Munch comincia la sua carriera dipingendo quadri che nulla hanno a che fare con l’ “Urlo”.
Pur non possedendo conoscenze tecniche egli riusciva all’inizio a realizzare tele molto interessanti, oltre che dal punto di vista emotivo anche da quello pittorico (vedi immagini).
Perché invece ha acquisito fama mondiale l’ “Urlo”, un quadro pittoricamente ridicolo e dal significato piuttosto semplicistico (la deformazione della realtà prodotta da interiori tragedie esistenziali è infatti una delle basi della pittura impegnata)?
Possiamo capirlo se ci rifacciamo al fatto che Munch produsse la bellezza di 40.000 opere di cui, quelle iniziali ben dipinte e veramente a buon livello pittorico-artistico, sono una parte piccolissima e per giunta musealizzate (quindi non trattabili dai mercanti), mentre quelle dipinte in modo approssimativo e veloce sono decine di migliaia.
I mercanti perciò, potendo possedere solo queste ultime, hanno provveduto, attraverso i media, a pubblicizzare in modo ossessivo l’ “Urlo”, e attraverso questo quindi la quantità industriale di ciofeche Munchiane di cui sono in possesso e che vogliono rifilare a collezionisti danarosi e stupidi (tragicamente riuscendovi), ovviamente privi di ogni qualsivoglia senso artistico.
Che una ciofeca come l’”Urlo”, che tra l’altro non è un pezzo unico ma di cui esistono diverse versioni pressoché identiche (non come i girasoli di Van Gogh che sono sempre diversi in ogni quadro), sia poi stato veramente venduto a 120 milioni di dollari e cosa assurda.
Quella vendita rientra nelle tantissime false che i mercanti gestiscono d’accordo con le aste per far raggiungere ai dipinti cifre favolose inesistenti finalizzate a far lievitare i prezzi dell’artista di cui essi possiedono una quantità industriali di pezzi.
UN ASSEGNO ANTICIPATO ALL’ASTA DI UN IMPORTO PRECEDENTEMENTE PATTUITO (CHE NON HA NESSUN RAPPORTO CON LA CIFRA CHE SARA’ POI “RAGGIUNTA” IN ASTA) E DUE FINTI COMPRATORI POTRANNO FAR LIEVITARE IL PREZZO VERSO I PIU’ CELESTI, ASSURDI SPAZI).
Auguri ai cretini che ci credono.
A.Cottignoli, febbraio 2017
BREVE SPECIFICA SULLE MIE QUALIFICHE (vedi poi biografia)
Allego una mail speditami da James Beck, massimo esperto mondiale di pittura rinascimentale italiana, Columbia University, New York, con cui collaborai per 5 anni, in cui egli afferma praticamente che io sarei il più grande Storico dell’Arte esistente.
Allego altresì un’intervista del Corriere a Marco Meneguzzo docente di Storia dell’Arte a Brera che sottolinea la correttezza delle mie analisi, in questo caso relative alla Madonna del Parto di Piero della Francesca
MANZONI IN VATICANO?
Cari colleghi, storici dell’arte, che leggete i capolavori antichi come se fossero tante sciocchezze perché non potete certo mettervi al pari col genio che li produsse, voi, causa l’avvilimento a cui assoggettate la grande pittura, siete i responsabili del tragico accreditarsi nel mondo delle oscene, finte ciofeche dell’arte contemporanea.
Se veramente i capolavori del passato avessero la loro giusta lettura le opere contemporanee apparirebbero in tutta la loro superficialità, faciloneria e stupidaggine, mentre l’incapacità degli addetti al mestiere di capire alcunché delle meraviglie del passato, fa si che avvenga esattamente il contrario.
Verrà il giorno in cui vedremo, in Vaticano, al posto della Pietà di Michelangelo, una scatoletta di merda, si spera almeno ben sigillata?
Ma di chi è la colpa maggiore dell’affermarsi delle porcherie dell’arte contemporanea, oltre a mercanti, critici d’arte e banche, banche che in assoluto anonimato finanziano questo lucroso disastro? I maggiori colpevoli sono i “Grandi Collezionisti”, disgraziati fabbricanti di detersivi, di sardine in scatola, di preservativi e quant’altro, spesso quasi analfabeti e privi di qualsiasi sensibilità estetica che, magari quando cascano loro i capelli rimediano in maniera geniale col “riporto”, sono loro i veri colpevoli: questa razza disgraziata non compra le opere d’arte perché “gli piacciono”, ma semplicemente perché “gli mancano”, come una moneta o un francobollo! Basta che gli si faccia credere che il pittore è famoso ed ecco che questi colossali pirla ne vogliono possedere un’opera, magari semplicemente per non essere secondi all’industriale amico più fesso di loro. Spesso manco gli interessa guardare attentamente l’opera, basta che sia dell’autore che gli manca.
Al mercato dell’arte tutto ciò non sembra vero: la più orrenda ciofeca può diventare così “oggetto artistico da collezione” cosa che permette di ridurre infinitamente le spese di acquisto presso gli artisti.
“Spruzzami una tela tutta d’azzurro con uno spray” dice il mercante all’artista “ci metti pochissimo e puoi farne 50 al giorno, se te le pago € 10 l’una guadagni € 500 al giorno (15.000 al mese) e sei ricco”.
“Io poi” prosegue il mercante “organizzo mostre, articoli sui giornali, pubblicità fittizie con prezzi finti sempre più alti e la gente si convince che sei famoso, allora arrivano quei pirla di “grandi collezionisti” ed il gioco è fatto: sono centinaia di migliaia solo in Italia e non si riuscirà nemmeno ad accontentarli tutti. E man mano che i “pirla collezionisti” abboccano, i prezzi crescono.”
Basterebbe eliminare tutti i grandi collezionisti e l’arte contemporanea tornerebbe finalmente sul binario giusto, quello determinato da chi i quadri li compra perché “gli piacciono”. Che solo questa è la motivazione corretta per acquistare un’opera d’arte.
Miei cari colleghi “Storici dell’Arte”, che non fate che ripetere stancamente ciò che dissero Berenson e Longhi (che mai, di nemmeno di un quadro capirono qualcosa) e che mi ignorate perché troppo vi spavento, a voi mi rivolgo rifacendomi allo splendido Sordi del “Marchese del Grillo” sperando che capiate la “sottile ironia”:
IO SONO CIO’ CHE PRIMA DI ME NON E’ STATO MAI E CHE DOPO DI ME NON POTRA’ MAI PIU’ VENIRE E, VOI ……. NON SIETE UN CAZZO.