggioranza dei componenti la razza umana è di una stupidità che non conosce confini, capace di credere a qualunque sciocchezza gli venga proposta da un pulpito propagandato come “importante” dai media.
I prodotti di Warhol hanno però un’utilità innegabile: CI PERMETTONO DI RICONOSCERE I CRETINI SENZA NEMMENO AVER BISOGNO DI PARLARE CON LORO.
BASTA SAPERE CHE UNA PERSONA POSSIEDE UNA SUA OPERA O DICA CHE I PRODOTTI SUOI SONO “ARTISTICI” E NOI POSSIAMO AVERE LA CERTEZZA DI TROVARCI DI FRONTE AD UN CRETINO.
Quanto lontano voli la cretinaggine è inimmaginabile, pensate che anche Gianni Agnelli si fece fare un “ritratto” dal Worhol, cosa che conferma le dimensioni del cervello di colui che, col demeziale orologio sul polsino, ha contribuito in prima persona a far fallire il nostro Paese attraverso lo sfruttamento delle casse integrazioni da parte della sua fallimentare “fabbrica” di sgangherati aggregati di lamiere e bulloni che lui aveva il coraggio di chiamare automobili.
Alla base di tutto sta il fatto che la Factory di Warhol era in grado di fornire a prezzi modici ai mercanti migliaia e migliaia di “opere”, in quanto prodotte serialmente.
Per esempio, essendo un’attività serigrafica meccanizzata capace di produrre anche migliaia di opere al giorno, basterà cederle ad esempio a 10 dollari l’una per incassare anche 20-30 mila dollari al giorno. Chiaramente i mercanti non pagavano all’inizio più di 2 o 3 dollari a pezzo ma ciò faceva in ogni caso guadagnare somme enormi a Warhol ed anche ai mercanti, che si trovavano a disposizione per 2-3 dollari opere che poi riuscivano a vendere a non meno di 200-300 dollari l’una.
Tutto ciò naturalmente, solo nei primi tempi, perché successivamente, all’inizio degli anni ’70, una serigrafia tirata in ben 100 pezzi veniva venduta anche a un miliardo di lire.
Quando poi i cretini che le avevano comprate a tali astronomiche cifre tornavano alle gallerie per rivenderli, quelle tiravano immediatamente giù le saracinesche e si trasferivano sotto altro nome in altra sede.
Questo in ogni caso avvenne anche per gli altri “artisti” demenziali che tra il 1950 e il 1970 furono “pompati” artificialmente in modo indecente, tant’è che quasi il 90 per cento delle gallerie occidentali che avevano truffato i loro clienti, garantendo loro enormi guadagni, chiuse bottega.
Quantità industriali di risparmi vennero allora distrutti e lo stesso collezionismo scomparve quasi completamente per risorgere poi vent’anni dopo con la successiva generazione, ignara di quanto accaduto prima.
I nuovi collezionisti, che in questi ultimi 20 anni hanno di nuovo dilapidato in ciofeche i loro risparmi.
A.Cottignoli 17 febberaio 2017
BREVE SPECIFICA SULLE MIE QUALIFICHE (vedi poi biografia)
Allego una mail speditami da James Beck, massimo esperto mondiale di pittura rinascimentale italiana, Columbia University, New York, con cui collaborai per 5 anni, in cui egli afferma praticamente che io sarei il più grande Storico dell’Arte esistente.
Allego altresì un’intervista del Corriere a Marco Meneguzzo docente di Storia dell’Arte a Brera che sottolinea la correttezza delle mie analisi, in questo caso relative alla Madonna del Parto di Piero della Francesca
MANZONI IN VATICANO?
Cari colleghi, storici dell’arte, che leggete i capolavori antichi come se fossero tante sciocchezze perché non potete certo mettervi al pari col genio che li produsse, voi, causa l’avvilimento a cui assoggettate la grande pittura, siete i responsabili del tragico accreditarsi nel mondo delle oscene, finte ciofeche dell’arte contemporanea.
Se veramente i capolavori del passato avessero la loro giusta lettura le opere contemporanee apparirebbero in tutta la loro superficialità, faciloneria e stupidaggine, mentre l’incapacità degli addetti al mestiere di capire alcunché delle meraviglie del passato, fa si che avvenga esattamente il contrario.
Verrà il giorno in cui vedremo, in Vaticano, al posto della Pietà di Michelangelo, una scatoletta di merda, si spera almeno ben sigillata?
Ma di chi è la colpa maggiore dell’affermarsi delle porcherie dell’arte contemporanea, oltre a mercanti, critici d’arte e banche, banche che in assoluto anonimato finanziano questo lucroso disastro? I maggiori colpevoli sono i “Grandi Collezionisti”, disgraziati fabbricanti di detersivi, di sardine in scatola, di preservativi e quant’altro, spesso quasi analfabeti e privi di qualsiasi sensibilità estetica che, magari quando cascano loro i capelli rimediano in maniera geniale col “riporto”, sono loro i veri colpevoli: questa razza disgraziata non compra le opere d’arte perché “gli piacciono”, ma semplicemente perché “gli mancano”, come una moneta o un francobollo! Basta che gli si faccia credere che il pittore è famoso ed ecco che questi colossali pirla ne vogliono possedere un’opera, magari semplicemente per non essere secondi all’industriale amico più fesso di loro. Spesso manco gli interessa guardare attentamente l’opera, basta che sia dell’autore che gli manca.
Al mercato dell’arte tutto ciò non sembra vero: la più orrenda ciofeca può diventare così “oggetto artistico da collezione” cosa che permette di ridurre infinitamente le spese di acquisto presso gli artisti.
“Spruzzami una tela tutta d’azzurro con uno spray” dice il mercante all’artista “ci metti pochissimo e puoi farne 50 al giorno, se te le pago € 10 l’una guadagni € 500 al giorno (15.000 al mese) e sei ricco”.
“Io poi” prosegue il mercante “organizzo mostre, articoli sui giornali, pubblicità fittizie con prezzi finti sempre più alti e la gente si convince che sei famoso, allora arrivano quei pirla di “grandi collezionisti” ed il gioco è fatto: sono centinaia di migliaia solo in Italia e non si riuscirà nemmeno ad accontentarli tutti. E man mano che i “pirla collezionisti” abboccano, i prezzi crescono.”
Basterebbe eliminare tutti i grandi collezionisti e l’arte contemporanea tornerebbe finalmente sul binario giusto, quello determinato da chi i quadri li compra perché “gli piacciono”. Che solo questa è la motivazione corretta per acquistare un’opera d’arte.
Miei cari colleghi “Storici dell’Arte”, che non fate che ripetere stancamente ciò che dissero Berenson e Longhi (che mai, di nemmeno di un quadro capirono qualcosa) e che mi ignorate perché troppo vi spavento, a voi mi rivolgo rifacendomi allo splendido Sordi del “Marchese del Grillo” sperando che capiate la “sottile ironia”:
IO SONO CIO’ CHE PRIMA DI ME NON E’ STATO MAI E CHE DOPO DI ME NON POTRA’ MAI PIU’ VENIRE E, VOI ……. NON SIETE UN CAZZO.