Alcuno giorni fa ho assistito ad una trasmissione “culturale” su RAI 5 in cui uno storico dell’arte incredibilmente si meravigliava del fatto che il “ritratto” del Metropolitan “Ragazza con velo” fosse meno famoso del quadro “Ragazza con orecchino di perla” dell’Aia.
Mio dio, come meravigliarsi del perché una latrina non odori come una rosa. Ma in quale mondo mai sono costretto a vivere che non riesce a cogliere l’abisso che intercorre tra due quadri che sono esattamente agli antipodi?
Qui vediamo una specie di mostro invecchiato anzitempo che tenta di mascherare con un finto sorriso un’orrenda enorme bocca che pare tagliata col bisturi, una forma da handicappata della testa ed un volto oscenamente piatto, un naso le cui narici esageratamente dilatano tra le guance inesteticamente incassate, un mento abnorme e due occhi cipollosi che subdolamente fingono dolcezza e … nel quadro dell’Aia
UNA VOLTO DI UNA MERAVIGLIA ASSOLUTA.
Non esiterei a denominare il dipinto del Metropolitan “Ragazza con orecchino da pirla”.
Piantatela di guardare i quadri per ciò che vi raccontano che sono, guardateli con gli occhi vostri e sarete presi molto meno in giro.
Ma di quale problema mentale è preda colui che si chiede perché “Ragazza con velo” non è famoso come “Ragazza con orecchino di perla” e ne attribuisce il motivo semplicemente al fatto che il primo è dipinto in maniera meno perfetta del secondo?
Nessuno più, in questo mondo, distingue l’osceno dal meraviglioso?
Questo quadro del Metropolitan puzza poi categoricamente di falso: dove mai abbiamo visto in Vermeer il corpo della ragazza mascherato da uno scialle che lo copre interamente? Questo è un artificio che di solito usano le persone con grosse difficoltà pittoriche, difficoltà che appunto il volto conferma pienamente. Quando mai poi, Vermeer dipinse una donna dall’aspetto così orrendo? Col volto alterato dall’alcool e dal sorriso un po’ ebete forse, ma non intrinsecamente brutte come questa.
Una cosa soprattutto ci induce a determinare la falsità del dipinto: il colletto bianco che occhieggia oltre lo scialle sul lato destro del collo.
Visto l’assetto della ragazza, quel lembo di colletto non dovrebbe vedersi perché implica una postura quasi frontale della donna che invece lo scialle lascia intendere essere vista di profilo come nel quadro dell’Aia. Assieme al colletto dovremmo infatti vedere una consistente parte della spalla destra, ma allora non sarebbe visibile la schiena, perfettamente intuibile invece sotto lo scialle nella parte in ombra. Come potete ben vedere nel quadro dell’ Aia, che ha postura identica a quello del Metropolitan, la parte destra del colletto è completamente nascosta e solo spostandoci quasi frontalmente potremmo vederne una piccola parte.
I falsari sono sempre degli incapaci ed è in questi particolari che si tradiscono, cercano di nascondere la loro incapacità (il corpo completamente ed insensatamente nascosto dallo scialle) ma immediatamente la rivelano appena accennano anche solo ad un particolare (il colletto vistosamente errato). Purtroppo però gli storici dell’arte non sono in grado di smascherarli perché sono, magari più intelligenti e colti, ma disastrosamente ancora più ignari di quelli di tecniche pittoriche e di prospettiva.
Così il Metropolitan ha acquisito per una barca di dollari una ciofeca completamente priva di valore che, tra l’altro, offende mortalmente chi, di estetica, qualcosa capisce.
Anche in questo caso ringrazio Alice per l’involontaria collaborazione riguardo alla determinazione della falsità di questo dipinto.
Miei cari colleghi “Storici dell’Arte”, che non fate che ripetere stancamente ciò che dissero Berenson e Longhi (che mai, di nemmeno di un quadro capirono qualcosa) e che mi ignorate perché troppo vi spavento, a voi mi rivolgo rifacendomi allo splendido Sordi del “Marchese del Grillo” sperando che capiate la “sottile ironia”:
IO SONO CIO’ CHE PRIMA DI ME NON E’ STATO MAI E CHE DOPO DI ME NON POTRA’ MAI PIU’ VENIRE E, VOI ……. NON SIETE UN CAZZO.