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15 aprile 2019 1 15 /04 /aprile /2019 23:24

ALBERTO COTTIGNOLI

PITTORE - SCRITTORE - STORICO DELL’ARTE

(TOKYO – OSAKA – NEW YORK – PARIGI – TAIWAN – MILANO)

 “… Alberto Cottignoli, artista la cui fama attraversa oramai il globo dagli Stati Uniti al Giappone.”                         Vittorio Sgarbi                                                                                                        

                                                                                                                          

PERSONALE A PALAZZO RASPONI

                                                                                                        

                                                                                                                          

PALAZZO RASPONI

PALAZZO RASPONI

“INCONTRO”

“La prima delle otto meraviglie del mondo”

ESPOSTE 60 OPERE DI PITTURA

E

IN PRIMA MONDIALE

40 AGATE DIPINTE TRA CUI L’ “AGATA MUTI

 

PALAZZO RASPONI dalle TESTE 

Piazza J. F. Kennedy, 14 – Ravenna

26 Aprile – 21 Maggio 2019

INAUGURAZIONE VENERDI’ 26 APRILE ORE 21

ORARI

Dal martedì al venerdì  15 – 18

Sabato, domenica e Festivi 11 – 18

Il 27 Aprile e dal 18 al 21 Maggio aperture serali fino alle ore 22

L’artista sarà presente all’inaugurazione e anche negli orari di apertura della mostra.

In ogni caso, per comunicare con lui:

tel. 338/7726025  -  mail: alonsoorler@gmail.com

blog: albertocottignoli.over-blog.it

 

PERSONALE DI ALBERTO COTTIGNOLI A PALAZZO RASPONI (RA)
ATRIO DI PALAZZO RASPONI

ATRIO DI PALAZZO RASPONI

SALA CONFERENZE

SALA CONFERENZE

PERSONALE DI ALBERTO COTTIGNOLI A PALAZZO RASPONI (RA)

La prima delle otto meraviglie del mondo è la misteriosa, sconsiderata forza che l’uno verso l’altro ci attira. (A.Cottignoli)

DI COTTIGNOLI DICONO

La precisione di Piero (della Francesca), la sua impeccabile esattezza, il mistero, l’allusività sempre incombente, tutto questo senza dubbio richiama, come dolce canto di sirene, il nostro Alberto, perché egli ritrova in Piero, Leonardo e negli altri, spiriti fraterni.                                                                                James Beck

(Columbia University,massimo esperto mondiale di pittura rinascimentale italiana)                                                                                                                        

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Il lettore fruitore di “Battiti dalla città di sotto, racconti e dipinti di archeologia fantastica”(A.Cottignoli, edizioni del Girasole) giunge d’un fiato al termine (del libro), spossato ed indispettito, giacché non è ammissibile che il capolavoro, a cui ha appena preso parte, ponga fine al suo canto.             Ivan Simonini ( Edizioni del Girasole)

AGATA MUTI, cm. 11x11

AGATA MUTI, cm. 11x11

“Chi mai ci volle in questo mondo ad orchestrar le stelle cercando di condurle al nostro cielo?”             A.Cottignoli (frase scritta sull’agata Muti)

PERSONALE DI ALBERTO COTTIGNOLI A PALAZZO RASPONI (RA)

PRIGIONE IN FIORI ROSA (Olio su tavola, 2010 – cm.59x62)

Non ci son sbarre in questa mia prigione, ma solo rami e fiori e ancora fiori rosa …

ma il fuggir mi spaventa in tanto azzurro fuori.           A.Cottignoli

 

 

 

PERSONALE DI ALBERTO COTTIGNOLI A PALAZZO RASPONI (RA)
L'ALBERO DIVISO

L'ALBERO DIVISO

LA SLITTA

LA SLITTA

LA SLITTA  (olio su tavola, 2014 - cm. 64x50)

Fioccavano come non mai le stelle, la notte che partimmo verso l’alto.

La falce, che al medesimo cielo strappammo, scivolava felice sulla propria luce.

Quanto amore e terrore abbracciati con noi su quella slitta.

Con noi, che non sapevamo quando, come e se, saremmo ritornati.                                                                             A.Cottignoli

                                                                                                                       

IL BACIO

IL BACIO

Baciami …

baciami ti prego …

per te sarà cosa da poco, ma …

chiara per me si farà la notte allora e all’antico splendore ritornerà la luna …

rinasceranno al corpo mio i rami antichi che schiantò la vita,

delicate le foglie germoglieranno attorno ad essi ancora, 

fragili gemme si riapriranno al cielo e, finalmente …

a me d’attorno,

si spanderà il profumo di una primavera nuova.                                                                 A.Cottignoli

(Quadro che mi ha rappresentato alla selezione dei migliori della Biennale di Venezia a Torino, Palazzo delle Esposizioni)

PRIMO AMORE

PRIMO AMORE

“PRIMO AMORE”. Comparve nell’estate di quell’anno che ancora non era stato toccato dalle piogge.

Sapevi a malapena da dove veniva e ben poco di più sapevi di lui l’inverno successivo, quando ti salutò e se ne tornò nella sua terra.

Ma ancora adesso nelle notti di luce, dal letto grande dove non sei più sola, lo vedi arrivare su un filo di nubi all’orizzonte, raccogliere in silenzio luna e stelle e poi …

con loro scomparire oltre lo spazio della tua finestra.

E chi, vicino a te si sveglia, non si accorge che la notte è scura.                                           A.Cottignoli

FANCIULLA ROMANTICA

FANCIULLA ROMANTICA

“FANCIULLA ROMANTICA”.

 Io sono quel sogno che, naufragato e risorto infinite volte, ancora vedi,

nelle notti più chiare, veleggiare all’orizzonte del tuo mare.                                               A.Cottignoli

OCULUS DEI

OCULUS DEI

“OCULUS DEI”.

 I nostri sogni … quanta fatica d’ali per inseguirli fin qui e scoprirli poi …

sprofondare nella Sua Pupilla.                                                                                                    A.Cottignoli

IL CAVALLO DELL'ARCOBALENO

IL CAVALLO DELL'ARCOBALENO

. IL CAVALLO DELL’ARCOBALENO”. Abbiamo cavalcato tutti i colori su questa groppa candida che ondeggia e muove sopra il filo dell’orizzonte.

Ed io guardavo con te levarsi dal mare la montagna bianca su cui arroccavano i nostri sogni …

torre del cielo a guardia della grande città degli aquiloni.

E qui hai imparato che non c’è altro moto … che la felicità non ne raggiunge altre …

che, l’unica dolcezza che ci resta, è un dondolare luminoso e lieve sulle creste leggere di questo nostro immenso, solitario mare.                                                                                               A.Cottignoli

AGATA DIPINTA, cm, 9x9

AGATA DIPINTA, cm, 9x9

AGATA DIPINTA, cm. 8x9

AGATA DIPINTA, cm. 8x9

AGATA DIPINTA, cm. 8x9

AGATA DIPINTA, cm. 8x9

AGATA DIPINTA, cm. 17x22

AGATA DIPINTA, cm. 17x22

AGATA DIPINTA, cm. 8x9

AGATA DIPINTA, cm. 8x9

AGATA DIPINTA, cm. 8x10

AGATA DIPINTA, cm. 8x10

AGATA DIPINTA, cm 9x9

AGATA DIPINTA, cm 9x9

 

BIOGRAFIA (italiano – inglese)

Copia di img623                                                                                                                                                                                                                              ALBERTO COTTIGNOLI si laurea in Filosofia presso l’Università di Bologna nel 1978 ed si laurea poi in Storia dell’Arte presso la stessa Alma Mater di Bologna-Ravenna con  lode.

L’ATTIVITA’ PITTORICA

Comincia a dipingere nel 1974 e nel 1988, durante la sua personale di Roma alla galleria Fraticelli di via Margutta viene scoperto da Kiyoshi Tamenaga con cui stipula un contratto per tutta la sua produzione futura. La Tamenaga è una delle più grandi catene mondiali che trattano arte figurativa (Tokyo-Tokyo-Tokyo-Osaka-Osaka-New York- Parigi), catena per la quale tuttora lavora. Nelle sedi mondiali della Galleria Tamenaga si succedono le sue personali:

tre a Tokyo (Ginza, quartiere imperiale), due ad Osaka, una a New York (Madison Avenue) ed una a Parigi (Avenue Matignon, la più importante Galleria della capitale). 

TV 7, lo speciale del TG 1, gli dedica, nel 1998, ben due servizi (probabilmente è l’unica persona a cui ciò accade). Nello stesso anno firma la scenografia de “Il testimone dello sposo” di Pupi Avati (unico candidato italiano all’Oscar di quell’anno, selezionato nei 5 del Golden Globe, unico candidato italiano al festival di Berlino), Questa scenografia gli vale diversi riconoscimenti personali, è infatti nella terna vincente del “David di Donatello” (4 giorni ospite del Presidente della Repubblica a Roma) e nei 5 candidati per il “Ciak d’Oro”. Vittorio Sgarbi lo inserisce nelle grandi mostre Surrealismo Padano”, Palazzo Gotico, Reggio Emilia e “Da De Chirico a Leonor Fini, pittura fantastica in Italia”, Museo Revoltella, Trieste. Lavora per due anni anche con la Galleria Forni (Milano-Bologna), la più importante galleria italiana che tratta arte figurativa e con quella gestisce due personali, marzo 1999 (pagina su Arte Mondadori n. 308) e febbraio 2000. Per l’occasione la rivista “Arte” (Mondadori, n. 318, febbraio 2000) gli dedica ben sei pagine (il massimo spazio concesso ad un artista).

Nel 2004 gestisce una personale a Ravenna presentata da Vittorio Sgarbi presso la galleria Poggi.

Dal 20 novembre 2011 a maggio 2012  Pubblimedia gli dedica una mostra multimediale e dal vivo: 100 manifesti delle sue opere, sono esposti in atrio, scale e corridoi della multisala Astoria (RA) mentre 25 dipinti sono esposti in originale nelle bacheche e vengono poi proiettati sul grande schermo durante l’intervallo.

Cottignoli è presente alla Biennale di Venezia del 2011 invitato da Vittorio Sgarbi e successivamente è invitato alla “Selezione dei migliori della Biennale di Venezia”, Torino, Palazzo delle Esposizioni (dicembre 2011, gennaio-febbraio 2012).

Cottignoli scopre nel 2013 che a sua insaputa si sono tenute a Taiwan (uno dei massimi centri economici mondiali) 3 sue personali presso 2 musei, precisamente:

1996, personale di 50 giorni presso il Chia Nan Museum di Taiwan

2005-2011, personale sempre presso il Chia Nan Museum di Taiwan che in questo periodo tiene solo 4 personali di pittura: Alberto Cottignoli – Andy Warhol – Salvador Dalì – Cottavoz.

2007, personale presso il Museo Nazionale di Storia di Taiwan.

Questo naturalmente è solo ciò che è reperibile su internet riguardo a quanto sta succedendo in Giappone e a Taiwan.

Le opere di Cottignoli sono trattate in Italia dalla Galleria Mediartrade di via Borgonuovo 2 (in fondo a via Montenapoleone, vicino ad Armani) di Milano.

Cottignoli è presente, con la succitata galleria milanese, ad Arte fiera di Bologna del 2014 e Arte Fiera di Verona del 2013

L’ATTIVITA’ RELATIVA ALLA STORIA DELL’ARTE

Nel 2000 pubblica il primo testo, sotto forma di racconto (ma con scheda tecnica annessa ), Il segreto di Piero(Lalli Editore, Poggibonsi), sulla “Madonna del Parto” di Piero della Francesca, in cui rivela che gli angeli sono in realtà un uomo ed una donna alati e tiene a tal scopo una conferenza a Monterchi col Dott. Meneguzzo, docente di Storia dell’Arte a Brera, che conferma l’assoluta validità scientifica della scoperta. Al seguito di tale pubblicazione, James Beck, massimo esperto di Storia dell’Arte Rinascimentale Italiana, docente presso la Columbia University di New York e Presidente di ArtWatch International (associazione con sede alla Columbia che si occupa della difesa dell’arte nel mondo), gli telefona, esprime il desiderio di conoscerlo e quindi lo nomina, per ArtWatch International,  Direttore della Sezione Analisi Estetiche.

Inizia allora un intenso sodalizio col Beck, con cui tiene a Ravenna (dicembre 2000) la conferenza conclusiva (su Piero Della Francesca) del ciclo di Sala Melandri.

Partecipa poi, sempre col Beck e col dott. Giuseppe Centauro (docente presso l’Università di Firenze) alla pubblicazione di “Piero della Francesca, committenza e pittura” (Lalli Editore, Poggibonsi 2000).

Cottignoli organizza in quell’anno una conferenza a tre alla “Versiliana” di Viareggio col Beck e con l’amico Vittorio Sgarbi (allora sottosegretario alla Cultura) con lo scopo di farli conoscere e l’operazione, splendidamente riuscita, darà poi i suoi frutti. 

Cottignoli viene infatti invitato assieme al Beck, da Vittorio Sgarbi, per la conferenza d’inizio dei restauri giotteschi della Cappella degli Scrovegni a Padova, restauri che inutilmente Cottignoli cercherà di bloccare, con un lungo monologo, appoggiato dallo Sgarbi stesso.

Cottignoli prende poi ad occuparsi di Leonardo da Vinci ed il settimanale “Oggi” gli dedica ben tre articoli, uno a tre pagine (n. 51 del 2001) sull’Annunciazione di Leonardo da Vinci (relativo alla scoperta di una montagna antropomorfa all’interno del dipinto ed ai danni che tale dipinto ha subito dai restauri), e un altro a tre pagine sul “Cenacolo” di Leonardo (n. 32 del 2002 )dove risolve il secolare problema della “mano con coltello” priva di proprietario( con la collaborazione della dott.ssa Gigliola Gamberini, docente di Disegno Anatomico presso l’Università di Bologna e del dott. Claus Larsen, docente di Informatica presso la stessa Università che produce il disegno ricostruttivo). Il terzo articolo riguarda un’intervista sulla Gioconda (“Oggi” n. 18 del 2003) in occasione del servizio speciale prodotto dalla BBC su Leonardo, intervista in cui Cottignoli sostiene trattarsi di una donna incinta (a conferma della sua teoria, nel 2006 un’equipe di studiosi Canadesi, Cnrc, accerta, attraverso radiografia, che la Gioconda è rivestita di un velo di mussolina, velo che, all’epoca, portavano solo le donne incinte).

Cottignoli, sempre col Beck, visionerà poi personalmente l’”Adorazione dei Magi” di Leonardo, già prelevata dalla sua sede storica agli Uffizi e pronta per essere avviata al restauro e riuscirà, attraverso una serie di enormi articoli, di cui tre con foto in prima pagina, sulla “Padania” (che gentilmente si presta allo scopo al contrario delle altre testate nazionali che ignorano i pur evidenti disastrosi danni che il restauro ha prodotto all’Annunciazione di Leonardo), a bloccare il restauro e a far riportare il quadro al suo posto. Nello stesso periodo la “Gioconda”, da tempo sotto analisi al Louvre per deciderne il restauro, viene riportata al suo posto e la direttrice del museo dichiara che le metodologie pittoriche di Leonardo sono talmente complesse da non poter escludere che un intervento possa portare seri danni al dipinto.  

Il 4-12-2001 Carlo Pedretti, massimo esperto mondiale di Leonardo da Vinci, gli dedica un articolo a due colonne sul Corriere della Sera per contraddire in parte le sue opinioni sull’Annunciazione. Nello stesso periodo anche la Galleria degli Uffizi dedica al Cottignoli un grande articolo sul suo giornale interno, articolo con cui tenta di contraddire le sue ipotesi, fondamentalmente riguardo ai problemi di restauro che avevano coinvolto l’ “Annunciazione” di Leonardo.

Nel novembre 2006 Cottignoli pubblica, per le Edizioni Del Girasole, Ravenna, il testo Dichiarazione d’amore”, sull’Annunciazione di Leonardo da Vinci, in cui dimostra trattarsi di quadro di natura umanistica che rappresenta la dichiarazione d’amore di un uomo ad una donna. Collaborano con lui: Eleonora Cavallini, Docente di Lingua Greca presso l’Università di Bologna-Ravenna, Paola Buzi, Glottologa presso il Dipartimento di Archeologia della Facoltà di Lettere e Filosofia di Bologna, Alessandra Di Girolamo, Ornitologa presso il Museo Ornitologico S.Alberto, Ravenna, Gianni Zannoni, Docente presso la Facoltà di Architettura di Venezia, Giorgio Zannoni, titolare dello studio geologico omonimo.

Col prof. Gianni Zannoni tiene poi una conferenza nel ciclo ufficiale di Sala Melandri a Ravenna (6-4-2007) per la presentazione del testo “Dichiarazione d’amore”.

Per l’occasione “Libero” di Feltri dedica al suo libro le due pagine centrali con sette foto a colori (cosa mai accaduta a nessun altro testo sulla Storia dell’Arte).

