Il significato iconografico di questa kylix si determina partendo dal medaglione centrale, ampiamente sottovalutato dalla coppia Millemaci-Poggesi. .
Anzitutto Eros non è “sospeso in volo” come sostengono gli autori sopraccitati ma sta “spiccando il volo”, cosa evidente e ben diversa.
Gradirei poi sapere da dove essi hanno dedotto che Eros sta “incoronando” l’uomo di fronte in quanto non c’è traccia di corone e nemmeno di postura della mano (completamente mancante) che suggerisca una cosa di tal genere. Forse che il frammento mancante è in possesso di qualcuno e gli autori sono stati in grado di vederlo? Non si concepisce altra soluzione.
Non capisco poi perché manchi la definizione specifica del personaggio maschile di fronte ad Eros: si tratta della rappresentazione di uno dei personaggi più comuni della pittura vascolare attica e cioè di quella del “maestro”, sempre ritratto in quel modo nelle scene di scuola (comunissime sui vasi di questo periodo) e cioè ammantato, appoggiato al bastone ed intento all’insegnamento.
Torniamo adesso, forti di queste osservazioni, ad analizzare scena.
Abbiamo un maestro intento alla sua funzione e, di fronte a lui, Eros colto proprio nel momento in cui spicca il volo (la mano mancante deve intendersi semplicemente protesa verso l’alto) e la testa dell’insegnante è chinata in avanti non per essere incoronata ma perché a Eros (che ha la testa molto più in basso della sua) questi si sta rivolgendo. Appare chiaro che l’insegnamento (di qualsiasi tipo si tratti) è rivolto nei confronti del Dio alato ma è altrettanto chiaro che questi preferisce invece prendere il volo per altri lidi.
A capire meglio ci aiuterà adesso puntualizzare le caratteristiche storico-mitologiche di Eros nonché l'analisi di altri due medaglioni centrali dello stesso Douris.
Eros è storicamente definito “scapigliato, insofferente,dispettoso, impulsivo e unicamente dipendente da tensioni sensual-sentimentali”, cioè agli antipodi di tutto ciò che riguarda la cultura e, soprattutto, la ragione.
Vediamo adesso una delle kylix similari sopraccitate (firmata dal Douris, di collezione USA) e notiamo come la scena si presenti molto simile anche se le figure sono invertite. Trattasi in questo caso ancora di maestro, ma chiaramente di canto (vedi il bastone dietro la schiena dato che egli è, in questo caso, inclinato all’indietro nello sforzo di voce) che cerca di educare alla sua arte un giovane satiro.
E’ qui chiaro l’intento ironico del Douris che mette a confronto due nature completamente antitetiche, quella dell’insegnate, espressione della razionalità e della cultura e quella del satiro, espressione invece della primordialità quasi bestiale, fondamentalmente esprimentesi attraverso un’attività erotica esagitata e perenne. Ben poca differenza c’è tra il satiro di questo medaglione ed Eros, se non per le implicazioni sentimentali che quest’ultimo sottende.
Ma qual è l’atteggiamento del satiro nei confronti del maestro? È atteggiamento di stupore e di disapprovazione, par quasi dirgli “ma che diavolo stai facendo? Qual utile pensi di ricavare coi tuoi gorgheggi? ben altro è ciò che io voglio ed apprezzo!”.
Bene, anche nel medaglione di Gonfienti abbiamo la stessa reazione da parte di Eros che schizza in volo verso il cielo e par dire all’insegnante “tu argomenta pure, ma ben altri sono i miei interessi e guarda come essi addirittura mi permettano il volo”.
Stessa cosa può poi dirsi per il medaglione di una kylix da poco ritrovata a Tuscania (sempre del Douris ma di cui, purtroppo, il museo non ci ha fornito la foto), in cui di nuovo vediamo un insegnate alle prese con un giovane alunno: l’insegnante brandisce un bastone e guarda incattivito il suo scolaro tenendolo per la tunica dietro il collo, mentre il ragazzino tenta di blandirlo offrendogli un coniglio.
Insomma è evidente nei tre medaglioni, l’intento ironico del Douris che mette a confronto le due facce della percezione del mondo connaturate agli individui e cioè quella giocosa, erotica e sentimentale, legata agli istinti primari dell’esistenza (bambino, Eros, satiro) e quella acculturata che tali istinti primari cerca di controllare ed evolvere all’interno dei tessuti sociali.
LATO A
Capito il senso estremamente importante ed il livello culturale altissimo del medaglione, anche l’altra parte del vaso diventa facilmente comprensibile. Cominciamo dal lato A, con Eros su carro trainato dai cigni.
