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11 gennaio 2014 6 11 /01 /gennaio /2014 09:26

La democrazia non  ha solo permesso la lottizzazione e quindi la distruzione dei vari campi del potere economico ma ha anche ignominosamente allargato lo stesso metodo al campo scientifico: si sono create lobbies in tutti i campi della conoscenza che impediscono ogni forma di evoluzione e quindi di progresso. Le motivazioni per cui ciò è avvenuto sono semplici ma per facilitarne ancor più la comprensione farò riferimento al mio campo professionale (sono Storico dell'Arte) e spiegherò quindi in particolare come vengono gestite le lobbies del mondo dell'arte.

Per quel che riguarda la Storia dell'Arte, esiste un certo numero di Storici oramai istituzionalizzati che insegna, fondamentalmente negli atenei universitari, e che consequenzialmente scrive libri, tiene conferenze, gestisce spazi televisivi e radiofonici e pubblica articoli all'interno di quotidiani e settimanali, bene, questi si sono da tempo consociati in una lobby che rifiuta ogni genere di contestazione e qualsiasi tipo di ricerca, anche (e soprattutto) scientificamente comprovata, che contraddica quanto essi portano ogni giorno a conoscenza dell'opinione pubblica.

Il motivi sono molteplici: riconoscere di aver detto cose false li dequalificherebbe (e non poco) ma soprattutto li obbligherebbe a ritirare i testi da loro pubblicati su cui sono presenti gli errori messi in evidenza da altri studiosi indipendenti estranei alla lobby (cosa che non solo li dequalificherebbe in modo gravissimo ma produrrebbe danni economici colossali sia a loro che alle case editrici e ai media attivi in questo campo).

Voi mi direte "Ma le lobbys sono sempre esistite!", verissimo, ma il loro operato era una volta soggetto ad un potere politico centrale serio e validamente moralizzato che interveniva quando l'operato di questa congrega di "Baroni" danneggiava in modo pericoloso ed evidente il progresso della conoscenza, adesso invece ciò non è più possibile in quanto i mostri corrotti della politica, completamente privi di ogni ritegno dal punto di vista morale, si sono legati a doppio filo con le lobbies stesse e, lungi dall'intervenire, lasciano che queste si autogestiscano  nel modo più infame, consequenziale esclusivamente alle loro fonti di guadagno e ignorando ogni legge morale.

Il problema è altresì aggravato dalla metodologia di formazione di queste lobbies che non rispetta in alcun modo la meritocrazia e l'ordine delle capacità individuali ma si basa solamente su criteri di interesse economico individuale e politico.

La dimensione morale e professionale della maggior parte dei "Baroni" che gestisce queste lobbies si rese evidente alcuni anni fa nel campo della Storia dell'Arte, quando furono ritrovate in un fosso di Livorno le tre famose teste di pietra che vennero unanimamente attribuite a Modigliani.

Particolarmente sconvolgente fu il comportamento del "Guru" della critica d'arte di allora, Argan (autore di innumerevoli testi scolastici) che, non contento di aver esaltato come "capolavori assoluti" quelle tre ignobili "opere" che un bambino cerebroleso avrebbe realizzato meglio, una volta che i tre autori delle medesime (studenti del luogo completamente ignari di pratiche artistiche) furono venuti allo scoperto, non esitò ad insistere e a dichiarare che sicuramente i tre ragazzi avevano detto il falso perchè (affermò in una memorabile quanto squallida intervista televisiva) "particolari di una raffinatezza inimitabile ci garantiscono la paternità di Modigliani di queste teste".

Quando successivamente furono pubblicate le foto dei tre ragazzi intenti a scolpire le teste prima che fossero gettate nel canale, il caro Argan, invece di recitare il "mea culpa" televisivo che gli fu richiesto, rifiutò ogni intervista, propagandando così al mondo non solo la sua inettitudine professionale ma anche la bassezza morale che lo contraddistingueva. Una persona seria avrebbe cessato all'istante di operare in campo artistico o almeno, se non lo avesse fatto da solo, un normale regime politico, avrebbe provveduto a farlo sparire, invece, di lì a poco, la cosa fu dimenticata e l'Argan continuò a scrivere le sue idiozie di incompetente a beneficio di accademie ed università.

Ma ancora, all'epoca, qualcosa funzionava, almeno a livello stampa, infatti la seconda intervista ad Argan fu un tranello tesogli da giornalisti intelligenti che avevano già in mano le foto dei ragazzi al lavoro che garantivano la falsità delle sculture. Da una ventina d'anni almeno invece, nessun giornalista si azzarderebbe a fare una cosa del genere e se lo facesse il direttore del giornale provvederebbe a bloccare la stampa dell'articolo e a spedire lui a chiedere l'elemosina davanti a qualche chiesa. Non si può più contraddire il potere istituzionalizzato anche di fronte alla più oscena ed immorale delle fandonie.

Il giornalismo è stato una delle grandi speranze di verità che sempre ha consolato gli uomini, oggi non è che lo sguattero di un potere politico infame, una classe di individui che si nutre di menzogne infinite e che rifiuta capillarmente di comunicare qualsiasi verità che alla politica non faccia comodo.

 

Ma, dopo questa necessaria digressione, passiamo a parlare di un'altra lobby che sta massacrando da oramai vent'anni i capolavori pittorici di tutto il mondo, quella dei restauri.

Le aziende bisognose di pubblicità hanno scoperto, appunto da due decenni, che far restaurare capolavori pittorici è un investimento estremamente proficuo:

hanno costi estremamente ridotti e danno luogo a pubblicità ETERNE ed INTERNAZIONALI.

Cosicchè i custodi delle nostre opere d'arte , spinti dalle "necessità" economiche di una moltitudine di aziende commerciali, hanno cominciato, finanziati dalle succitate aziende, a restaurare tutto ciò che avevano sottomano senza curarsi di controllare in alcun modo se il restauro fosse necessario o meno... (continua)   

 

Alberto Cottignoli        

         

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