Cottignoli dimostra poi che la “Madonna dei Garofani”, attribuita a Raffaello e acquistata dalla National Gallery di Londra per 65 milioni di dollari (massima cifra mai pagata per centimetro quadro per un dipinto) è una semplice e squallida copia zeppa di errori anatomici. Le prove, esposte per la prima volta dal Cottignoli in una conferenza a Palazzo Borghese (FI) nell’ottobre 2010, tenuta in occasione di una riunione di ArtWatch International, sono state ribadite in una successiva conferenza tenuta da Cottignoli il 2-12-2010  alla Sala Benelli (RA), in occasione di una riunione di AIRC e Confindustria.

L’articolo relativo,curato dal Dott. Piero Pierotti ex docente della Normale di Pisa e presidente di ArtWatch International Italia, è poi uscito nel febbraio 2011 su www.quotidianoarte.it , nella rubrica “territori della cultura” n. 2.

Cottignoli collabora poi col prof. Luciano Canfora dell’Università di Bari alla dimostrazione della falsità del “Papiro di Artemidoro”, il più importante papiro scoperto nel secolo scorso, e partecipa con un capitolo alla pubblicazione “Fotografia e falsificazione”, della Scuola Superiore di Studi Storici dell’Università di San Marino, pubblicazione volta a dimostrare la falsità del papiro sopraccitato. Il 21 giugno 2011 il prof. Michelangelo Zecchini tiene una conferenza a Prato (biblioteca Lazzerini) con lo scopo di sostenere la lettura iconografica della kylix del Douris ritrovata a Gonfienti fatta da Cottignoli e soprattutto il suo riconoscimento di Hypnos e Thanatos in due dei personaggi raffigurati sulla kylix.

Cottignoli sostituisce poi il prof. Canfora nella conferenza che doveva tenere il 26 luglio a Ravenna per “RavennAntica”.

Il 16 dicembre 2011 Cottignoli tiene poi una conferenza a Sala Melandri (corelatore il dott.Piero Pierotti, Università La Normale di Pisa ) per presentare il libro postumo di James Beck “ Da Duccio a Raffaello” e la pubblicazione dello stesso Cottignoli La Madonna dei garofani della National Gallery, storia di una brutta copia mal interpretata”(ediz. Jacopo Landoni-ArtWatch International, Ravenna 2011), , già tradotta in inglese e pronta per uscire sul mercato anglosassone.

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L’ATTIVITA’  RELATIVA ALLA PITTURA VASCOLARE GRECA

Cottignoli comincia a collaborare col prof. Herbert Chan di Basilea, grande esperto di ceramica attica, attorno al 1982 e nel giro di soli quattro anni la sua esperienza come pittore e come esperto di pittura Rinascimentale Italiana gli permette già di dare le prime attribuzioni (la prima sarà una acrokylix di Makron ora al museo di Città del Messico). Collabora col Chan per per 13 anni ed in questo periodo si succedono le sue attribuzioni, suffragate anche dal Chan medesimo:

un cratere rodio unico al mondo su cui è raffigurato l’unico personaggio umano conosciuto in questo tipo di ceramica, una kylix, capolavoro strepitoso di Onesimos, con menade che si spoglia per lavarsi e fanciullo che le versa l’acqua nel bacile, una bellissima kylix con centauromachia sulla zona esterna e centauro al centro di Epiktetos, la kylix più importante del pittore di Ancona con insegnante di lira e allievo al centro e all’esterno Dioniso in vesti femminili, satiri e due Nike, vaso a cui era interessato il British Museum.

Cottignoli attribuisce poi una importantissima kylix di Exekias con soggetto esterno simile a quello del capolavoro di Monaco con Dioniso navigante al centro, una splendida kylix del pittore di Antifone con efebo seduto pensieroso dietro alle terga di un cavallo, una kylix eccezionale di Amasis (non ancora riconosciuta) con i due Dioscuri al centro su cavalli rampanti e 60 guerrieri e tre quadrighe all’esterno, una coppa monumentale del pittore di Antimenes (diametro cm. 35, agli orli) con quadrighe tra occhi apotropaici, una grande kylix di Euergides con satiri, Dioniso e menadi su una delle facciate esterne e sull’altra corteo di guerrieri con cavalli e al centro efebo, eccezionale kylix di Onesimos con satiro nel medaglione che si masturba e le gocce che escono dal pene si trasformano in lettere che scrivono “mono” (solitario), una fantastica grande kylix (cm. 32 agli orli) firmata dal Douris con atleti all’esterno e, nel medaglione, insegnante di canto che tenta di educare alla propria arte un satiro giovane, kylix del pittore di   Nikostenes.

Cottignoli attribuisce ancora una kylix capolavoro di Kleophrades con magnifico efebo al centro e scena di simposio all’esterno con satiri (tra i più belli della pittura vascolare greca) e menadi, Phiale di Eutimide con menade seduta che tiene in mano una raffinatissima coroncina graffita, cratere a calice del Pittore della Dokimasia con guerriero che regge elmo, e giovane che porge cibo ad un cavallo, anfora del pittore di Micali con l’unica raffigurazione di chimera da lui eseguita, grande skyphos del pittore di Penthesilea con scene di scuola, kylix del pittore di Colmar con al centro efebo e al recto scene di simposio, grande kylix ad occhioni a figure rosse di Epiktetos con discoboli tra gli occhi e discobolo al centro, unico mastos di Amasis conosciuto con menade e Dioniso sulle due facciate  e leoni sotto i manici, anfora a collo distinto di Exekias con quadriga frontale e personaggi ammantati dietro, kylix di Amasis con, all’esterno su entrambi i lati,, una bellissima sfinge tra palmette, kyatos di Psiax con ercole che lotta col leone Nemeo tra occhi apotropaici e uccelli, frammenti di tipica anforetta a collo continuo di Amasis con personaggi nudi e togati, frammento di medaglione con satiro bellissimo di Epiktetos che attinge vino da un cratere, frammenti di una coppa di siana di Amasis , uno dei quali presenta un volto di uomo barbuto (Zeus?) con fascia graffita sulla testa, trattasi di testa miniaturizzata di qualità altissima resa con doppio graffito (più grosso e più sottile), probabilmente unico esempio del genere nella ceramica greca, coppa frammentaria di Euthimides nella sua fase iniziale con satiro al centro e guerrieri inginocchiati in agguato all’esterno, frammento di kylix di Macron con uomo in corsa che si gira indietro con denti digrignati e volto contratto (unico esempio di concitata espressività che riscontriamo all’interno dell’opera di questo pittore).

Cottignoli fornisce poi la corretta lettura di una importantissima kylix del Douris scoperta a Prato pochi anni or sono e tiene una conferenza a Prato sull’argomento.

Cottignoli pubblica poi in due volumi, con l’Associazione Culturale Jacopo Landoni Ravenna, lo studio comparato della sua personale importante collezione di ceramica attica con l’intenzione di farne dono alla sua città che comprende più di 40 vasi tra cui opere di Amasis (4), Exekias (2), Epiktetos (1), Euthimides (1), Psiax (1), Makron (1).  

Dott. Alberto Cottignoli via Ponte Marino 10,  Ravenna  tel. 338-7726025

Blog: albertocottignoli.over-blog.it

 

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ALBERTO COTTIGNOLI graduated in Philosophy at the University of Bologna in 1978 and then graduated in History of Art at the same Alma Mater in Bologna-Ravenna with 110 cum laude.

THE PICTORIAL ACTIVITY

He began painting in 1974 and in 1988, during his solo exhibition in Rome at the Fraticelli gallery in via Margutta, he was discovered by Kiyoshi Tamenaga with whom he entered into a contract for all his future production. Tamenaga is one of the world's biggest chains dealing with figurative art (Tokyo-Tokyo-Tokyo-Osaka-Osaka-New York-Paris), a chain for which it still works. In the world headquarters of the Tamenaga Gallery, his personal events follow one another:

three in Tokyo (Ginza, imperial district), two in Osaka, one in New York (Madison Avenue) and one in Paris (Avenue Matignon, the most important gallery in the city).

TV 7, the special of TG 1, dedicates him, in 1998, two services (probably the only person to whom this happens). In the same year he signed the set designation of "Il testimone dello sposo" by Pupi Avati (the only Italian Oscar nomination of that year, selected in the 5 Golden Globe, the only Italian candidate at the Berlin Film Festival), This set is worth several awards personal, Cottignoli is in fact in the winning triad of the "David di Donatello" (4 days host of the President of the Republic in Rome) and in the 5 candidates for the "Ciak d'Oro".

 

Vittorio Sgarbi inserts it in the great exhibitions "Surrealismo Padano", Palazzo Gotico, Reggio Emilia and "Da De Chirico at Leonor Fini, fantastic painting in Italy", Museo Revoltella, Trieste.

He worked for two years with the Galleria Forni (Milan-Bologna), the most important Italian gallery that deals with figurative art and with that he manages two solo shows, March 1999 (page on Arte Mondadori No. 308) and February 2000. For the occasion the magazine "Arte" (Mondadori, No. 318, February 2000) dedicated six pages to him (the maximum space given to an artist).

In 2004 he managed a personal exhibition in Ravenna presented by Vittorio Sgarbi at the Poggi gallery.

From 20 November 2011 to May 2012 (6 months) Pubblimedia is dedicating a multimedia and live exhibition: 100 posters of m. 1.20 x 1, with very high-definition photos of his works, carpet atrium, stairs and corridors of the multiplex Astoria (RA), 25 paintings are shown in original on the bulletin boards and are then projected on the big screen during the interval.

Cottignoli is present at the 2011 Venice Biennale invited by Vittorio Sgarbi and subsequently invited to participate in the "Selection of the best of the Venice Biennale", Turin, Palazzo delle Esposizioni (December 2011, January-February 2012).

Cottignoli discovers in 2013 that unbeknownst to him were held in Taiwan (one of the highest economic centers in the world) 3 his personal at 2 museums, namely:

1996, 50-day staff at the Chia Nan Museum in Taiwan

2005-2011, staff always at the Chia Nan Museum in Taiwan, which in this period holds only four personal: Alberto Cottignoli - Andy Warhol - Salvador Dali - Cottavoz.

2007, personal at the National Museum of History of Taiwan.

This of course is only what is available on the internet regarding what is happening in Taiwan.

The works of Cottignoli are treated in Italy by the Mediartrade Gallery in via Borgonuovo 2 (at the end of Via Montenapoleone, near Armani) in Milan.

Cottignoli is present, with the aforementioned Milanese gallery, at Arte Fiera di Bologna in 2014 and Arte Fiera di Verona in 2013

 

THE ACTIVITY RELATED TO ATTIC VASCULAR PAINTING

Cottignoli begins to collaborate with prof. Herbert Chan of Basel, great expert of Attic pottery, around 1982 and within only four years his experience as a painter and as an expert in Italian Renaissance painting already allows him to give the first attributions (the first will be an acrokylix of Makron (1) now at the Mexico City museum). He collaborates with Chan for 13 years and in this period his attributions are succeeded, supported by Chan himself:

in addition to the aforementioned Makron,

2) a rhodium crater unique in the world depicting the only human character known in this type of ceramic,

3) a kylix, Onesimos's amazing masterpiece, with menade undressing to wash and a child who pours her water in the basin,

4) a beautiful kylix with centauromachia on the outdoor area and centaur in the center of Epiktetos,

5) the most important kylix of the painter of Ancona with lyre and pupil teachers in the center and outside Dionysus in women's robes, satyrs and two Nike, vase which the British Museum was interested in.

Cottignoli then attributes a very important

6)  kylix of Exekias with an external subject similar to that of the masterpiece of Monaco with Dioniso sailing in the middle,

 

7) a beautiful kylix of the painter of Antiphon with a thoughtful ephebe behind the back of a horse,

8) an exceptional kylix of Amasis (not yet recognized) with the two Dioscuri in the middle on rampant horses and 60 warriors and three quadrigas on the outside,

9) a monumental cup of the painter of Antimenes (diameter 35 cm, at the edges) with quadrigas between apotropaic eyes,

10) a large kylix of Euergides with satyrs , Dionysus and maenads on one of the outer facades and on the other procession of warriors with horses and at the center ephebebo,

11) exceptional kylix of Onesimos with satyr in the medallion that masturbates and the drops coming out of the penis turn into letters that write "mono" (solitary),

12) a fantastic large kylix (32 cm to the edges) signed by the Douris with athletes on the outside and, in the medallion, singing teachers who try to educate to his art a young satyr,

13) kylix of the painter of Nikostenes.

Cottignoli still attributes

14) a kylix masterpiece of Kleophrades with magnificent ephebe at the center and symposium scene outside with satyrs (among the most beautiful of Greek vascular painting) and maenads,

15) Phiale of Euthymides with sitting menade holding a refined chaplet of graffiti,

16) the calyx crater of the Painter of Dokimasia with a warrior holding helm, and a young man who gives food to a horse,

17) an amphora of the painter of Micali with the only depiction of chimera he performed,

18) great skyphos of the Penthesilea painter with school scenes,

19) kylix of the painter of Colmar with the ephebe in center and the recto symposium scenes,

 

20) large kylix to red-eyed eyes of Epiktetos with discus thrower between the eyes and discus thrower in the center, 21) the only mastos of Amasis known with menade and Dionysus on the two facades and lions under the handles,

21) Exekias distinct necked neck with front quadriga and cloaked characters behind,

22) Amasis kylix with, on both sides, a beautiful sfinx between palmettes,

23) kyatos of Psiax with Hercules fighting with the Nemean lion between apotropaic eyes and birds,

24) fragments of typical amphorae with a continuous neck of Amasis with nude and toga characters,

25) fragment of medallion with a beautiful satyr of Epiktetos drawing wine from a crater,

26) fragments of a cup of Siana of Epiktetos one of which presents a face of a bearded man (Zeus?) with a band graffita on the head, it is a miniaturized head of high quality made with double graffiti (larger and thinner), probably the only example of genre in Greek pottery,

27) fragmentary cup of Euthimides in its initial phase with satyr in the middle and kneeling warriors lurking outside,

28) Macron's kylix fragment with a running man who turns back with grinded teeth and contracted face (only example of excited expressiveness that we find within the work of this painter).

29) Cottignoli then provides the correct reading of an important kylix of the Douris discovered in Prato a few years ago and holds a conference in Prato on the subject.

Cottignoli then publishes in two volumes, with the Cultural Association Jacopo Landoni Ravenna, the comparative study of his personal collection of Attic pottery with the intention of making a gift to his city (negotiations are underway) which includes more than 40 vases including works by Amasis (4), Exekias (2), Epiktetos (1), Euthimides (1), Psiax (1), Makron (1).

 

ACTIVITY RELATED TO THE HISTORY OF ART

In 2000 he published the first text, in the form of a story (but with an attached technical sheet), "Il segreto di Piero" (Lalli Editore, Poggibonsi), on the "Madonna del Parto" by Piero della Francesca, in which he reveals that the angels are in reality a winged man and woman and she holds a conference in Monterchi with Dr. Meneguzzo, professor of Art History in Brera, which confirms the absolute scientific validity of the discovery. Following this publication, James Beck, the greatest expert in the History of Italian Renaissance Art, a professor at Columbia University in New York and President of ArtWatch International (a Columbia-based association that deals with the defense of art in the world), he telephones him, expresses the desire to know him and then appoints him, for ArtWatch International, Director of the Aesthetic Analysis Section.

Then began an intense partnership with Beck, with whom he held in Ravenna (December 2000) the final conference (on Piero Della Francesca) of the cycle of Sala Melandri.

Then take part, always with Beck and with dr. Giuseppe Centauro (professor at the University of  Florence) for the publication of "Piero della Francesca, commissioning and painting" (Lalli Editore, Poggibonsi 2000).

In that year, Cottignoli organized a three-way conference at the "Versiliana" of Viareggio with Beck and with his friend Vittorio Sgarbi (then undersecretary of Culture) with the aim of making them known and the operation, splendidly successful, will then bear fruit .

Cottignoli is invited, together with the Beck, by Vittorio Sgarbi, for the conference of the Giotto restoration of the Scrovegni Chapel in Padua, restorations that Cottignoli will try to block, with a long monologue, supported by the Sgarbi himself.

Cottignoli then took care of Leonardo da Vinci and the weekly "Oggi" dedicated him three articles, one to three pages (No. 51 of 2001) on the Annunciation by Leonardo da Vinci (related to the discovery of an anthropomorphic mountain inside of the painting and to the damages that this painting has undergone by the restorations), and another to three pages on Leonardo's "Cenacolo" (n.32 of 2002) where he solves the age-old problem of the "knife hand" without owner (with the collaboration of  Dr. Gigliola Gamberini, professor of Anatomical Design at the University of Bologna and Dr. Claus Larsen, professor of Computer Science at the same University that produces the reconstructive design).

The third article deals with an interview on Gioconda ("Oggi" No. 18 of 2003) on the occasion of the special service produced by the BBC on Leonardo, an interview in which Cottignoli claims to be a pregnant woman (confirming his theory, in 2006 a 'team of Canadian scholars, CNRC, ascertains, through radiography, that the Mona Lisa is covered with a veil of muslin, a veil that, at the time, carried only pregnant women).

Cottignoli, always with Beck, will then personally see the "Adoration of the Magi" by Leonardo, already taken from his historical site at the Uffizi and ready to be started for restoration and will succeed, through a series of huge articles, including three with photos in front page, on the "Padania" (which kindly lends itself to the purpose as opposed to the other national newspapers that ignore the obvious but disastrous damage that the restoration produced at the Annunciation of Leonardo), to block the restoration and to bring the painting back to its place.