Notiamo anzitutto la strana postura di Eros, assai più piegato in avanti di quanto normalmente vediamo negli aurighi delle pitture usuali. Basta poi controllarne gli occhi per capire il perché di questa accentuazione: la pupilla estremamente avanzata nei confronti del triangolino terminale dell’occhio denuncia inequivocabilmente “spavento” e la bocca, contratta (la linea che la determina va prima verso l’alto per poi piegare nettamente verso il basso), di nuovo è indice di “spavento”. Ma cosa ha a che vedere lo “spavento” con chi “guida” (come dicono gli autori) dei guerrieri in atteggiamento aggressivo?? L’atteggiamento e l’espressione dovrebbero esprimere esattamente il contrario! Se osserviamo poi il “guerriero” più prossimo
a Eros, ci accorgiamo che la sua lancia non è disposta parallelamente ad un supposto terreno, ma è invece minacciosamente inclinata proprio verso la schiena del Dio alato!
Torniamo allora a ricordare le caratteristiche storiche di Eros (evidenti ed incontraddette anche ai giorni nostri) ed ecco che il significato iconografico di questo lato della coppa ci diviene chiarissimo, indipendentemente dal fatto di riconoscere o meno i due personaggi in armi.
Risulta infatti chiarissimo che essi stanno inseguendo e minacciando lo stesso Eros, il quale, spaventato, cerca di prendere velocemente il largo. Chi i due uomini siano, se divinità olimpiche (come più ci pare visto l’abbigliamento ed il portamento imperioso) o semplici mortali, poco importa, quello che conta è il senso dell’azione e cioè quello di rifiuto e di aggressione nei confronti di una
divinità (Eros) che apporta solo danni al pacifico convivere vuoi degli Dei che dei mortali (ben sappiamo quali danni Eros abbia fatto anche in Olimpo). Interpretando i due uomini come divinità guerriere, visto che sono armati, o come guerrieri mortali, ancor più si accentua il divario ideologico tra questi ultimi ed Eros, divario che li spinge ad assalirlo e scacciarlo. Cosa c’è di più antitetico allo “spirito della guerra” dello “spirito d’amore”? come si può affermare che Eros li guida?
Sia chiaro che anche questa scena è velata di sottile ironia, non c’è aggressività assassina nell’azione dei guerrieri, e la bocca contratta di Eros è più quella del bimbo che fugge perchè sorpreso a rubare la marmellata che non quella di chi è veramente spaventato.
Douris, intelligentemente ci tiene a sottolineare la venialità delle colpe di Eros.
LATO B
Non si capisce la definizione degli autori di “guerrieri alati” per i due personaggi a destra, sull’altro lato della coppa, definizione non supportata da alcuna raffigurazione conosciuta: non si sono mai visti dei “guerrieri alati” nella mitologia greca. Si conoscono invece, e benissimo, due divinità sempre rappresentate con armatura e spesso alate: Hypnos e Thanatos, splendidamente raffigurate (alate, appunto) addirittura sul più famoso di tutti i vasi greci, il cratere di
Eufonio del Metropolitan appena restituito all’Italia.
Solamente a questi due personaggi si può far riferimento in tutto il panorama della mitologia e della raffigurazione ceramica e se si considera il senso delle altre due raffigurazioni di questa coppa già trattate (medaglione centrale e lato A) ci accorgiamo di come questa identificazione (con Hypnos e Thanatos) integri perfettamente il senso di questa scena con quello del lato A e con quello del medaglione:
i due personaggi a sinistra non sono certo guerrieri, visto l’abbigliamento e quindi non trattasi di battaglia, perlomeno non nel senso classico del termine, trattasi di semplici mortali impegnati in un’altra delle lotte più importanti che il genere umano da sempre conduce: quella contro la morte.
Thanatos infatti personifica la morte stessa e, assieme a Hypnos, ha il compito di prelevare i corpi dei morti per condurli vuoi alla pira funebre vuoi agli Inferi stessi.
Questa interpretazione integra perfettamente nella rappresentazione il corpo sdraiato a terra tra i guerrieri alati e i mortali (corpo che invece la Poggesi e il suo collaboratore ignorano), si ha la netta impressione infatti, che i due personaggi a sinistra cerchino disperatamente di sottrarre quel corpo all’azione di Hypnos e Thanatos e quindi alla morte.
Un’unità ideologica profonda unisce adesso le tre raffigurazioni:
l’eterna lotta della razionalità e della vita contro l’irrazionalità dell’Eros e contro l’ineluttabilità della Morte.
Gli eterni dilemmi che assillano tutta la filosofia greca e quella contemporanea e che sempre inquieteranno la nostra specie, nei tempi dei tempi a venire, fino a che continuerà ad esistere
Ci troviamo di fronte ad un capolavoro della ceramica attica che manifesta un livello di grandezza e di organicità culturale che non trova paragoni in tutta la pittura vascolare attica. Mai un’opera d’arte di tal livello fu scoperta all’interno di una abitazione etrusca!
Chi mai abitò Gonfienti in quei tempi? Quale immenso segreto nasconde questa città di cui si cerca di sminuire l’importanza per ragioni squallidamente commerciali?
Si prega di tener conto del fatto che questo studio iconografico si attiene esclusivamente a dati effettivamente presenti sulla coppa, nessuna illazione o riferimento a personaggi che non presentino forti caratterizzazioni che ne determinano l’identità.
