Questo dipinto nasce nello steso periodo di “Notte stellata” e “Cielo stellato sul Rodano” e di quest’ultimo sembra riprendere il motivo anche se in chiave diversa (vedi l’articolo omonimo).
Ci riempie di luce, in primo piano, la terrazza del bar, dove i nostalgici del giorno vivono l’illusione di prolungarlo e di impedirne l’estinzione.
Resistono alla notte con barlumi di luce, nello stesso estremo tentativo, anche le finestre delle case e la progressione loro par volerci condurre in alto, a congiungere la luminosità del bar a quella delle stelle in cielo.
Potrà sembrare strano ma tutto muove infatti, in questo dipinto, dal mondo che da sempre incarna la felicità ideale assoluta , cioè dall’incantato universo delle stelle. Paiono da quelle infatti discendere le finestre accese delle case, coriandoli luminosi che magicamente accendono ad uno ad uno i tavoli del bar, candidi dischi adesso che fan di sé riflesso alle stelle e che per la terrazza la luce loro espandono:
terrigne stelle di quel rifugio che effimera felicità concede.
..................................................................
Vincent carissimo,
nulla dicesti dei segreti dei quadri tuoi, solamente “...un giorno varranno di più dei colori con cui sono stati dipinti.”. Mai profezia fu più veritiera eppure, ancor oggi nessuno ha penetrato i meccanismi complessi di questi tuoi lavori, ma fortunatamente emana da quelli un subliminale afflato che immensamente meraviglia e commuove e che conferma quindi l’assoluta grandiosità e perfezione dei mezzi attraverso cui segretamente ci parlasti.
A.Cottignoli
A.Cottignoli 27 febbraio 2017
P.S. Faccio notare che l’unico lampione presente si trova praticamente al limitare estremo della tettoia ed è quindi impossibilitato da quella posizione ad illuminare in tal modo esagerato la tettoia medesima che si prolunga addirittura per una quindicina di metri! La luce che riempie la terrazza deve avere quindi un’altra origine, cioè quella simbolica dei tavolini-stelle.
Non basta, ci da la certezza della volontà di Vincent di farci vivere i tavolini come stelle, il fatto che egli abbia posto in primo piano a sinistra un incoerente tavolino molto più piccolo e che le dimensioni degli altri tavoli NON RISPETTINO LA LOGICA PROSPETTICA: alcuni lontani sono più grandi di quelli vicini!!
Ovviamente tutto ciò è finalizzato a rendere le diverse dimensioni delle stelle in cielo.
E’ poi di una grandiosità assoluta la progressione dalla moltitudine delle stelle a quella delle finestre e quindi al dilatare dei tavolini verso di noi, una sinuosa curva che meravigliosamente ci invita a risalirla e a perderci nel fortunato luccicante mondo che solamente la notte si svela.
BREVE SPECIFICA SULLE MIE QUALIFICHE (vedi poi biografia)
Allego una mail speditami da James Beck, massimo esperto mondiale di pittura rinascimentale italiana, Columbia University, New York, con cui collaborai per 5 anni, in cui egli afferma praticamente che io sarei il più grande Storico dell’Arte esistente.
Allego altresì un’intervista del Corriere a Marco Meneguzzo docente di Storia dell’Arte a Brera che sottolinea la correttezza delle mie analisi, in questo caso relative alla Madonna del Parto di Piero della Francesca
MANZONI IN VATICANO?
Cari colleghi, storici dell’arte, che leggete i capolavori antichi come se fossero tante sciocchezze perché non potete certo mettervi al pari col genio che li produsse, voi, causa l’avvilimento a cui assoggettate la grande pittura, siete i responsabili del tragico accreditarsi nel mondo delle oscene, finte ciofeche dell’arte contemporanea.
Se veramente i capolavori del passato avessero la loro giusta lettura le opere contemporanee apparirebbero in tutta la loro superficialità, faciloneria e stupidaggine, mentre l’incapacità degli addetti al mestiere di capire alcunché delle meraviglie del passato, fa si che avvenga esattamente il contrario.
Verrà il giorno in cui vedremo, in Vaticano, al posto della Pietà di Michelangelo, una scatoletta di merda, si spera almeno ben sigillata?
Ma di chi è la colpa maggiore dell’affermarsi delle porcherie dell’arte contemporanea, oltre a mercanti, critici d’arte e banche, banche che in assoluto anonimato finanziano questo lucroso disastro? I maggiori colpevoli sono i “Grandi Collezionisti”, disgraziati fabbricanti di detersivi, di sardine in scatola, di preservativi e quant’altro, spesso quasi analfabeti e privi di qualsiasi sensibilità estetica che, magari quando cascano loro i capelli rimediano in maniera geniale col “riporto”, sono loro i veri colpevoli: questa razza disgraziata non compra le opere d’arte perché “gli piacciono”, ma semplicemente perché “gli mancano”, come una moneta o un francobollo! Basta che gli si faccia credere che il pittore è famoso ed ecco che questi colossali pirla ne vogliono possedere un’opera, magari semplicemente per non essere secondi all’industriale amico più fesso di loro. Spesso manco gli interessa guardare attentamente l’opera, basta che sia dell’autore che gli manca.
Al mercato dell’arte tutto ciò non sembra vero: la più orrenda ciofeca può diventare così “oggetto artistico da collezione” cosa che permette di ridurre infinitamente le spese di acquisto presso gli artisti.
“Spruzzami una tela tutta d’azzurro con uno spray” dice il mercante all’artista “ci metti pochissimo e puoi farne 50 al giorno, se te le pago € 10 l’una guadagni € 500 al giorno (15.000 al mese) e sei ricco”.
“Io poi” prosegue il mercante “organizzo mostre, articoli sui giornali, pubblicità fittizie con prezzi finti sempre più alti e la gente si convince che sei famoso, allora arrivano quei pirla di “grandi collezionisti” ed il gioco è fatto: sono centinaia di migliaia solo in Italia e non si riuscirà nemmeno ad accontentarli tutti. E man mano che i “pirla collezionisti” abboccano, i prezzi crescono.”
Basterebbe eliminare tutti i grandi collezionisti e l’arte contemporanea tornerebbe finalmente sul binario giusto, quello determinato da chi i quadri li compra perché “gli piacciono”. Che solo questa è la motivazione corretta per acquistare un’opera d’arte.
Miei cari colleghi “Storici dell’Arte”, che non fate che ripetere stancamente ciò che dissero Berenson e Longhi (che mai, di nemmeno di un quadro capirono qualcosa) e che mi ignorate perché troppo vi spavento, a voi mi rivolgo rifacendomi allo splendido Sordi del “Marchese del Grillo” sperando che capiate la “sottile ironia”:
IO SONO CIO’ CHE PRIMA DI ME NON E’ STATO MAI E CHE DOPO DI ME NON POTRA’ MAI PIU’ VENIRE E, VOI ……. NON SIETE UN CAZZO.
Due dipinti miei che ripropongono, in altri termini, una scalata al cielo