In the same period the "Gioconda", long under analysis in the Louvre to decide the restoration, is returned to its place and the director of the museum declares that the pictorial methodologies of Leonardo are so complex that they can not rule out that an intervention can bring serious damage to the painting.

On 4-12-2001 Carlo Pedretti, the world's leading expert on Leonardo da Vinci, Los Angeles University, dedicated a two-column article on “Corriere della Sera” to partially contradict his views on the Annunciation. In the same period also the Uffizi Gallery dedicated to Cottignoli a great article on his internal newspaper, an article with which he tried to contradict his hypotheses, fundamentally about the restoration problems that had involved the "Annunciation" of Leonardo.

In November 2006, Cottignoli publishes, for Edizioni Del Girasole, Ravenna, the text "Declaration of love", on the Annunciation by Leonardo da Vinci, in which he demonstrates that it is a framework of a humanistic nature that represents the declaration of love of a man to a woman. Collaborate with him: Eleonora Cavallini, Professor of Greek Language at the University of Bologna-Ravenna, Paola Buzi, Glottologa at the Department of Archeology of the Faculty of Literature and Philosophy of Bologna, Alessandra Di Girolamo, Ornithologist at the Ornithological Museum S.Alberto , Ravenna, Gianni Zannoni, Professor at the Faculty of Architecture of Venice, Giorgio Zannoni, owner of the geological study of the same name.

 

With prof. Gianni Zannoni then gave a lecture in the official cycle of Sala Melandri in Ravenna (6-4-2007) for the presentation of the text "Declaration of love".

For the occasion "Libero" by Feltri, he dedicates to his book the two central pages with seven color photos (something that has never happened to any other text on the History of Art).

And 'these days the last discovery of Cottignoli, it is the evidence that the "Madonna dei Garofani", attributed to Raphael and purchased by the National Gallery in London for 65 million dollars (highest figure ever paid per square centimeter for a painting ) is instead a simple and squalid copy full of anatomical errors. The tests, shown for the first time by Cottignoli in a conference at Palazzo Borghese (FI) in October 2010, held at a meeting of ArtWatch International, were reiterated in a subsequent conference held by Cottignoli on 2-12-2010 at Sala Benelli, on the occasion of a meeting of AIRC and Confindustria.

The related article, edited by Dr. Piero Pierotti former professor of the Normale di Pisa and president of ArtWatch International Italy, was then released in February 2011 on "www.quotidianoarte.it", under the heading "territories of culture" n. 2.

Cottignoli then collaborates with prof. Luciano Canfora of the University of Bari to demonstrate the falsity of the "Papyrus of Artemidorus", the most important papyrus discovered in the last century, and participates with a chapter in the publication "Photography and falsification" of the School of Historical Studies of the University of San Marino, publication aimed at proving the falsity of the aforementioned papyrus. On June 21, 2011 the prof. Michelangelo Zecchini holds a lecture in Prato (Lazzerini library) with the aim of supporting the iconographic reading of the kylix of Douris found at Gonfienti made by Cottignoli and above all his recognition of Hypnos and Thanatos in two of the characters depicted on kylix.

The professor Canfora then asked Cottignoli to replace him at the conference he had to hold on July 26th in Ravenna for "RavennAntica", which regularly happens and Cottignoli also finds time to illustrate the iconography of the aforementioned Douris kylix.

On December 16, 2011 Cottignoli will then hold a conference at Sala Melandri (co-director Dr. Piero Pierotti, La Normale University of Pisa) to present the post-book by James Beck "Da Duccio a Raffaello" and the publication of the same Cottignoli "La Madonna dei carnations of the National Gallery, the story of a badly misinterpreted copy "(published by Jacopo Landoni-ArtWatch International, Ravenna 2011), already translated into English and ready to go out on the Anglo-Saxon market.

 

 

BIOGRAFIA (italiano – inglese)

Copia di img623                                                                                                                                                                                                                              ALBERTO COTTIGNOLI si laurea in Filosofia presso l’Università di Bologna nel 1978 ed si laurea poi in Storia dell’Arte presso la stessa Alma Mater di Bologna-Ravenna con  lode.

L’ATTIVITA’ PITTORICA

Comincia a dipingere nel 1974 e nel 1988, durante la sua personale di Roma alla galleria Fraticelli di via Margutta viene scoperto da Kiyoshi Tamenaga con cui stipula un contratto per tutta la sua produzione futura. La Tamenaga è una delle più grandi catene mondiali che trattano arte figurativa (Tokyo-Tokyo-Tokyo-Osaka-Osaka-New York- Parigi), catena per la quale tuttora lavora. Nelle sedi mondiali della Galleria Tamenaga si succedono le sue personali:

tre a Tokyo (Ginza, quartiere imperiale), due ad Osaka, una a New York (Madison Avenue) ed una a Parigi (Avenue Matignon, la più importante Galleria della capitale). 

TV 7, lo speciale del TG 1, gli dedica, nel 1998, ben due servizi (probabilmente è l’unica persona a cui ciò accade). Nello stesso anno firma la scenografia de “Il testimone dello sposo” di Pupi Avati (unico candidato italiano all’Oscar di quell’anno, selezionato nei 5 del Golden Globe, unico candidato italiano al festival di Berlino), Questa scenografia gli vale diversi riconoscimenti personali, è infatti nella terna vincente del “David di Donatello” (4 giorni ospite del Presidente della Repubblica a Roma) e nei 5 candidati per il “Ciak d’Oro”. Vittorio Sgarbi lo inserisce nelle grandi mostre Surrealismo Padano”, Palazzo Gotico, Reggio Emilia e “Da De Chirico a Leonor Fini, pittura fantastica in Italia”, Museo Revoltella, Trieste. Lavora per due anni anche con la Galleria Forni (Milano-Bologna), la più importante galleria italiana che tratta arte figurativa e con quella gestisce due personali, marzo 1999 (pagina su Arte Mondadori n. 308) e febbraio 2000. Per l’occasione la rivista “Arte” (Mondadori, n. 318, febbraio 2000) gli dedica ben sei pagine (il massimo spazio concesso ad un artista).

Nel 2004 gestisce una personale a Ravenna presentata da Vittorio Sgarbi presso la galleria Poggi.

Dal 20 novembre 2011 a maggio 2012  Pubblimedia gli dedica una mostra multimediale e dal vivo: 100 manifesti delle sue opere, sono esposti in atrio, scale e corridoi della multisala Astoria (RA) mentre 25 dipinti sono esposti in originale nelle bacheche e vengono poi proiettati sul grande schermo durante l’intervallo.

Cottignoli è presente alla Biennale di Venezia del 2011 invitato da Vittorio Sgarbi e successivamente è invitato alla “Selezione dei migliori della Biennale di Venezia”, Torino, Palazzo delle Esposizioni (dicembre 2011, gennaio-febbraio 2012).

Cottignoli scopre nel 2013 che a sua insaputa si sono tenute a Taiwan (uno dei massimi centri economici mondiali) 3 sue personali presso 2 musei, precisamente:

1996, personale di 50 giorni presso il Chia Nan Museum di Taiwan

2005-2011, personale sempre presso il Chia Nan Museum di Taiwan che in questo periodo tiene solo 4 personali di pittura: Alberto Cottignoli – Andy Warhol – Salvador Dalì – Cottavoz.

2007, personale presso il Museo Nazionale di Storia di Taiwan.

Questo naturalmente è solo ciò che è reperibile su internet riguardo a quanto sta succedendo in Giappone e a Taiwan.

Le opere di Cottignoli sono trattate in Italia dalla Galleria Mediartrade di via Borgonuovo 2 (in fondo a via Montenapoleone, vicino ad Armani) di Milano.

Cottignoli è presente, con la succitata galleria milanese, ad Arte fiera di Bologna del 2014 e Arte Fiera di Verona del 2013

L’ATTIVITA’ RELATIVA ALLA STORIA DELL’ARTE

Nel 2000 pubblica il primo testo, sotto forma di racconto (ma con scheda tecnica annessa ), Il segreto di Piero(Lalli Editore, Poggibonsi), sulla “Madonna del Parto” di Piero della Francesca, in cui rivela che gli angeli sono in realtà un uomo ed una donna alati e tiene a tal scopo una conferenza a Monterchi col Dott. Meneguzzo, docente di Storia dell’Arte a Brera, che conferma l’assoluta validità scientifica della scoperta. Al seguito di tale pubblicazione, James Beck, massimo esperto di Storia dell’Arte Rinascimentale Italiana, docente presso la Columbia University di New York e Presidente di ArtWatch International (associazione con sede alla Columbia che si occupa della difesa dell’arte nel mondo), gli telefona, esprime il desiderio di conoscerlo e quindi lo nomina, per ArtWatch International,  Direttore della Sezione Analisi Estetiche.

Inizia allora un intenso sodalizio col Beck, con cui tiene a Ravenna (dicembre 2000) la conferenza conclusiva (su Piero Della Francesca) del ciclo di Sala Melandri.

Partecipa poi, sempre col Beck e col dott. Giuseppe Centauro (docente presso l’Università di Firenze) alla pubblicazione di “Piero della Francesca, committenza e pittura” (Lalli Editore, Poggibonsi 2000).

Cottignoli organizza in quell’anno una conferenza a tre alla “Versiliana” di Viareggio col Beck e con l’amico Vittorio Sgarbi (allora sottosegretario alla Cultura) con lo scopo di farli conoscere e l’operazione, splendidamente riuscita, darà poi i suoi frutti. 

Cottignoli viene infatti invitato assieme al Beck, da Vittorio Sgarbi, per la conferenza d’inizio dei restauri giotteschi della Cappella degli Scrovegni a Padova, restauri che inutilmente Cottignoli cercherà di bloccare, con un lungo monologo, appoggiato dallo Sgarbi stesso.

Cottignoli prende poi ad occuparsi di Leonardo da Vinci ed il settimanale “Oggi” gli dedica ben tre articoli, uno a tre pagine (n. 51 del 2001) sull’Annunciazione di Leonardo da Vinci (relativo alla scoperta di una montagna antropomorfa all’interno del dipinto ed ai danni che tale dipinto ha subito dai restauri), e un altro a tre pagine sul “Cenacolo” di Leonardo (n. 32 del 2002 )dove risolve il secolare problema della “mano con coltello” priva di proprietario( con la collaborazione della dott.ssa Gigliola Gamberini, docente di Disegno Anatomico presso l’Università di Bologna e del dott. Claus Larsen, docente di Informatica presso la stessa Università che produce il disegno ricostruttivo). Il terzo articolo riguarda un’intervista sulla Gioconda (“Oggi” n. 18 del 2003) in occasione del servizio speciale prodotto dalla BBC su Leonardo, intervista in cui Cottignoli sostiene trattarsi di una donna incinta (a conferma della sua teoria, nel 2006 un’equipe di studiosi Canadesi, Cnrc, accerta, attraverso radiografia, che la Gioconda è rivestita di un velo di mussolina, velo che, all’epoca, portavano solo le donne incinte).

Cottignoli, sempre col Beck, visionerà poi personalmente l’”Adorazione dei Magi” di Leonardo, già prelevata dalla sua sede storica agli Uffizi e pronta per essere avviata al restauro e riuscirà, attraverso una serie di enormi articoli, di cui tre con foto in prima pagina, sulla “Padania” (che gentilmente si presta allo scopo al contrario delle altre testate nazionali che ignorano i pur evidenti disastrosi danni che il restauro ha prodotto all’Annunciazione di Leonardo), a bloccare il restauro e a far riportare il quadro al suo posto. Nello stesso periodo la “Gioconda”, da tempo sotto analisi al Louvre per deciderne il restauro, viene riportata al suo posto e la direttrice del museo dichiara che le metodologie pittoriche di Leonardo sono talmente complesse da non poter escludere che un intervento possa portare seri danni al dipinto.  

Il 4-12-2001 Carlo Pedretti, massimo esperto mondiale di Leonardo da Vinci, gli dedica un articolo a due colonne sul Corriere della Sera per contraddire in parte le sue opinioni sull’Annunciazione. Nello stesso periodo anche la Galleria degli Uffizi dedica al Cottignoli un grande articolo sul suo giornale interno, articolo con cui tenta di contraddire le sue ipotesi, fondamentalmente riguardo ai problemi di restauro che avevano coinvolto l’ “Annunciazione” di Leonardo.

Nel novembre 2006 Cottignoli pubblica, per le Edizioni Del Girasole, Ravenna, il testo Dichiarazione d’amore”, sull’Annunciazione di Leonardo da Vinci, in cui dimostra trattarsi di quadro di natura umanistica che rappresenta la dichiarazione d’amore di un uomo ad una donna. Collaborano con lui: Eleonora Cavallini, Docente di Lingua Greca presso l’Università di Bologna-Ravenna, Paola Buzi, Glottologa presso il Dipartimento di Archeologia della Facoltà di Lettere e Filosofia di Bologna, Alessandra Di Girolamo, Ornitologa presso il Museo Ornitologico S.Alberto, Ravenna, Gianni Zannoni, Docente presso la Facoltà di Architettura di Venezia, Giorgio Zannoni, titolare dello studio geologico omonimo.

Col prof. Gianni Zannoni tiene poi una conferenza nel ciclo ufficiale di Sala Melandri a Ravenna (6-4-2007) per la presentazione del testo “Dichiarazione d’amore”.

Per l’occasione “Libero” di Feltri dedica al suo libro le due pagine centrali con sette foto a colori (cosa mai accaduta a nessun altro testo sulla Storia dell’Arte).

Cottignoli dimostra poi che la “Madonna dei Garofani”, attribuita a Raffaello e acquistata dalla National Gallery di Londra per 65 milioni di dollari (massima cifra mai pagata per centimetro quadro per un dipinto) è una semplice e squallida copia zeppa di errori anatomici. Le prove, esposte per la prima volta dal Cottignoli in una conferenza a Palazzo Borghese (FI) nell’ottobre 2010, tenuta in occasione di una riunione di ArtWatch International, sono state ribadite in una successiva conferenza tenuta da Cottignoli il 2-12-2010  alla Sala Benelli (RA), in occasione di una riunione di AIRC e Confindustria.

L’articolo relativo,curato dal Dott. Piero Pierotti ex docente della Normale di Pisa e presidente di ArtWatch International Italia, è poi uscito nel febbraio 2011 su www.quotidianoarte.it , nella rubrica “territori della cultura” n. 2.

Cottignoli collabora poi col prof. Luciano Canfora dell’Università di Bari alla dimostrazione della falsità del “Papiro di Artemidoro”, il più importante papiro scoperto nel secolo scorso, e partecipa con un capitolo alla pubblicazione “Fotografia e falsificazione”, della Scuola Superiore di Studi Storici dell’Università di San Marino, pubblicazione volta a dimostrare la falsità del papiro sopraccitato. Il 21 giugno 2011 il prof. Michelangelo Zecchini tiene una conferenza a Prato (biblioteca Lazzerini) con lo scopo di sostenere la lettura iconografica della kylix del Douris ritrovata a Gonfienti fatta da Cottignoli e soprattutto il suo riconoscimento di Hypnos e Thanatos in due dei personaggi raffigurati sulla kylix.

Cottignoli sostituisce poi il prof. Canfora nella conferenza che doveva tenere il 26 luglio a Ravenna per “RavennAntica”.

Il 16 dicembre 2011 Cottignoli tiene poi una conferenza a Sala Melandri (corelatore il dott.Piero Pierotti, Università La Normale di Pisa ) per presentare il libro postumo di James Beck “ Da Duccio a Raffaello” e la pubblicazione dello stesso Cottignoli La Madonna dei garofani della National Gallery, storia di una brutta copia mal interpretata”(ediz. Jacopo Landoni-ArtWatch International, Ravenna 2011), , già tradotta in inglese e pronta per uscire sul mercato anglosassone.

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L’ATTIVITA’  RELATIVA ALLA PITTURA VASCOLARE GRECA

Cottignoli comincia a collaborare col prof. Herbert Chan di Basilea, grande esperto di ceramica attica, attorno al 1982 e nel giro di soli quattro anni la sua esperienza come pittore e come esperto di pittura Rinascimentale Italiana gli permette già di dare le prime attribuzioni (la prima sarà una acrokylix di Makron ora al museo di Città del Messico). Collabora col Chan per per 13 anni ed in questo periodo si succedono le sue attribuzioni, suffragate anche dal Chan medesimo:

un cratere rodio unico al mondo su cui è raffigurato l’unico personaggio umano conosciuto in questo tipo di ceramica, una kylix, capolavoro strepitoso di Onesimos, con menade che si spoglia per lavarsi e fanciullo che le versa l’acqua nel bacile, una bellissima kylix con centauromachia sulla zona esterna e centauro al centro di Epiktetos, la kylix più importante del pittore di Ancona con insegnante di lira e allievo al centro e all’esterno Dioniso in vesti femminili, satiri e due Nike, vaso a cui era interessato il British Museum.