L’ipotesi iconografica degli autori si fonda invece su una serie di ipotesi completamente prive di ogni supporto, su errate interpretazioni gestuali e d’espressione, su determinazioni di identità prive di ogni riscontro, nonché sulla non considerazione di elementi che contraddicono le ipotesi da essi stessi formulate. Vedi, per esteso:
1) arbitraria invenzione di una mano di Eros che incorona che non esiste (né la mano né la corona)
2) Eros “librato in aria” che invece sta prendendo il volo
3) Mancata identificazione (facilissima, per altro) del maestro di fronte a Eros
4) Identificazione dei personaggi del lato A con Teseo e Piritoo priva di ogni supporto e negata dall’azione armata dei due che non fanno assolutamente nulla del genere agli Inferi
5) Eros che guiderebbe agli Inferi Teseo e Pirotoo? Nulla del genere ci dice la mitologia! E di nuovo questo nega l’identificazione con i due eroi
6) Eros che guida degli armati? Una totale sciocchezza mitologica! Ciò è assolutamente contradditorio ed inimmaginabile in quanto essi rappresentano due condizioni ideologiche contrapposte
7) Assoluta non considerazione per la postura di Eros e per la sua espressione spaventata
8) Arbitraria ed ingiustificata determinazione di “guerrieri alati” che mai sono esistiti in mitologia
9) Arbitraria collocazione dei supposti “guerrieri alati” agli Inferi ( si fa forse riferimento al paradiso cristiano popolato di entità alate?) di cui non si ha alcuna notizia mitologica
10) Arbitrario e sconsiderato combattimento tra Teseo e Piritoo ed i “guerrieri alati” agli Inferi, cosa assolutamente mai esistita in alcuna narrazione mitologica
11) Arbitraria non presa in considerazione del personaggio steso al suolo (lato B) che nega l’identificazione con Teseo e Piritoo in quanto essi scesero agli Inferi senza altri compagni.
Non si vuole con questo colpevolizzare in alcun modo gli autori che hanno dovuto sopperire, vista anche la carica della Poggesi, all’assoluta, colpevole mancanza in Italia di esperti di ceramica attica, esperti che abbondano invece fuori dai nostri confini e con cui da più di venti anni collaboro (fondamentalmente con il dott. Herbert Can di Basilea, purtroppo da poco scomparso).
Dott. Alberto Cottignoli
Commento dell'archeologo Michelangelo Zecchini allo studio iconografico di Cottignoli:
" Ho letto con interesse la recensione di Alberto Cottignoli sull’ormai famosa kylix trovata a Gonfienti e riferita alla mano di Douris, artista che gli specialisti di ceramica attica a figure rosse annoverano a buon diritto fra i Later Archaic Masters. Devo dire che condivido in gran parte le osservazioni critiche mosse da Cottignoli all’interpretazione corrente delle raffigurazioni presenti sia sul medaglione centrale che sull’esterno. In particolare, mi trovo d’accordo sull’esegesi proposta da Cottignoli per il lato B della kylix. Allo stato attuale delle conoscenze, infatti, mi pare improprio definire ‘guerrieri alati’ le due figure affrontate provviste, per l’appunto, di ali. La scena, come giustamente ha sottolineato Cottignoli, porta alla mente, d’istinto, il celebre cratere a calice di Eufronio in cui “Sleep and Death carrying off the body of Sarpedon” (R. S. Folsom, Attic Red-Figured Pottery, 1976, p. 58, fig. 10). Vorrei far notare, inoltre, che nella pittura vascolare attica non mancano altre coppie di personaggi alati, sia pure non elmati, connotati da posizione e atteggiamento consimili, nei quali sono stati ravvisati Hypnos e Thanatos: si vedano, fra i possibili esempi, le lekythoi a fondo bianco del ‘Quadrate Painter’ (J. Boardman, Athenian Red Figure Vases. The Classical Period, 1989, fig, 125) e del Pittore di Thanatos (J. D. Beazley, Attic Red-Figure, 1963, p. 807 ss.).
Comunque stiano le cose, non c’è alcun dubbio che la kylix di Douris e altri mille elementi qualificano la città etrusca di Gonfienti come una delle più importanti scoperte archeologiche degli ultimi decenni. Perché non sia stata ancora valorizzata come si dovrebbe, è un altro, lungo discorso … Forse (pleonastico) mala tempora currunt”.
24 gennaio 2011
Michelangelo Zecchini
BREVE SPECIFICA SULLE MIE QUALIFICHE (vedi poi biografia)
Allego una mail speditami da James Beck, massimo esperto mondiale di pittura rinascimentale italiana, Columbia University, New York, con cui collaborai per 5 anni, in cui egli afferma praticamente che io sarei il più grande Storico dell’Arte esistente.
Allego altresì un’intervista del Corriere a Marco Meneguzzo docente di Storia dell’Arte a Brera che sottolinea la correttezza delle mie analisi, in questo caso relative alla Madonna del Parto di Piero della Francesca