Cottignoli attribuisce poi una importantissima kylix di Exekias con soggetto esterno simile a quello del capolavoro di Monaco con Dioniso navigante al centro, una splendida kylix del pittore di Antifone con efebo seduto pensieroso dietro alle terga di un cavallo, una kylix eccezionale di Amasis (non ancora riconosciuta) con i due Dioscuri al centro su cavalli rampanti e 60 guerrieri e tre quadrighe all’esterno, una coppa monumentale del pittore di Antimenes (diametro cm. 35, agli orli) con quadrighe tra occhi apotropaici, una grande kylix di Euergides con satiri, Dioniso e menadi su una delle facciate esterne e sull’altra corteo di guerrieri con cavalli e al centro efebo, eccezionale kylix di Onesimos con satiro nel medaglione che si masturba e le gocce che escono dal pene si trasformano in lettere che scrivono “mono” (solitario), una fantastica grande kylix (cm. 32 agli orli) firmata dal Douris con atleti all’esterno e, nel medaglione, insegnante di canto che tenta di educare alla propria arte un satiro giovane, kylix del pittore di   Nikostenes.

Cottignoli attribuisce ancora una kylix capolavoro di Kleophrades con magnifico efebo al centro e scena di simposio all’esterno con satiri (tra i più belli della pittura vascolare greca) e menadi, Phiale di Eutimide con menade seduta che tiene in mano una raffinatissima coroncina graffita, cratere a calice del Pittore della Dokimasia con guerriero che regge elmo, e giovane che porge cibo ad un cavallo, anfora del pittore di Micali con l’unica raffigurazione di chimera da lui eseguita, grande skyphos del pittore di Penthesilea con scene di scuola, kylix del pittore di Colmar con al centro efebo e al recto scene di simposio, grande kylix ad occhioni a figure rosse di Epiktetos con discoboli tra gli occhi e discobolo al centro, unico mastos di Amasis conosciuto con menade e Dioniso sulle due facciate  e leoni sotto i manici, anfora a collo distinto di Exekias con quadriga frontale e personaggi ammantati dietro, kylix di Amasis con, all’esterno su entrambi i lati,, una bellissima sfinge tra palmette, kyatos di Psiax con ercole che lotta col leone Nemeo tra occhi apotropaici e uccelli, frammenti di tipica anforetta a collo continuo di Amasis con personaggi nudi e togati, frammento di medaglione con satiro bellissimo di Epiktetos che attinge vino da un cratere, frammenti di una coppa di siana di Amasis , uno dei quali presenta un volto di uomo barbuto (Zeus?) con fascia graffita sulla testa, trattasi di testa miniaturizzata di qualità altissima resa con doppio graffito (più grosso e più sottile), probabilmente unico esempio del genere nella ceramica greca, coppa frammentaria di Euthimides nella sua fase iniziale con satiro al centro e guerrieri inginocchiati in agguato all’esterno, frammento di kylix di Macron con uomo in corsa che si gira indietro con denti digrignati e volto contratto (unico esempio di concitata espressività che riscontriamo all’interno dell’opera di questo pittore).

Cottignoli fornisce poi la corretta lettura di una importantissima kylix del Douris scoperta a Prato pochi anni or sono e tiene una conferenza a Prato sull’argomento.

Cottignoli pubblica poi in due volumi, con l’Associazione Culturale Jacopo Landoni Ravenna, lo studio comparato della sua personale importante collezione di ceramica attica con l’intenzione di farne dono alla sua città che comprende più di 40 vasi tra cui opere di Amasis (4), Exekias (2), Epiktetos (1), Euthimides (1), Psiax (1), Makron (1).  

Dott. Alberto Cottignoli via Ponte Marino 10,  Ravenna  tel. 338-7726025

Blog: albertocottignoli.over-blog.it

 

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ALBERTO COTTIGNOLI graduated in Philosophy at the University of Bologna in 1978 and then graduated in History of Art at the same Alma Mater in Bologna-Ravenna with 110 cum laude.

THE PICTORIAL ACTIVITY

He began painting in 1974 and in 1988, during his solo exhibition in Rome at the Fraticelli gallery in via Margutta, he was discovered by Kiyoshi Tamenaga with whom he entered into a contract for all his future production. Tamenaga is one of the world's biggest chains dealing with figurative art (Tokyo-Tokyo-Tokyo-Osaka-Osaka-New York-Paris), a chain for which it still works. In the world headquarters of the Tamenaga Gallery, his personal events follow one another:

three in Tokyo (Ginza, imperial district), two in Osaka, one in New York (Madison Avenue) and one in Paris (Avenue Matignon, the most important gallery in the city).

TV 7, the special of TG 1, dedicates him, in 1998, two services (probably the only person to whom this happens). In the same year he signed the set designation of "Il testimone dello sposo" by Pupi Avati (the only Italian Oscar nomination of that year, selected in the 5 Golden Globe, the only Italian candidate at the Berlin Film Festival), This set is worth several awards personal, Cottignoli is in fact in the winning triad of the "David di Donatello" (4 days host of the President of the Republic in Rome) and in the 5 candidates for the "Ciak d'Oro".

 

Vittorio Sgarbi inserts it in the great exhibitions "Surrealismo Padano", Palazzo Gotico, Reggio Emilia and "Da De Chirico at Leonor Fini, fantastic painting in Italy", Museo Revoltella, Trieste.

He worked for two years with the Galleria Forni (Milan-Bologna), the most important Italian gallery that deals with figurative art and with that he manages two solo shows, March 1999 (page on Arte Mondadori No. 308) and February 2000. For the occasion the magazine "Arte" (Mondadori, No. 318, February 2000) dedicated six pages to him (the maximum space given to an artist).

In 2004 he managed a personal exhibition in Ravenna presented by Vittorio Sgarbi at the Poggi gallery.

From 20 November 2011 to May 2012 (6 months) Pubblimedia is dedicating a multimedia and live exhibition: 100 posters of m. 1.20 x 1, with very high-definition photos of his works, carpet atrium, stairs and corridors of the multiplex Astoria (RA), 25 paintings are shown in original on the bulletin boards and are then projected on the big screen during the interval.

Cottignoli is present at the 2011 Venice Biennale invited by Vittorio Sgarbi and subsequently invited to participate in the "Selection of the best of the Venice Biennale", Turin, Palazzo delle Esposizioni (December 2011, January-February 2012).

Cottignoli discovers in 2013 that unbeknownst to him were held in Taiwan (one of the highest economic centers in the world) 3 his personal at 2 museums, namely:

1996, 50-day staff at the Chia Nan Museum in Taiwan

2005-2011, staff always at the Chia Nan Museum in Taiwan, which in this period holds only four personal: Alberto Cottignoli - Andy Warhol - Salvador Dali - Cottavoz.

2007, personal at the National Museum of History of Taiwan.

This of course is only what is available on the internet regarding what is happening in Taiwan.

The works of Cottignoli are treated in Italy by the Mediartrade Gallery in via Borgonuovo 2 (at the end of Via Montenapoleone, near Armani) in Milan.

Cottignoli is present, with the aforementioned Milanese gallery, at Arte Fiera di Bologna in 2014 and Arte Fiera di Verona in 2013

 

THE ACTIVITY RELATED TO ATTIC VASCULAR PAINTING

Cottignoli begins to collaborate with prof. Herbert Chan of Basel, great expert of Attic pottery, around 1982 and within only four years his experience as a painter and as an expert in Italian Renaissance painting already allows him to give the first attributions (the first will be an acrokylix of Makron (1) now at the Mexico City museum). He collaborates with Chan for 13 years and in this period his attributions are succeeded, supported by Chan himself:

in addition to the aforementioned Makron,

2) a rhodium crater unique in the world depicting the only human character known in this type of ceramic,

3) a kylix, Onesimos's amazing masterpiece, with menade undressing to wash and a child who pours her water in the basin,

4) a beautiful kylix with centauromachia on the outdoor area and centaur in the center of Epiktetos,

5) the most important kylix of the painter of Ancona with lyre and pupil teachers in the center and outside Dionysus in women's robes, satyrs and two Nike, vase which the British Museum was interested in.

Cottignoli then attributes a very important

6)  kylix of Exekias with an external subject similar to that of the masterpiece of Monaco with Dioniso sailing in the middle,

 

7) a beautiful kylix of the painter of Antiphon with a thoughtful ephebe behind the back of a horse,

8) an exceptional kylix of Amasis (not yet recognized) with the two Dioscuri in the middle on rampant horses and 60 warriors and three quadrigas on the outside,

9) a monumental cup of the painter of Antimenes (diameter 35 cm, at the edges) with quadrigas between apotropaic eyes,

10) a large kylix of Euergides with satyrs , Dionysus and maenads on one of the outer facades and on the other procession of warriors with horses and at the center ephebebo,

11) exceptional kylix of Onesimos with satyr in the medallion that masturbates and the drops coming out of the penis turn into letters that write "mono" (solitary),

12) a fantastic large kylix (32 cm to the edges) signed by the Douris with athletes on the outside and, in the medallion, singing teachers who try to educate to his art a young satyr,

13) kylix of the painter of Nikostenes.

Cottignoli still attributes

14) a kylix masterpiece of Kleophrades with magnificent ephebe at the center and symposium scene outside with satyrs (among the most beautiful of Greek vascular painting) and maenads,

15) Phiale of Euthymides with sitting menade holding a refined chaplet of graffiti,

16) the calyx crater of the Painter of Dokimasia with a warrior holding helm, and a young man who gives food to a horse,

17) an amphora of the painter of Micali with the only depiction of chimera he performed,

18) great skyphos of the Penthesilea painter with school scenes,

19) kylix of the painter of Colmar with the ephebe in center and the recto symposium scenes,

 

20) large kylix to red-eyed eyes of Epiktetos with discus thrower between the eyes and discus thrower in the center, 21) the only mastos of Amasis known with menade and Dionysus on the two facades and lions under the handles,

21) Exekias distinct necked neck with front quadriga and cloaked characters behind,

22) Amasis kylix with, on both sides, a beautiful sfinx between palmettes,

23) kyatos of Psiax with Hercules fighting with the Nemean lion between apotropaic eyes and birds,

24) fragments of typical amphorae with a continuous neck of Amasis with nude and toga characters,

25) fragment of medallion with a beautiful satyr of Epiktetos drawing wine from a crater,

26) fragments of a cup of Siana of Epiktetos one of which presents a face of a bearded man (Zeus?) with a band graffita on the head, it is a miniaturized head of high quality made with double graffiti (larger and thinner), probably the only example of genre in Greek pottery,

27) fragmentary cup of Euthimides in its initial phase with satyr in the middle and kneeling warriors lurking outside,

28) Macron's kylix fragment with a running man who turns back with grinded teeth and contracted face (only example of excited expressiveness that we find within the work of this painter).

29) Cottignoli then provides the correct reading of an important kylix of the Douris discovered in Prato a few years ago and holds a conference in Prato on the subject.

Cottignoli then publishes in two volumes, with the Cultural Association Jacopo Landoni Ravenna, the comparative study of his personal collection of Attic pottery with the intention of making a gift to his city (negotiations are underway) which includes more than 40 vases including works by Amasis (4), Exekias (2), Epiktetos (1), Euthimides (1), Psiax (1), Makron (1).

 

ACTIVITY RELATED TO THE HISTORY OF ART

In 2000 he published the first text, in the form of a story (but with an attached technical sheet), "Il segreto di Piero" (Lalli Editore, Poggibonsi), on the "Madonna del Parto" by Piero della Francesca, in which he reveals that the angels are in reality a winged man and woman and she holds a conference in Monterchi with Dr. Meneguzzo, professor of Art History in Brera, which confirms the absolute scientific validity of the discovery. Following this publication, James Beck, the greatest expert in the History of Italian Renaissance Art, a professor at Columbia University in New York and President of ArtWatch International (a Columbia-based association that deals with the defense of art in the world), he telephones him, expresses the desire to know him and then appoints him, for ArtWatch International, Director of the Aesthetic Analysis Section.

Then began an intense partnership with Beck, with whom he held in Ravenna (December 2000) the final conference (on Piero Della Francesca) of the cycle of Sala Melandri.

Then take part, always with Beck and with dr. Giuseppe Centauro (professor at the University of  Florence) for the publication of "Piero della Francesca, commissioning and painting" (Lalli Editore, Poggibonsi 2000).

In that year, Cottignoli organized a three-way conference at the "Versi

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25 marzo 2018 7 25 /03 /marzo /2018 10:27
PIETA' DI MICHELANGELO: DUE AMANTI MERAVIGLIOSI
La vidi per la prima volta 30 anni fa, appena entrato in San Pietro e l’impressione che mi fece fu magnifica, ma già allora mi chiesi cosa ci facesse quella meraviglia in una chiesa, addirittura all’interno della prima tra le chiese del mondo.
Nulla di sacro mi comunicava quella fantastica scultura se non la sacralizzazione del sentimento veramente più importante che caratterizza la nostra specie:
quello che meravigliosamente lega tra loro due persone di sesso opposto.
Per capirlo basta pensare una cosa: se la presunta “Vergine” avesse il viso che veramente dovrebbe competerle, cioè quello di una donna tra i cinquanta ed i sessant’anni, avrebbe su di noi lo stesso effetto quella scultura?
Assolutamente no, la grandezza sua sta tutta in quel volto giovanissimo, direi quasi da adolescente e di enorme bellezza.
Certo sarebbe una scultura notevole anche se il volto di lei fosse segnato dagli anni, ma mai assurgerebbe al valore emozionale che l’estrema giovinezza sua invece ci trasmette.
Non c’è Cristo in quella scultura, ma noi medesimi incarnati in quel corpo nudo bellissimo che sempre sperammo di possedere, in grembo a colei che sempre sognammo e che probabilmente non potremo mai avere, perché appunto nel sogno solo o nelle ingannevoli apparenze di una scultura ella può prendere illusoria, solo illusoria forma.
E del fatto che, quello, Cristo non è, Michelangelo ci ha dato i segni: guardate il vezzoso, simmetrico arricciar dei boccoletti della barba,
PIETA' DI MICHELANGELO: DUE AMANTI MERAVIGLIOSI
PIETA' DI MICHELANGELO: DUE AMANTI MERAVIGLIOSI
l’eleganza raffinatissima dei baffi appena pettinati e lo sciogliersi morbido delle chiome in tenere volute risolte poi verso il basso nuovamente in splendidi boccoli accuratamente arricciati.
PIETA' DI MICHELANGELO: DUE AMANTI MERAVIGLIOSI
Non pare forse questo “Cristo”, appena uscito dal negozio dell’amico vostro parrucchiere? Gonfi i capelli del recente lavaggio con uno schampoo di cui non si può rivelare il nome ma le cui specifiche di sicuro non sono “perfetto per chi è appena sceso dalla croce” ?
Sarà quel corpo, di una bellezza e di una sensualità più che manifeste, quello di un cadavere martoriato fino a poco prima da carcerieri impietosi? Se Versace tornasse in vita non esiterebbe un attimo a eleggerlo primo assoluto tra i suoi modelli … e, mi perdoni il Cielo, non solo.
PIETA' DI MICHELANGELO: DUE AMANTI MERAVIGLIOSI
PIETA' DI MICHELANGELO: DUE AMANTI MERAVIGLIOSI
PIETA' DI MICHELANGELO: DUE AMANTI MERAVIGLIOSI
PIETA' DI MICHELANGELO: DUE AMANTI MERAVIGLIOSI
Quale donna poi, non vorrebbe tenere in grembo una tal magnificenza e non certo con “religiosi intenti”?
E, di pari, quale uomo non vorrebbe essere cullato, nudo, in grembo a tale magnifica fanciulla?
Ma guardate dove si incrociano i corpi loro! Dai ventri loro sovrapposti dilata tutta la scultura e proprio in quel punto cadono gli occhi socchiusi di quella che dovrebbe essere la “Madonna”.
D’amore ci parla questa scultura, maledettamente d’amore, di quell’amore magnifico che sognammo da sempre, che fin da fanciulli rapì la mente nostra e che sempre sperammo di poter provare: quello che meravigliosamente unisce in un unica candida, luccicante pietra incorruttibile, sensualità e sentimento.
Nessuno in nessun’altra opera, in nessun’altra epoca, riuscì mai a fare ciò che Michelangelo ha qui realizzato.
Sempre si è fatto notare poi come siano esagerate le dimensioni di lei in rapporto a quelle di “Cristo”, ma chi ha scolpito è un uomo e non dilata forse a Natale, nell’attesa, nei sogni del fanciullo, la dimensione del regalo celato dal pacchetto deposto ai piedi dell’albero brulicante di luci?
Così, per noi e per lui, quell’immagine di sogno dilata in dimensioni fuori dalla realtà e la veste, che dalle larghe spalle si snoda ad avvolgerci in un protettivo, amoroso abbraccio, par quasi un trasmutarsi in sacro drappeggio delle piume delle enormi ali che sicuramente competono al sogno immenso che lei magicamente incarna.
Ali che sognammo sempre poterci condurre in volo nel suo meraviglioso, fantastico Paese.
Carissima Alice, ti sarà mai concesso di sentirti in questo incredibile, stupendo stato? Il tuo zainetto non lo apristi mai e, a noi, mai fu concesso di poter vedere quanto grandi fossero quelle tue ali.
Ma di tempo ne hai, anche se di “Cristi” non è pieno il mondo.

A.Cottignoli 15 marzo 2018

BREVE SPECIFICA SULLE MIE QUALIFICHE (vedi poi biografia)

Allego una mail speditami da James Beck, massimo esperto mondiale di pittura rinascimentale italiana, Columbia University, New York, con cui collaborai per 5 anni, in cui egli afferma praticamente che io sarei il più grande Storico dell’Arte esistente.

Allego altresì un’intervista del Corriere a Marco Meneguzzo docente di Storia dell’Arte a Brera che sottolinea la correttezza delle mie analisi, in questo caso relative alla Madonna del Parto di Piero della Francesca 

PIETA' DI MICHELANGELO: DUE AMANTI MERAVIGLIOSI
PIETA' DI MICHELANGELO: DUE AMANTI MERAVIGLIOSI
PIETA' DI MICHELANGELO: DUE AMANTI MERAVIGLIOSI

MANZONI IN VATICANO?

Cari colleghi, storici dell’arte, che leggete i capolavori antichi come se fossero tante sciocchezze perché non potete certo mettervi al pari col genio che li produsse, voi, causa l’avvilimento a cui assoggettate la grande pittura, siete i responsabili del tragico accreditarsi nel mondo delle oscene, finte ciofeche dell’arte contemporanea.

Se veramente i capolavori del passato avessero la loro giusta lettura le opere contemporanee apparirebbero in tutta la loro superficialità, faciloneria e stupidaggine, mentre l’incapacità degli addetti al mestiere di capire alcunché delle meraviglie del passato, fa si che avvenga esattamente il contrario.

Verrà il giorno in cui vedremo, in Vaticano, al posto della Pietà di Michelangelo, una scatoletta di merda, si spera almeno ben sigillata?  

Ma di chi è la colpa maggiore dell’affermarsi delle porcherie dell’arte contemporanea, oltre a mercanti, critici d’arte e banche, banche che in assoluto anonimato finanziano questo lucroso disastro? I maggiori colpevoli sono i “Grandi Collezionisti”, disgraziati fabbricanti di detersivi, di sardine in scatola, di preservativi  e quant’altro, spesso quasi analfabeti e privi di qualsiasi sensibilità estetica che, magari quando cascano loro i capelli rimediano in maniera geniale col “riporto”, sono loro i veri colpevoli: questa razza disgraziata non compra le opere d’arte perché “gli piacciono”, ma semplicemente perché “gli mancano”, come una moneta o un francobollo! Basta che gli si faccia credere che il pittore è famoso ed ecco che questi colossali pirla ne vogliono possedere un’opera, magari semplicemente per non essere secondi all’industriale amico più fesso di loro. Spesso manco gli interessa guardare attentamente l’opera, basta che sia dell’autore che gli manca.

Al mercato dell’arte tutto ciò non sembra vero: la più orrenda ciofeca può diventare così “oggetto artistico da collezione” cosa che permette di ridurre infinitamente le spese di acquisto presso gli artisti.

Spruzzami una tela tutta d’azzurro con uno spray” dice il mercante all’artista “ci metti pochissimo e puoi farne 50 al giorno, se te le pago € 10 l’una guadagni € 500 al giorno (15.000 al mese) e sei ricco”.

“Io poi” prosegue il mercante “organizzo mostre, articoli sui giornali, pubblicità fittizie con prezzi finti sempre più alti e la gente si convince che sei famoso, allora arrivano quei pirla di “grandi collezionisti” ed il gioco è fatto: sono centinaia di migliaia solo in Italia e non si riuscirà nemmeno ad accontentarli tutti. E man mano che i “pirla collezionisti” abboccano, i prezzi crescono.”

Basterebbe eliminare tutti i grandi collezionisti e l’arte contemporanea tornerebbe finalmente sul binario giusto, quello determinato da chi i quadri li compra perché “gli piacciono”.  Che solo questa è la motivazione corretta per acquistare un’opera d’arte.

Miei cari colleghi “Storici dell’Arte”, che non fate che ripetere stancamente ciò che dissero Berenson e Longhi (che mai, di nemmeno di un quadro capirono qualcosa) e che mi ignorate perché troppo vi spavento, a voi mi rivolgo rifacendomi allo splendido Sordi del “Marchese del Grillo” sperando che capiate la “sottile ironia”:

IO SONO CIO’ CHE PRIMA DI ME NON E’ STATO MAI E CHE DOPO DI ME NON POTRA’ MAI PIU’ VENIRE  E, VOI ……. NON SIETE UN CAZZO.

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28 febbraio 2018 3 28 /02 /febbraio /2018 18:30
"LA LATTAIA" VERMEER

"LA LATTAIA" VERMEER

Ma come diavolo  si fa a definire questo personaggio "Lattaia"? forse che la lattaia entrano in casa nostra vestite da massaia e versano latte da un piccolo vaso in un contenitore ove poi ovviamente ella stessa immergerà il pane che ha precedentemente frantumato e che le sta davanti? Questa è chiaramente una persona di casa con le maniche rimboccate per assolvere alle sue funzioni casalinghe, in questo caso la preparazione di pane e latte (probabilmente per la colazione della famiglia), come si fa a pensare che sia una "Lattaia"?

Bene, per capire la vera natura di questo personaggio ed il senso del dipinto, vi sembrerà strano ma è estremamente importante capire cos’è esattamente l’oggetto che compare  a destra in basso sul pavimento (fig. 1)

FIG. 1  PARTICOLARE DELL'OGGETTO SUL PAVIMENTO A DESTRA

FIG. 1 PARTICOLARE DELL'OGGETTO SUL PAVIMENTO A DESTRA

La critica uninamemente afferma che si tratta di uno scaldapiedi che appare, denominato “Mignon des dames” anche su “Sinnepoppen”, un celebre libro di incisioni olandese del 1600.

 Orbene, io ho rintracciato l’incisone che lo raffigura nel libro succitato e la pagina a lato che lo descrive (fig. 2).

 

FIG. 2  INCISIONE DA "SINNEPOPPEN"

FIG. 2 INCISIONE DA "SINNEPOPPEN"

FIG. 3  INCISIONE DA "SINNEPOPPEN"

FIG. 3 INCISIONE DA "SINNEPOPPEN"

Non avendo trovato nessuna versione in altra lingua della descrizione ho cercato io di tradurla ma non una sola parola viene riconosciuta dal traduttore, se ne deduce che trattasi di olandese arcaico che probabilmente nessuno si è preso la briga di tradurre e chi parla di questa incisione tende ad identificarla con le cose più simili conosciute, cioè gli scaldini.

Sorge però un problema: gli scaldini sicuramente somigliano molto a questo oggetto, però sono sempre, e dico sempre, di metallo, mentre questo attrezzo del dipinto e quello dell’incisione sono visibilmente di legno.

La cosa esclude categoricamente la loro natura di scaldino in quanto il legno è una delle cose più infiammabili che esista: come si possono mettere delle braci sotto una superficie di legno e per giunta molto vicine? L’incendio è quasi sicuro, anche se lo scaldino è rivestito all’interno di lamiera.

Ma andiamo a vedere l’incisione: anche qui l’attrezzo, come già detto, pare di legno (vedi le lineette e le macchie sul fianco sinistro che sono solite essere utilizzate per rendere una superficie lignea, fig. 3) e non solo, ciò che vediamo all’interno del contenitore che ne viene estratto (fig. 4) non sono certo braci, la mia esperienza di disegnatore mi permette di escluderlo categoricamente, e la medesima esperienza mi permette di affermare che si tratta invece di panni accuratamente ripiegati.

FIG. 4 PARTIC. DELL'INTERNO DEL CONTENITORE

FIG. 4 PARTIC. DELL'INTERNO DEL CONTENITORE

Si percepisce poi che sulla parte superiore dello strano oggetto corre internamente un listello di legno rialzato di cui non si capisce la funzione (fig. 5). Che sia rialzato ce lo conferma il fatto che presenti in ombra le parti non esposte alla luce (fig. 5, part. B-C).

FIG. 5 PARTIC. DEL BORDO RIALZATO

FIG. 5 PARTIC. DEL BORDO RIALZATO

Ma è presente addirittura un altro rialzo, ancora maggiore del primo, appoggiato internamente a quello precedente (fig. 6,    vedi frecce), rivelato dal fatto di essere nettamente in ombra

FIG. 6 PARTIC. DEL LISTELLO INTERNO RIALZATO

FIG. 6 PARTIC. DEL LISTELLO INTERNO RIALZATO

Ma torniamo al nome che a questo attrezzo viene dato nel 1600, “Mignon des dames”, perché diavolo solo delle donne? Forse che in quel periodo gli uomini erano privi di piedi? O godevano forse di riscaldamento autonomo? La traduzione che ne viene data poi: “Il carino delle donne”, sottende chiaramente ad un suo uso esclusivamente femminile (un uomo non usava di sicuro un attrezzo con questo nome) e questo non specificare poi la sua funzione ma esemplificarla in questo modo delicato lascia supporre che la funzione medesima potesse essere appunto assai delicata e problematica, insomma che sottendesse ad un uso specifico che era più educato non nominare apertamente.

Ben più semplice e logico sarebbe stato denominarlo semplicemente “Scaldapiedi”.

Ben strano appare poi, nel dipinto del Vermeer, il contenitore che fa capolino dal presunto “scaldino”:

molto ma molto simile ad un normalissimo pitale di terracotta.

La terracotta poi sarebbe ben poco adatta a contenere delle braci: in caso di cedimento, determinato dal calore, l’incendio sarebbe certamente assicurato, visto il materiale con cui è costruito questo presunto “scaldino”.

Bene, a questo punto esiste un utilizzo sia dell’attrezzo dell’incisione sia di quello effettivamente corrispondente dipinto dal Vermeer,  che risolve tutti i problemi fin qui incontrati: non di scaldino si tratta, ma di minuto (mignon) orinatoio portatile per le donne”. Ecco che allora può essere di legno (anzi è obbligatorio che lo sia al fine di acquisire la leggerezza necessaria per essere facilmente trasportato da una donna), ecco che si spiega il delicato riferimento non specifico alla sua funzione e soprattutto ecco che si spiega la presenza di panni ripiegati al suo interno: panni profumati atti a diminuire l’odore poco piacevole e soprattutto che, assorbendo i liquidi, fanno si che pur essendo il contenitore scosso violentemente (sicuramente veniva soprattutto usato durante i viaggi in carrozza) da quello non potesse traboccare nulla.

Ecco poi che si spiegano anche i due listelli di legno rialzati che vediamo all’interno della parte superiore: nel caso il liquido fosse abbondante, servono ovviamente a contenerlo entro la superficie bucata e ad impedirgli di scendere ai lati del contenitore.

Assolutamente comprovante è il secondo sottile listello interno più rialzato: è evidente la sua funzione contenitrice mentre, se l’oggetto fosse uno scaldino per i piedi, questo listello sarebbe non solo privo di senso, ma anche enormemente d’impaccio e non resisterebbe certo a lungo agli urti ripetuti a cui sarebbe sottoposto vista la necessità di indossare delle scarpe onde proteggere i piedi dall’eccessivo calore (ma non credo sarebbero state  sufficienti).

Un altro particolare conferma che, nel caso dell’incisione, si tratta di un orinatoio femminile: il fatto che l’apertura centrale simuli, in forma stilizzata romboidale, un organo sessuale femminile esattamente nel punto in cui quest’ultimo viene collocato al momento dell’uso. 

Ho rintracciato alcune immagini utilizzate per tentare di dimostrare che di scaldino si tratta, ma chi le utilizza non si è avveduto di alcune cose.

Nella prima immagine (fig.7)

FIG. 7

FIG. 7

Viene scambiato per scaldino (fig. 7, part. A) un semplice poggiapiedi, cosa che possiamo con certezza arguire dal fatto che nella sua parte superiore non c’è nessun foro, ma soprattutto dal fatto che questo oggetto si trova vicinissimo al caminetto per cui non sussiste nessuna necessità che esso sia uno scaldino: in quella posizione i piedi rischiano di andare in ebollizione già col calore del camino figurasi se è necessaria anche una fonte di calore sottostante.

Riguardo all’altra immagine (fig. 8, part. B)

FIG. 8 PARTIC. CON IL PRESUNTO "SCALDINO"

FIG. 8 PARTIC. CON IL PRESUNTO "SCALDINO"

In primis vediamo come anche questo “scaldino” sia di legno e non di metallo, poi vediamo che il pittore ha avuto cura di esporci, come nel dipinto di Vermeer, il contenitore, che anche in questo caso è visibilmente di terracotta e conformato come un normalissimo pitale. Ma quello che ci conferma che non di scaldino si tratta è il fatto che la “scimmia” abbia i piedi nudi appoggiati e ben premuti sopra i fori superiori dell’attrezzo. Se si trattasse di scaldino la cosa sarebbe assolutamente impossibile a meno che la scimmia non fosse una emula di Padre Pio e con lui in competizione ansiosa di procurarsi un numero ben più alto di stimmate per acquisire una santità superiore al celeberrimo santo.

Il pittore si è semplicemente dato da fare per farci capire che, nella sua stupidità, la scimmia sta appoggiando i piedi nudi sulla superficie certamente igienicamente discutibile di un orinatoio, appunto scambiandolo per un poggiapiedi, come quello della dama nel dipinto precedente.

Questo dipinto, di cui purtroppo non possediamo ingrandimenti, sembra fare dell’ironia su come sarebbe la società se, invece che da esseri umani, fosse composta da scimmie che sbagliano tutto ciò che fanno perché non conoscono la funzione degli oggetti.

Ci conferma questo fatto lo scimmiotto a destra di fig. 8, che cerca di far girare la ruota a vento tenendola parallela al senso del movimento e non perpendicolare a quello.

L’ultima immagine non ha bisogno di commento in quanto si tratta appunto di un particolare del quadro “La lattaia” del Vermeer.

Bene, è evidente adesso che quell’attrezzo dipinto dal genio di Delft è stato scambiato per 400 anni per uno scaldino mentre invece si tratta di un orinatoio e specificatamente di un orinatoio femminile.

Ma perché è stata necessaria questa precisazione?

Perché si è sempre pensato che l’oggetto su cui abbiamo fin qui disquisito non avesse nessuna importanza, nulla più di un elemento riempitivo, ma come al solito la critica non ha tenuto conto del fatto che un genio non avrebbe mai collocato in quel punto un elemento che non fosse stato invece di grande importanza in quanto rappresenta il fulcro di quasi un quarto del dipinto.

Mi spiego: il quarto destro verticale del quadro è occupato in massima parte dal muro completamente vuoto, una striscia verticale vuota che forzatamente porta l’occhio verso il basso a percepire l’unico oggetto presente, cioè l’orinatoio in questione: non si dipinge in tal modo se questo oggetto non ha una grande importanza.

Se di innocente e non significante scaldino si trattasse, tutta la parte destra del quadro non aveva motivo di essere dipinta.

In questo caso, viste le sue dimensioni, abbastanza più piccole di quello dell’incisione, probabilmente si tratta di un orinatoio per bambine e vedremo in seguito come questa ipotesi sia perfettamente plausibile.

Ma passiamo adesso ad analizzare le altre parti del quadro e andiamo in primo luogo a evidenziare una cosa già nota e cioè come il Vermeer si sia certamente ispirato per questo quadro (tutta la critica è giustamente concorde)ad un’opera precedente di Domenico Fiasella (fig. 9)

 

FIG. 9 "LA REGINA ARTEMISIA"  DI DOMENICO FIASELLA

FIG. 9 "LA REGINA ARTEMISIA" DI DOMENICO FIASELLA

FIG. 10 - 11
FIG. 10 - 11

FIG. 10 - 11

La similitudine è tale, anche nella disposizione prospettica (fig. 10-11), che la critica, come già detto, non ha giustamente alcun dubbio sul fatto che il Vermeer si sia ispirato a questo quadro del Fiasella (la figura del Vermeer sembra addirittura ricalcata su quella del dipinto precedente). Quello che non capisco è perché nessuno Storico dell’Arte si sia preoccupato di capire perché Vermeer abbia utilizzato proprio questo dipinto e perché si sia preoccupato di farci capire che proprio a questo faceva riferimento (sarebbero bastate poche varianti per rendere invece difficile il collegamento tra le due opere).

E’ allora proprio la lettura del dipinto del Fiasella che ci permette finalmente di capire  anche il quadro del Vermeer.

Cosa rappresenta il dipinto del Fiasella? Il momento in cui la regina Artemisia, moglie del re Mausolo, versa del latte entro la coppa in cui ha deposto le ceneri del marito, liquido che poi ella berrà per poter tenere il consorte dentro di sé in eterno.

Ma qual è il pensiero ironico immediato che balza alla mente di qualsiasi persona intelligente di fronte a questa operazione?

Non abbiate paura ad esprimerlo, i liquidi noi le espelliamo molto rapidamente e per giunta in forma ed in modo nemmeno tanto simpatici:

dove andrà a finire allora, in realtà, il povero marito? Credo non ci sia bisogno di dirlo.

E credete che il nostro buon Vermeer non abbia sicuramente pensato come ogni mortale? Ed è da questa realtà fisiologica che egli ha tratto ispirazione, direi tragica, per questo suo dipinto.

Quella ritratta non è una “lattaia”, ma sua moglie, oramai distrutta dagli innumerevoli parti che ha dovuto subire, intenta a preparare il pasto per la moltitudine di figli.

Una donna che, oramai priva di slanci sentimentali, si è trasformata in una massaia, irrobustita dal lavoro e dedita solamente alla casa ed ai figli.

L’amore per il marito si è transposto nel pane e nel latte che sta versando, cibo per lui stesso ma soprattutto per i suoi figli ed il Vermeer non può fare a meno di associare quel pane e qual latte alla sua persona esattamente come nel dipinto del Fiasella.

Cerca perciò di farcelo capire associando in maniera figurativa categorica la moglie sua ad Artemisia che il marito appunto divorerà.

Questa operazione serve al pittore per farci capire dove è finito l’amore di sua moglie: esattamente nell’orinatoio che sta dietro di lei.

Tutto ciò è chiaramente simbolico come pure l’orinatoio che, viste le dimensioni, sicuramente (come già detto) è quello utilizzato per le figlie piccole.

C’è un particolare, mai notato da nessuno che ci garantisce questa interpretazione:

esattamente tra l’orinatoio e la donna giace una punta di freccia (fig. 12, part. A).

FIG. 12  PARTIC. DELLA PUNTA DI FRECCIA E DI CUPIDO

FIG. 12 PARTIC. DELLA PUNTA DI FRECCIA E DI CUPIDO

Quella che lei si è tolta dal cuore o che naturalmente da quello è stata espulsa.

Chi scagliò, molto tempo prima, quella freccia?

Ce lo dice il pittore attraverso le piastrelle che decorano la parte bassa del muro adiacenti al pavimento (fig. 12): è visibile infatti (ma solo se si guarda attentamente) un amorino (o Eros) che corre con l’arco rovesciato in mano privo della freccia (fig. 12, part. B).

Messaggero d'amore infinitamente rimpicciolito adesso e mortalmente immobilizzato là in basso su quella superficie di pietra, ben lontano dalla mente e dal cuore, là, al tragico livello in cui solamente i piedi si muovono.

A conferma di tutto, non ricordiamo forse, quando vero e violento l'amore  viaggiava nelle stanze delle giovani donne dipinte dal Vermeer, come Eros campeggiasse dai quadri alle pareti addirittura con i messaggi amorosi in mano?

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"Ragazza con orecchino di perla" dovrebbe essere appeso vicino Questo quadro (il primo a sinistra e il secondo a destra) al fine di illustrare l'evoluzione storica che l'amore subisce.

A sinistra la meraviglia, l'Alice che compare dall'incredibile Paese suo delle Meraviglie, l'Alice attorno alla quale danzano tutti i sogni meravigliosi d'amore che fin da piccoli riempirono le nostre notti e, al suo fianco, la triste cosa in cui poi, col trascorrere degli anni, questo sogno si trasforma.

Ti ringrazio Alice, profondamente ti ringrazio per essermi comparsa così tardi, estrema gentilezza la tua che mi garantisce che mai dovrò vederti in quell'altro tuo, futuro stato.

P.S.

Esimi colleghi, Storici dell'Arte, provate a guardare più attentamente i quadri, fin nei particolari più minuti, che spesso è lì che i geni nascosero i segreti loro e, soprattutto, non guardateli col blocco di ghiaccio che avete al lato sinistro del petto: il ghiaccio presto si consuma al calore della vita e nulla rimane dove prima c'era, come nulla resterà nel tempo delle sciocchezze che quasi sempre scrivete.

 

SPECIFICA SULLE MIE QUALIFICHE

Allego una mail speditami da James Beck, massimo esperto mondiale di pittura rinascimentale italiana, Columbia University, New York, con cui collaborai per 5 anni, in cui egli afferma praticamente che io sarei il più grande Storico dell’Arte esistente.

Allego altresì un’intervista del Corriere a Marco Meneguzzo docente di Storia dell’Arte a Brera che sottolinea la correttezza delle mie analisi, in questo caso relative alla Madonna del Parto di Piero della Francesca 

"LA LATTAIA" DI VERMEER: CHI E' VERAMENTE
"LA LATTAIA" DI VERMEER: CHI E' VERAMENTE
"LA LATTAIA" DI VERMEER: CHI E' VERAMENTE

MANZONI IN VATICANO?

Cari colleghi, storici dell’arte, che leggete i capolavori antichi come se fossero tante sciocchezze perché non potete certo mettervi al pari col genio che li produsse, voi, causa l’avvilimento a cui assoggettate la grande pittura, siete i responsabili del tragico accreditarsi nel mondo delle oscene, finte ciofeche dell’arte contemporanea.

Se veramente i capolavori del passato avessero la loro giusta lettura le opere contemporanee apparirebbero in tutta la loro superficialità, faciloneria e stupidaggine, mentre l’incapacità degli addetti al mestiere di capire alcunché delle meraviglie del passato, fa si che avvenga esattamente il contrario.

Verrà il giorno in cui vedremo, in Vaticano, al posto della Pietà di Michelangelo, una scatoletta di merda, si spera almeno ben sigillata?  

Ma di chi è la colpa maggiore dell’affermarsi delle porcherie dell’arte contemporanea, oltre a mercanti, critici d’arte e banche, banche che in assoluto anonimato finanziano questo lucroso disastro? I maggiori colpevoli sono i “Grandi Collezionisti”, disgraziati fabbricanti di detersivi, di sardine in scatola, di preservativi  e quant’altro, spesso quasi analfabeti e privi di qualsiasi sensibilità estetica che, magari quando cascano loro i capelli rimediano in maniera geniale col “riporto”, sono loro i veri colpevoli: questa razza disgraziata non compra le opere d’arte perché “gli piacciono”, ma semplicemente perché “gli mancano”, come una moneta o un francobollo! Basta che gli si faccia credere che il pittore è famoso ed ecco che questi colossali pirla ne vogliono possedere un’opera, magari semplicemente per non essere secondi all’industriale amico più fesso di loro. Spesso manco gli interessa guardare attentamente l’opera, basta che sia dell’autore che gli manca.

Al mercato dell’arte tutto ciò non sembra vero: la più orrenda ciofeca può diventare così “oggetto artistico da collezione” cosa che permette di ridurre infinitamente le spese di acquisto presso gli artisti.

Spruzzami una tela tutta d’azzurro con uno spray” dice il mercante all’artista “ci metti pochissimo e puoi farne 50 al giorno, se te le pago € 10 l’una guadagni € 500 al giorno (15.000 al mese) e sei ricco”.

“Io poi” prosegue il mercante “organizzo mostre, articoli sui giornali, pubblicità fittizie con prezzi finti sempre più alti e la gente si convince che sei famoso, allora arrivano quei pirla di “grandi collezionisti” ed il gioco è fatto: sono centinaia di migliaia solo in Italia e non si riuscirà nemmeno ad accontentarli tutti. E man mano che i “pirla collezionisti” abboccano, i prezzi crescono.”

Basterebbe eliminare tutti i grandi collezionisti e l’arte contemporanea tornerebbe finalmente sul binario giusto, quello determinato da chi i quadri li compra perché “gli piacciono”.  Che solo questa è la motivazione corretta per acquistare un’opera d’arte.

Miei cari colleghi “Storici dell’Arte”, che non fate che ripetere stancamente ciò che dissero Berenson e Longhi (che mai, di nemmeno di un quadro capirono qualcosa) e che mi ignorate perché troppo vi spavento, a voi mi rivolgo rifacendomi allo splendido Sordi del “Marchese del Grillo” sperando che capiate la “sottile ironia”:

IO SONO CIO’ CHE PRIMA DI ME NON E’ STATO MAI E CHE DOPO DI ME NON POTRA’ MAI PIU’ VENIRE  E, VOI ……. NON SIETE UN CAZZO.

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9 febbraio 2018 5 09 /02 /febbraio /2018 11:25
RAGAZZA CON VELO-VERMEER, METROPOLITAN MUSEUM

RAGAZZA CON VELO-VERMEER, METROPOLITAN MUSEUM

Alcuno giorni fa ho assistito ad una trasmissione “culturale” su RAI 5 in cui uno storico dell’arte incredibilmente si meravigliava del fatto che il “ritratto” del Metropolitan “Ragazza con velo” fosse meno famoso del quadro “Ragazza con orecchino di perla” dell’Aia.

Mio dio, come meravigliarsi del perché una latrina non odori come una rosa. Ma in quale mondo mai sono costretto a vivere che non riesce a cogliere l’abisso che intercorre tra due quadri che sono esattamente agli antipodi?

Qui vediamo una specie di mostro invecchiato anzitempo che tenta di mascherare con un finto sorriso un’orrenda enorme bocca che pare tagliata col bisturi, una forma da handicappata della testa ed un volto oscenamente piatto, un naso le cui narici esageratamente dilatano tra le guance inesteticamente incassate, un mento abnorme e due occhi cipollosi che subdolamente fingono dolcezza e … nel quadro dell’Aia

UNA VOLTO DI UNA MERAVIGLIA ASSOLUTA.

RAGAZZA CON ORECCHINO DI PERLA - VERMEER- L' AIA

RAGAZZA CON ORECCHINO DI PERLA - VERMEER- L' AIA

Non esiterei a denominare il dipinto del Metropolitan “Ragazza con orecchino da pirla”.

Piantatela di guardare i quadri per ciò che vi raccontano che sono, guardateli con gli occhi vostri e sarete presi molto meno in giro.

Ma di quale problema mentale è preda colui che si chiede perché “Ragazza con velo” non è famoso come “Ragazza con orecchino di perla” e ne attribuisce il motivo semplicemente al fatto che il primo è dipinto in maniera meno perfetta del secondo?

Nessuno più,  in questo mondo, distingue l’osceno dal meraviglioso?

Questo quadro del Metropolitan puzza poi categoricamente di falso: dove mai abbiamo visto in Vermeer il corpo della ragazza mascherato da uno scialle che lo copre interamente? Questo è un artificio che di solito usano le persone con grosse difficoltà pittoriche, difficoltà che appunto il volto conferma pienamente. Quando mai poi, Vermeer dipinse una donna dall’aspetto così orrendo? Col volto alterato dall’alcool e dal sorriso un po’ ebete forse, ma non intrinsecamente brutte come questa.

Una cosa soprattutto ci induce a determinare la falsità del dipinto: il colletto bianco che occhieggia oltre lo scialle sul lato destro del collo.

Visto l’assetto della ragazza, quel lembo di colletto non dovrebbe vedersi perché implica una postura quasi frontale della donna che invece lo scialle lascia intendere essere vista di profilo come nel quadro dell’Aia. Assieme al colletto dovremmo infatti vedere una consistente parte della spalla destra, ma allora non sarebbe visibile la schiena, perfettamente intuibile invece sotto lo scialle nella parte in ombra. Come potete ben vedere nel quadro dell’ Aia, che ha postura identica a quello del Metropolitan, la parte destra del colletto è completamente nascosta e solo spostandoci quasi frontalmente potremmo vederne una piccola parte.

I falsari sono sempre degli incapaci ed è in questi particolari che si tradiscono, cercano di nascondere la loro incapacità (il corpo completamente ed insensatamente nascosto dallo scialle) ma immediatamente la rivelano appena accennano anche solo ad un particolare (il colletto vistosamente errato). Purtroppo però gli storici dell’arte non sono in grado di smascherarli perché sono, magari più intelligenti e colti, ma disastrosamente ancora più ignari di quelli di tecniche pittoriche e di prospettiva.

Così il Metropolitan ha acquisito per una barca di dollari una ciofeca completamente priva di valore che, tra l’altro, offende mortalmente chi, di estetica, qualcosa capisce.

Anche in questo caso ringrazio Alice per l’involontaria collaborazione riguardo alla determinazione della falsità di questo dipinto.

RAGAZZA CON VELO DI VERMEER: UN FALSO ORRENDO
RAGAZZA CON VELO DI VERMEER: UN FALSO ORRENDO
RAGAZZA CON VELO DI VERMEER: UN FALSO ORRENDO

Miei cari colleghi “Storici dell’Arte”, che non fate che ripetere stancamente ciò che dissero Berenson e Longhi (che mai, di nemmeno di un quadro capirono qualcosa) e che mi ignorate perché troppo vi spavento, a voi mi rivolgo rifacendomi allo splendido Sordi del “Marchese del Grillo” sperando che capiate la “sottile ironia”:

IO SONO CIO’ CHE PRIMA DI ME NON E’ STATO MAI E CHE DOPO DI ME NON POTRA’ MAI PIU’ VENIRE  E, VOI ……. NON SIETE UN CAZZO.

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8 febbraio 2018 4 08 /02 /febbraio /2018 19:49
LAS MENINAS, VELAZQUEZ

LAS MENINAS, VELAZQUEZ

Chi mai avrebbe potuto dipingere un ritratto di principessa occupato quasi per un quarto dal retro di una tela? Come mai nessuno si interroga su questo fatto che è di una anomalia colossale?

Siamo alle solite, visto che è un quadro famosissimo la critica lo guarda per ciò che di lui si dice e non per come veramente appare: “E’ famoso, quindi va tutto bene.” Non è vero, o spieghiamo la presenza di quello squallido retro di tela o il quadro, indipendentemente dalla sua bellezza nella parte destra, E’ UNA PORCATA.

Per carità di dio, sappiamo benissimo che sul verso della tela che non vediamo Velazquez sta dipingendo il re e la regina che vediamo riflessi nello specchio, ma non basta, la simbologia deve riguardare proprio il recto della tela altrimenti agli occhi nostri essa rimane sempre un colossale impiccio antiestetico.

E’ stato ieri, mentre ne parlavo con Alice che ho capito tutto … è magica Alice, lei tace ma lo stesso mi fa capire tutto.

Mi ha fatto capire l’importanza dell’infanta che come lei troneggia nella sua minuzia, tra quanti le stanno attorno ad ossequiarla.

LAS MENINAS-PARTICOLARE: L'INFANTA

LAS MENINAS-PARTICOLARE: L'INFANTA

L’infanta, sospesa come Alice nel suo Magico Paese ai delicati invisibili fili che in ingenua felicità la muovono.

L’infanta, speranza di ogni coppia, in cui tutto il futuro si raccoglie.

L’infanta, l’amata sopra ogni cosa, con il suo corteggio di affetti.

E ben lo sa Velazquez, che della famiglia reale è intimo egli stesso, tanto che i reali gli permettono di assurgere a tanta importanza in questo quadro.

Devo adesso spiegare anche a te Alice, perché il recto di quella tela tanto spazio ingombra in quel dipinto?

Ma cos’è che sostiene i coniugi reali del dipinto? Non è forse quell’insieme di legni incastrati ad arte dietro di loro?

Un complesso sostegno senza il quale la tela miseramente si affloscerebbe a terra e, con quella, pure i corpi loro?

Quell’intelaiatura che tanta parte occupa del dipinto non è che l’alter ego dell’immagine che le sta al fianco: l’infanta, fulcro e parte integrante della complessa intelaiatura del suo corteggio, intelaiatura parte essa stessa della felicità dell’infanta e quindi di quella dei genitori suoi: telaio sublime, alter ego dell’amata infanta che sorregge i due reali ed il futuro loro, telaio sublime senza il quale la vita non avrebbe senso alcuno.

Sicuramente Velazquez spiegò al re il senso della tela e del telaio suo e sicuramente lui capì e ne fu entusiasta e sicuramente fu lui a volere che il pittore, certamente legato da profondo affetto alla figlia sua, tanta parte avesse, assieme alla sua grande idea, in questo quadro.

P.S.

Usurai dell'arte, che sempre scrivete articoli sui dipinti usando solo razionalità e memoria, provate ad usare anche ciò che spero abbiate nella metà sinistra del petto e vedrete che la Storia dell'Arte farà passi da gigante

A.Cottignoli febbraio 2018 

BREVE SPECIFICA SULLE MIE QUALIFICHE (vedi poi biografia)

Allego una mail speditami da James Beck, massimo esperto mondiale di pittura rinascimentale italiana, Columbia University, New York, con cui collaborai per 5 anni, in cui egli afferma praticamente che io sarei il più grande Storico dell’Arte esistente.

Allego altresì un’intervista del Corriere a Marco Meneguzzo docente di Storia dell’Arte a Brera che sottolinea la correttezza delle mie analisi, in questo caso relative alla Madonna del Parto di Piero della Francesca 

LAS MENINAS- VELAZQUEZ-IL VERO SENSO DEL QUADRO
LAS MENINAS- VELAZQUEZ-IL VERO SENSO DEL QUADRO
LAS MENINAS- VELAZQUEZ-IL VERO SENSO DEL QUADRO

MANZONI IN VATICANO?

Cari colleghi, storici dell’arte, che leggete i capolavori antichi come se fossero tante sciocchezze perché non potete certo mettervi al pari col genio che li produsse, voi, causa l’avvilimento a cui assoggettate la grande pittura, siete i responsabili del tragico accreditarsi nel mondo delle oscene, finte ciofeche dell’arte contemporanea.

Se veramente i capolavori del passato avessero la loro giusta lettura le opere contemporanee apparirebbero in tutta la loro superficialità, faciloneria e stupidaggine, mentre l’incapacità degli addetti al mestiere di capire alcunché delle meraviglie del passato, fa si che avvenga esattamente il contrario.

Verrà il giorno in cui vedremo, in Vaticano, al posto della Pietà di Michelangelo, una scatoletta di merda, si spera almeno ben sigillata?  

Ma di chi è la colpa maggiore dell’affermarsi delle porcherie dell’arte contemporanea, oltre a mercanti, critici d’arte e banche, banche che in assoluto anonimato finanziano questo lucroso disastro? I maggiori colpevoli sono i “Grandi Collezionisti”, disgraziati fabbricanti di detersivi, di sardine in scatola, di preservativi  e quant’altro, spesso quasi analfabeti e privi di qualsiasi sensibilità estetica che, magari quando cascano loro i capelli rimediano in maniera geniale col “riporto”, sono loro i veri colpevoli: questa razza disgraziata non compra le opere d’arte perché “gli piacciono”, ma semplicemente perché “gli mancano”, come una moneta o un francobollo! Basta che gli si faccia credere che il pittore è famoso ed ecco che questi colossali pirla ne vogliono possedere un’opera, magari semplicemente per non essere secondi all’industriale amico più fesso di loro. Spesso manco gli interessa guardare attentamente l’opera, basta che sia dell’autore che gli manca.

Al mercato dell’arte tutto ciò non sembra vero: la più orrenda ciofeca può diventare così “oggetto artistico da collezione” cosa che permette di ridurre infinitamente le spese di acquisto presso gli artisti.

Spruzzami una tela tutta d’azzurro con uno spray” dice il mercante all’artista “ci metti pochissimo e puoi farne 50 al giorno, se te le pago € 10 l’una guadagni € 500 al giorno (15.000 al mese) e sei ricco”.

“Io poi” prosegue il mercante “organizzo mostre, articoli sui giornali, pubblicità fittizie con prezzi finti sempre più alti e la gente si convince che sei famoso, allora arrivano quei pirla di “grandi collezionisti” ed il gioco è fatto: sono centinaia di migliaia solo in Italia e non si riuscirà nemmeno ad accontentarli tutti. E man mano che i “pirla collezionisti” abboccano, i prezzi crescono.”

Basterebbe eliminare tutti i grandi collezionisti e l’arte contemporanea tornerebbe finalmente sul binario giusto, quello determinato da chi i quadri li compra perché “gli piacciono”.  Che solo questa è la motivazione corretta per acquistare un’opera d’arte.

Miei cari colleghi “Storici dell’Arte”, che non fate che ripetere stancamente ciò che dissero Berenson e Longhi (che mai, di nemmeno di un quadro capirono qualcosa) e che mi ignorate perché troppo vi spavento, a voi mi rivolgo rifacendomi allo splendido Sordi del “Marchese del Grillo” sperando che capiate la “sottile ironia”:

IO SONO CIO’ CHE PRIMA DI ME NON E’ STATO MAI E CHE DOPO DI ME NON POTRA’ MAI PIU’ VENIRE  E, VOI ……. NON SIETE UN CAZZO.

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7 febbraio 2018 3 07 /02 /febbraio /2018 20:40
Fig. 1 MOSAICO DI ALESSANDRO-BATTAGLIA DI ISSO

Fig. 1 MOSAICO DI ALESSANDRO-BATTAGLIA DI ISSO

Ci siamo di nuovo, sembra non esistere capolavoro che non sia stato letto al contrario e così pure accade per questo meraviglioso mosaico.

Non mi stancherò mai di ripetere che, per capire un quadro, un dipinto od un mosaico che sia, bisogna guardarlo come se non fosse famoso ed ignorando il significato che all’immagine è sempre stato dato. Solo così potremo entrarvi veramente.

Ci accorgeremo allora che questa non è un’esaltazione di Alessandro e delle sue vittorie (qui esemplificate attraverso la battaglia di Isso) bensì il grido di un grande artista contro gli orrori della guerra.

Ma andiamo a vedere perché.

Il particolare rivelatore che non lascia dubbi è piccolissimo ma non lascia dubbi, eccolo

Fig. 2  GORGONA SUL PETTO DI ALESSANDRO

Fig. 2 GORGONA SUL PETTO DI ALESSANDRO

 

Si tratta della gorgona che campeggia sul petto  di Alessandro (fig. 2,  e fig. 3, part. A)

Fig. 3  PARTICOLARE DI ALESSANDRO

Fig. 3 PARTICOLARE DI ALESSANDRO

Basterà confrontare questa gorgona con le altre di epoca greca per capire (fig. 4-5-6-7)

Fig. 4-5-6-7  IMMAGINI GRECO CLASSICHE DI GORGONE
Fig. 4-5-6-7  IMMAGINI GRECO CLASSICHE DI GORGONE
Fig. 4-5-6-7  IMMAGINI GRECO CLASSICHE DI GORGONE
Fig. 4-5-6-7  IMMAGINI GRECO CLASSICHE DI GORGONE

Fig. 4-5-6-7 IMMAGINI GRECO CLASSICHE DI GORGONE

L’aspetto delle gorgone è sempre terrificante ed aggressivo, e spesso presenta smisurati denti canini: non per nulla queste immagini venivano poste dai greci sugli scudi per spaventare il nemico sia con il loro aspetto sia per l’antica credenza che potessero pietrificare chiunque  le avesse guardate negli occhi.

Cosa diamine c’entra con tutto questo la gorgone che vediamo sul petto di Alessandro?

Assolutamente niente, ella non ha nulla di aggressivo anzi, è priva dei canini e dei capelli di serpi e sta osservando la battaglia con aria rattristata, come ci rivela la piega delle sopracciglia presso il naso, l’orizzontalità delle palpebre superiori (la destra addirittura leggermente concava sulla sinistra), e la piega verso il basso dell’interno della bocca, reso con un frammento di mosaico bianco appuntito, come se ciò che sta vedendo non le piacesse per nulla.

L’esatto contrario dello spirito delle gorgone.

Mai si vide in tutta la storia dell’arte greca una gorgone di tal tipo e con tale espressione.

Ma mai si vide anche una gorgone che gira lo sguardo di lato, ad osservare ciò che sta accadendo, sia il cavaliere persiano trafitto vigliaccamente dallo stesso Alessandro sia il massacro che in generale sta avvenendo.

Questa sua non è una “immagine”, questo è un volto vivo che sta assistendo alla tragica battaglia ed è proprio quello che sta guardando che mortalmente la intristisce!

Sono partito da questo particolare altamente significante per poi scoprirne altri concomitanti che eliminano ogni dubbio.

Fig. 8  ALESSANDRO TRAFIGGE IL CAVALIERE PERSIANO APPIEDATO

Fig. 8 ALESSANDRO TRAFIGGE IL CAVALIERE PERSIANO APPIEDATO

La prima cosa è il fatto che Alessandro sia ritratto in primo piano mentre trafigge un cavaliere persiano che cerca di scende dal proprio cavallo appena stramazzato al suolo (fig. 8), disarmato ed impossibilitato a difendersi. Non è certo un’azione coraggiosa questa, ma piuttosto vigliacca, ben altro era il modo in cui i guerrieri a quei tempi si scontravano in battaglia. Alessandro viene quindi rappresentato in modo ben poco eroico e quindi contradditorio rispetto al senso da sempre dato a questo mosaico, cosa che si riallaccia all’espressione anch’essa contradditoria della gorgone.

Che queste cose poco simpatiche accadessero in battaglia è naturale, ma questa non è una foto, perché l’artista ha volutamente scelto di raffigurare Alessandro mentre compie un’azione che ne sminuisce terribilmente, se non annulla, a chi sa ben vedere, la dimensione eroica invece di esaltarla?

L’artista avrebbe dovuto raffigurare Alessandro mentre trafiggeva un persiano si, ma un nemico che fosse in condizione di difendersi e debitamente armato al par suo, allora si che avremmo avuto un’impressione di eroismo e non di squallida vigliaccheria. Gli eroi ridanno le armi al nemico che le ha perse per dimostrare che sono superiori a loro in condizioni alla pari, non li trapassano con la lancia galoppando sul loro cavallo approfittando del fatto che il cavallo del nemico è stramazzato al suolo e mentre, indifesi e disarmati cercano di scenderne.

Mi meravigliavano poi il gesto e l’espressione di Dario (fig. 9) da sempre giustificati dal fatto che il guerriero trafitto sarebbe il figlio del re persiano. Questa spiegazione è già di per sè completamente priva di logica: la battaglia è battaglia, che senso avrebbe prendersela con Alessandro perché sta aggredendo il figlio suo che proprio egli stesso ha mandato a combattere contro di lui?

Fig. 9  PARTICOLARE DI DARIO

Fig. 9 PARTICOLARE DI DARIO

L’atteggiamento di Dario è invece quello di chi rinfaccia a qualcuno una cosa che non dovrebbe assolutamente fare, mentre combattere ed anche uccidere suo figlio da parte di Alessandro è invece cosa connaturata al senso stesso della guerra e della battaglia.

Ma quello che l’ingrandimento di fig. 9 ci rivela è che Dario ha anche un’espressione stupita (vedi la bocca estroflessa ovaleggiante): per quale diavolo di motivo egli dovrebbe essere stupito del fatto che Alessandro uccida uno dei suoi guerrieri, foss’anche suo figlio?

In ogni caso l’invenzione dell’azione di Alessandro nei confronti del figlio di Dario è stata creata ad hoc proprio per tentare di giustificare, senza riuscirvi, l’incomprensibile gesto ed espressione del re persiano, infatti nulla lascia intendere che il guerriero trafitto da Alessandro sia il figlio del re, e che non si tratti di suo figlio un’altra cosa ce lo conferma, oltre l’espressione stupita di Dario, e cioè il fatto assurdo che egli fissi Alessandro, che si trova ben più lontano,  e non il figlio che viene  in quell’istante trafitto.

Chi mai, in un momento come questo fisserebbe l’uccisore e non il proprio figlio proprio in quell’istante trapassato da una lancia?

Se in nessun modo si potesse agire contro l’assassino,  come in questo caso, l’attenzione di un padre sarebbe solo, esclusivamente ed assolutamente concentrata sul figlio trafitto preoccupato di comprendere la gravità della sua ferita!

Ma Dario si comporta in modo talmente strano che la critica doveva pure trovare una parvenza di sciocca giustificazione.

La giustificazione vera ce la da invece la gorgone sul petto di Alessandro: Dario sta accusando il re Macedone del massacro che sta compiendo, non solo in quella occasione, ma da quando è entrato in armi nel suo regno, gli sta gridando infatti Ma cosa fai, maledetto? Per quale motivo stai aggredendo e massacrando la mia gente?”

Non allo specifico  guerriero trafitto si sta riferendo Dario, ma all’azione aggressiva complessiva dei macedoni esasperata dal gesto vigliacco che in quel momento compie Alessandro.

E’, quello del re persiano, assieme a quello dell’artista, un urlo contro tutte le guerre, le prevaricazioni ed i massacri del mondo.

Il genio che quest’opera produsse ragionava, come tutti i geni, per universali e non per squallidi particolari come l’uccisione del figlio di Dario, uno solo su migliaia e migliaia di morti.

Fig. 10  PERSIANO MORENTE CHE SI SPECCHIA NELLO SCUDO

Fig. 10 PERSIANO MORENTE CHE SI SPECCHIA NELLO SCUDO

Bellissima è poi l’immagine, sempre in primo piano, del guerriero, guarda caso sempre persiano che, probabilmente ferito a morte, si guarda riflesso nel proprio scudo (fig. 10): un’immagine che si rifà alla catoptromanzia, l’arte di vedere il proprio futuro negli specchi. Un guerriero morente che solo allora capisce, riflesso in quel bellico strumento di inutile difesa, l’insensatezza e la stupidità della sua prossima morte.

Fig. 11  PARTICOLARE DELL'ALBERO

Fig. 11 PARTICOLARE DELL'ALBERO

Splendido, ed oltremodo significante, è poi l’albero che domina la scena, simbolo storico dell’uomo, guarda caso collocato dall’artista proprio dietro ad Alessandro (fig. 11)  che, adesso secco e monco al cospetto di tanta tragedia, disperato pare agitare le braccia verso il cielo ad invocare una qualche divina, improbabile giustizia.  

Quella a cui assistiamo non è una battaglia gloriosa ma un massacro, un insensato massacro operato da uomini contro altri uomini.

Gli stessi cavalli, la cui razza è aliena a manifestazioni del genere, paiono guardare la scena con occhi disperati.

Quello persiano non è un esercito che perde una battaglia, è un’umanità massacrata senza motivo che cerca disperatamente di difendersi.

Nessun eroismo in Alessandro e nei macedoni ma solo insensata prevaricazione e massacro nei confronti di loro simili.

A.Cottignoli febbraio 2018

 

BREVE SPECIFICA SULLE MIE QUALIFICHE (vedi poi biografia)

Allego una mail speditami da James Beck, massimo esperto mondiale di pittura rinascimentale italiana, Columbia University, New York, con cui collaborai per 5 anni, in cui egli afferma praticamente che io sarei il più grande Storico dell’Arte esistente.

Allego altresì un’intervista del Corriere a Marco Meneguzzo docente di Storia dell’Arte a Brera che sottolinea la correttezza delle mie analisi, in questo caso relative alla Madonna del Parto di Piero della Francesca 

MOSAICO DI ALESSANDRO: UN INNO ALLA PACE - (BATTAGLIA DI ISSO)
MOSAICO DI ALESSANDRO: UN INNO ALLA PACE - (BATTAGLIA DI ISSO)
MOSAICO DI ALESSANDRO: UN INNO ALLA PACE - (BATTAGLIA DI ISSO)

MANZONI IN VATICANO?

Cari colleghi, storici dell’arte, che leggete i capolavori antichi come se fossero tante sciocchezze perché non potete certo mettervi al pari col genio che li produsse, voi, causa l’avvilimento a cui assoggettate la grande pittura, siete i responsabili del tragico accreditarsi nel mondo delle oscene, finte ciofeche dell’arte contemporanea.

Se veramente i capolavori del passato avessero la loro giusta lettura le opere contemporanee apparirebbero in tutta la loro superficialità, faciloneria e stupidaggine, mentre l’incapacità degli addetti al mestiere di capire alcunché delle meraviglie del passato, fa si che avvenga esattamente il contrario.

Verrà il giorno in cui vedremo, in Vaticano, al posto della Pietà di Michelangelo, una scatoletta di merda, si spera almeno ben sigillata?  

Ma di chi è la colpa maggiore dell’affermarsi delle porcherie dell’arte contemporanea, oltre a mercanti, critici d’arte e banche, banche che in assoluto anonimato finanziano questo lucroso disastro? I maggiori colpevoli sono i “Grandi Collezionisti”, disgraziati fabbricanti di detersivi, di sardine in scatola, di preservativi  e quant’altro, spesso quasi analfabeti e privi di qualsiasi sensibilità estetica che, magari quando cascano loro i capelli rimediano in maniera geniale col “riporto”, sono loro i veri colpevoli: questa razza disgraziata non compra le opere d’arte perché “gli piacciono”, ma semplicemente perché “gli mancano”, come una moneta o un francobollo! Basta che gli si faccia credere che il pittore è famoso ed ecco che questi colossali pirla ne vogliono possedere un’opera, magari semplicemente per non essere secondi all’industriale amico più fesso di loro. Spesso manco gli interessa guardare attentamente l’opera, basta che sia dell’autore che gli manca.

Al mercato dell’arte tutto ciò non sembra vero: la più orrenda ciofeca può diventare così “oggetto artistico da collezione” cosa che permette di ridurre infinitamente le spese di acquisto presso gli artisti.

Spruzzami una tela tutta d’azzurro con uno spray” dice il mercante all’artista “ci metti pochissimo e puoi farne 50 al giorno, se te le pago € 10 l’una guadagni € 500 al giorno (15.000 al mese) e sei ricco”.

“Io poi” prosegue il mercante “organizzo mostre, articoli sui giornali, pubblicità fittizie con prezzi finti sempre più alti e la gente si convince che sei famoso, allora arrivano quei pirla di “grandi collezionisti” ed il gioco è fatto: sono centinaia di migliaia solo in Italia e non si riuscirà nemmeno ad accontentarli tutti. E man mano che i “pirla collezionisti” abboccano, i prezzi crescono.”

Basterebbe eliminare tutti i grandi collezionisti e l’arte contemporanea tornerebbe finalmente sul binario giusto, quello determinato da chi i quadri li compra perché “gli piacciono”.  Che solo questa è la motivazione corretta per acquistare un’opera d’arte.

Miei cari colleghi “Storici dell’Arte”, che non fate che ripetere stancamente ciò che dissero Berenson e Longhi (che mai, di nemmeno di un quadro capirono qualcosa) e che mi ignorate perché troppo vi spavento, a voi mi rivolgo rifacendomi allo splendido Sordi del “Marchese del Grillo” sperando che capiate la “sottile ironia”:

IO SONO CIO’ CHE PRIMA DI ME NON E’ STATO MAI E CHE DOPO DI ME NON POTRA’ MAI PIU’ VENIRE  E, VOI ……. NON SIETE UN CAZZO.

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3 febbraio 2018 6 03 /02 /febbraio /2018 12:35
RAGAZZA CON ORECCHINO DI PERLA- VERMEER

RAGAZZA CON ORECCHINO DI PERLA- VERMEER

Ascolto, come al solito allibito, una paciocotta biondastra con faccia apatica, testimone del nulla che alberga nel suo cranio, che biascica sciocchezze sul dipinto giustamente più famoso del Vermeer “Ragazza con orecchino di perla”.

Mi ha aiutato a capirlo perfettamente Alice, una “ragazza” quasi Storica dell’Arte (Contemporanea, purtroppo) che ho da poco conosciuto.

Si, mi ha aiutato proprio “Alice” con quel suo Paese delle Meraviglie all’orlo del quale sicuramente è sbocciata, viste le sue sembianze che di umano hanno ben poco o nulla.

E’ “bastata” Alice ed ecco finalmente dispiegarsi il senso di questo magnifico quadro del Vermeer:

l’apparizione di un viso da un mondo lontano, meraviglioso e fantastico, di cui quella specie di inventato turbante testimonia la natura contemporaneamente esotica ed irreale e la cui fascia, che si prolunga verso il basso, par quasi una sorta di cordone ombelicale appena tranciato che prima la collegava al suo meraviglioso universo.

 

Un volto carico anch’esso di meraviglie che, dalla soglia del suo Favoloso Paese, si gira a guardarti.

Il volto che sognasti sempre e che, alla fine degli anni, dubitasti che potesse esistere.

Un viso che, invece, magicamente adesso, riconosce in te l’unico estremo, immenso sogno anche della vita sua.

E quel luccicar di perla, anch’essa emersa da mondi fantastici, esotici e lontani, è il segno: un minuto luccicar di faro che addita finalmente il porto: 

tenero, delicato approdo tra le labbra ed il collo suo.

Lì, ove la fronte tua riposerà in eterno.

E’ un incontro di sogni, quello mio e quello suo, l’incontro di due sogni che, miracolosamente, nel medesimo si riconoscono.

In quel volto, a cui scioccamente uomini sciocchi hanno cercato e cercano di dare un nome, ed in quella luce, si riassume l’eterna ricerca di quel sentimento unico ed eterno che è privilegio di poche elette anime.

Godete comunque, immane schiera di bestie che da uomini da sempre vi truccate, talpe che dallo sterco osate mettere fuori il naso, perché di sogno, solamente di sogno si tratta.

Questo ci dice purtroppo il pittore.

Sogno solamente, Lei ed il suo Paese.

Quando dischiuderai  le palpebre, non resterà, sulla fredda parete, che una dorata  cornice e uno sfondo oscuro.

 

(Si ringrazia la “signorina” Alice per l’involontaria ma importantissima collaborazione)

P.S. la trasmissione proseguiva poi con un diverso personaggio (storico dell’arte?) che incredibilmente si meravigliava del fatto che l’altro ritratto del Vermeer, custodito al Metropolitan, “Ragazza con velo” che vedete qui sotto

RAGAZZA CON VELO- METROPOLITAN MUSEUM

RAGAZZA CON VELO- METROPOLITAN MUSEUM

e che effettivamente nella postura ci ricorda il quadro fin qui citato, non fosse famoso come quello dell’Aia … mio dio, come meravigliarsi del perché una latrina non odori come una rosa. Ma in quale mondo mai sono costretto a vivere che non riesce a cogliere l’abisso che intercorre tra due quadri che sono esattamente agli antipodi? Ma guardateli vicini

CHI E' LA RAGAZZA CON ORECCHINO DI PERLA DEL VERMEER
CHI E' LA RAGAZZA CON ORECCHINO DI PERLA DEL VERMEER

Sopra una specie di mostro invecchiato anzitempo che tenta di mascherare in un finto sorriso l’orrenda enorme bocca che pare tagliata col bisturi, una forma da handicappata della testa ed un volto oscenamente piatto, un naso le cui narici esageratamente dilatano tra le guance inesteticamente incassate, un mento abnorme e due occhi cipollosi che subdolamente fingono dolcezza e…  sotto,

IL VOLTO CHE ABBIAMO DESCRITTO ALL'INIZIO.

Non esiterei a definire quello sopra “Ragazza con orecchino da pirla”.

Piantatela di guardare i quadri per ciò che vi raccontano che sono, guardateli con gli occhi vostri e sarete presi molto meno in giro.

Ma di quale problema mentale è preda colui che si chiede perché il dipinto del Metropolitan non è famoso come quello dell'Aia e che attribuisce il motivo semplicemente al fatto che il primo è dipinto in maniera meno perfetta del secondo?

Nessuno più,  in questo mondo, distingue l’osceno dal meraviglioso?

Oltretutto  il quadro del Metropolitan puzza categoricamente di falso: dove mai abbiamo visto in Vermeer il corpo della ragazza mascherato da uno scialle che lo copre interamente? Questo è un artificio che di solito usano le persone con grosse difficoltà pittoriche, difficoltà che appunto il volto conferma pienamente. Quando mai poi, Vermeer dipinse una donna dall’aspetto così orrendo? Col volto alterato dall’alcool e dal sorriso un po’ ebete forse, ma non intrinsecamente brutte come questa.

Una cosa soprattutto ci induce a determinare la falsità del dipinto: il colletto bianco che occhieggia oltre lo scialle sul lato destro del collo.

Visto l’assetto della ragazza, quel lembo di colletto non dovrebbe ASSOLUTAMENTE vedersi perché implica una postura quasi frontale della donna che invece lo scialle lascia intendere essere vista di profilo come nel quadro dell’Aia. Assieme al colletto dovremmo infatti vedere una consistente parte della spalla destra, ma allora non sarebbe visibile la schiena, perfettamente intuibile invece sotto lo scialle nella parte in ombra. Come potete ben vedere nel quadro dell’ Aia, che ha postura identica a quello del Metropolitan, la parte destra del colletto è completamente nascosta e solo spostandoci quasi frontalmente potremmo vederne una piccola parte.

I falsari sono sempre degli incapaci ed è in questi particolari che si tradiscono, cercano di nascondere la loro incapacità di dipingere correttamente, in questo caso il busto della ragazza, nascondendolo completamente ed insensatamente con uno scialle, ma immediatamente rivelano la loro incapacità appena accennano anche solo ad un particolare (il colletto vistosamente errato). Purtroppo però gli storici dell’arte non sono in grado di smascherarli perché sono, magari più intelligenti e colti, ma disastrosamente ancora più ignari di quelli di tecniche pittoriche e di prospettiva.

Così il Metropolitan ha acquisito per una barca di dollari una ciofeca completamente priva di valore che, tra l’altro, offende mortalmente chi, di estetica, qualcosa capisce.

Anche in questo caso ringrazio Alice per l’involontaria collaborazione riguardo alla determinazione della falsità di questo dipinto.

LETTURA IN REGOLA CON LA STORIA DELL'ARTE TRADIZIONALE

Se però volete una lettura tradizionale di Storia dell’Arte, posso dirvi che la ragazza era una nipote del Vermeer, figlia del fratello della madre, Jan Vermonen von Lombrichen, che i capelli se li era appena tinti e che il “turbante” conturbante lo aveva comprato giovedì mattina al mercatino delle pulci di Delft assieme a una cuffietta di trine da neonato come quella di Alice e che era in compagnia dell’ amica Charlotte von Coschen Grossen di assai dubbia reputazione in quanto più volte sorpresa in dolce compagnia nei giardini del suo paese.

Che Jan cominciò a dipingere il quadro una domenica mattina d’aprile appena soleggiata esattamente alle 7 e 37 e 28 secondi (ora solare) dopo un’abbondante colazione a base di prosciutto e pane nero senza sale che la moglie gli aveva portato su un piatto decorato a roselline non ancora appassite come quelle del pigiamino felpato di Alice, che esse roselline erano in numero di diciotto più una molto scolorita ma ancora ben visibile verso il centro del piatto medesimo .

Posso dirvi anche che prima il caro Jan sputò abbondantemente sulla tela per favorire la presa del colore e che smadonnò di nuovo abbondantemente quando il pestello per macinarlo gli cascò su un piede e che al momento dell’urto smugugnò precisamente “Umma dumma, gnu gnu gnu”.

Importantissimo è poi il fatto che egli indossasse al momento una camicia verde pisello appena, appena un po’ marcito su cui risaltavano 116 macchie di rosso vermiglione, giallo cromo, e blu di prussia  ma che altre fonti assicurano che le macchie erano invece 115: centinaia di Storici dell’Arte sono da secoli impegnati a risolvere questo capitale dilemma numerico.

Siete più contenti così?

Che di questo di solito si occupa la “Storia dell’Arte”.

 

CHI E' LA RAGAZZA CON ORECCHINO DI PERLA DEL VERMEER
CHI E' LA RAGAZZA CON ORECCHINO DI PERLA DEL VERMEER
CHI E' LA RAGAZZA CON ORECCHINO DI PERLA DEL VERMEER

MANZONI IN VATICANO?

Cari colleghi, storici dell’arte, che leggete i capolavori antichi come se fossero tante sciocchezze perché non potete certo mettervi al pari col genio che li produsse, voi, causa l’avvilimento a cui assoggettate la grande pittura, siete i responsabili del tragico accreditarsi nel mondo delle oscene, finte ciofeche dell’arte contemporanea.

Se veramente i capolavori del passato avessero la loro giusta lettura le opere contemporanee apparirebbero in tutta la loro superficialità, faciloneria e stupidaggine, mentre l’incapacità degli addetti al mestiere di capire alcunché delle meraviglie del passato, fa si che avvenga esattamente il contrario.

Verrà il giorno in cui vedremo, in Vaticano, al posto della Pietà di Michelangelo, una scatoletta di merda, si spera almeno ben sigillata?  

Ma di chi è la colpa maggiore dell’affermarsi delle porcherie dell’arte contemporanea, oltre a mercanti, critici d’arte e banche, banche che in assoluto anonimato finanziano questo lucroso disastro? I maggiori colpevoli sono i “Grandi Collezionisti”, disgraziati fabbricanti di detersivi, di sardine in scatola, di preservativi  e quant’altro, spesso quasi analfabeti e privi di qualsiasi sensibilità estetica che, magari quando cascano loro i capelli rimediano in maniera geniale col “riporto”, sono loro i veri colpevoli: questa razza disgraziata non compra le opere d’arte perché “gli piacciono”, ma semplicemente perché “gli mancano”, come una moneta o un francobollo! Basta che gli si faccia credere che il pittore è famoso ed ecco che questi colossali pirla ne vogliono possedere un’opera, magari semplicemente per non essere secondi all’industriale amico più fesso di loro. Spesso manco gli interessa guardare attentamente l’opera, basta che sia dell’autore che gli manca.

Al mercato dell’arte tutto ciò non sembra vero: la più orrenda ciofeca può diventare così “oggetto artistico da collezione” cosa che permette di ridurre infinitamente le spese di acquisto presso gli artisti.

Spruzzami una tela tutta d’azzurro con uno spray” dice il mercante all’artista “ci metti pochissimo e puoi farne 50 al giorno, se te le pago € 10 l’una guadagni € 500 al giorno (15.000 al mese) e sei ricco”.

“Io poi” prosegue il mercante “organizzo mostre, articoli sui giornali, pubblicità fittizie con prezzi finti sempre più alti e la gente si convince che sei famoso, allora arrivano quei pirla di “grandi collezionisti” ed il gioco è fatto: sono centinaia di migliaia solo in Italia e non si riuscirà nemmeno ad accontentarli tutti. E man mano che i “pirla collezionisti” abboccano, i prezzi crescono.”

Basterebbe eliminare tutti i grandi collezionisti e l’arte contemporanea tornerebbe finalmente sul binario giusto, quello determinato da chi i quadri li compra perché “gli piacciono”.  Che solo questa è la motivazione corretta per acquistare un’opera d’arte.

Miei cari colleghi “Storici dell’Arte”, che non fate che ripetere stancamente ciò che dissero Berenson e Longhi (che mai, di nemmeno di un quadro capirono qualcosa) e che mi ignorate perché troppo vi spavento, a voi mi rivolgo rifacendomi allo splendido Sordi del “Marchese del Grillo” sperando che capiate la “sottile ironia”:

IO SONO CIO’ CHE PRIMA DI ME NON E’ STATO MAI E CHE DOPO DI ME NON POTRA’ MAI PIU’ VENIRE  E, VOI ……. NON SIETE UN CAZZO.

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15 dicembre 2017 5 15 /12 /dicembre /2017 19:26
TOMBA DI GIULIO II, ROMA, MICHELANGELO BUONAROTTI

TOMBA DI GIULIO II, ROMA, MICHELANGELO BUONAROTTI

Mio Dio, guardo Paolucci che parla della tomba di Giulio II da RAI 5 e sento come si affanna a sottolineare più e più volte il fatto che Michelangelo lavorò tutta la vita a questo monumento e di come poi la Chiesa, attraverso i suoi rappresentanti ed i rabbini parenti urbinati di Giulio non solo decidessero di tradire le sue volontà non erigendo il sepolcro in San Pietro (massima collocazione  a cui era da sempre destinato quando il pontefice era in vita), ma decidessero addirittura di ridurre al minimo l'investimento, tanto da costringere Michelangelo ad abbandonare la moltitudine di statue decise da Giulio stesso (i famosi "prigioni" già in avanzata lavorazione) e a scolpire solo il Mosè, grandioso ritratto di Giulio medesimo, affidando così le altre statue (effettivamente di scadente qualità) ai suoi allievi.

Giulio II fu un grandissimo Papa che con Michelangelo lavorò in grande e felice connubio (possiamo definirli "grandi amici"), come dovette quindi accogliere il Buonarrotti la decisione dello Stato Pontificio (quindi della Chiesa) e dei parenti di tradire il progetto di Giulio ( che era quello di collocare il proprio monumento funebre nella più autorevoli delle sedi cristiane, cioè San Pietro), di spostare la tomba in una chiesa periferica (di assai minore importanza) e non solo,ma di tradire il primigenio grandioso progetto strutturale, approvato da Giulio, per ridurlo a uno squallido monumento in cui solamente il Mosè spicca per bellezza, qualità ed imponenza (STORICAMENTE RICONOSCIUTO COME RITRATTO DI GIULIO II ) ma mortalmente abbruttito dalla povertà della struttura e dallo squallore delle altre statue che la scarsità di denaro investito obbligò a produrre? Come accolse Michelangelo la decisione non dobbiamo nemmeno immaginarcelo perchè lo sappiamo benissimo: tutto ciò lo rese furioso, e non solo nei confronti del proprio lavoro rifiutato, ma anche per l'assoluta mancanza di rispetto, fondamentalmente dei rappresentanti della Chiesa per la grandezza del Pontefice.

Papa tradito in toto dalla Chiesa medesima.

E NON E' FORSE LA CHIESA LA GRANDE, UNICA  E SACRA SPOSA DEL PONTEFICE?

Devo proprio, a questo punto, chiarire ulteriormente? Lo farò per esigenze di completezza.

Paolucci ascoltami, non far finta di nulla come al solito, quelle corna Michelangelo le ha messe lì per la motivazione più comune del mondo:

PER FARCI CAPIRE CHE GIULIO, IL SUO GRANDE COLLABORATORE , FU TRADITO PROPRIO DALLA SUA SPOSA, CIOE' LA CHIESA!!!!!!!!

Ma Dio Santo, possibile che gli esseri umani siano così totalmente incapaci di associare i dati che la storia con tanta chiarezza ci fornisce?

Antonio, guardalo questo povero pontefice, guarda come Michelangelo l'ha raffigurato! GUARDALO FRONTALMENTE (che è dalla visione frontale che si giudicano le espressioni) nella foto che riporto, sforzati e ti accorgerai di come egli sia mortalmente TRISTE E CONTRARIATO, vittima del tradimento non di una moglie umana ma dI una compagna tremendamente più importante ed espulso (proprio lui) dalla più gloriosa delle sedi Sue, quella di San Pietro, che gli spettava di diritto.

Guardatelo bene questo povero Giulio, ma quelle vi sembrano solo, proprio solo corna? ricordo quando le vidi la prima volta e non mi sembrarono assolutamente delle corna allora, bensì delle orecchiette! Michelangelo le scolpì infatti con una strana forma arrotondata dietro MA PIATTE FRONTALMENTE (evitò solo, per non essere scoperto, di scavarne l'interno) e una più inclinata verso destra, proprio come spesso si presentano le orecchie (e non certo le corna) specie quelle del coniglio. Sono altresì prive di punta, perchè si determinassero quindi non solo ed sclusivamente come corna ma in modo che riunissero assieme due oggettualità, quella di corna e quella di orecchie animali, probabilmente di coniglio.

E così pare infatti il povero Giulio:

cornificato e assieme una specie di Bunny a cui sia stata sottratta l'ultima carota.

Antonio, Strinati, Vittorio, Montanari, è così che lavorano i geni, capisco che non potete esservene accorti perché, senza mettere in dubbio la vostra intelligenza, ci vuole un altro genio per capire tutto questo e non solo, ma un genio che lavori in campo artistico ad altissimi livelli. Capisco anche che dobbiate far finta di niente per non essere costretti a ritirare tutti i libri che avete scritto su questo argomento, ma questa mia non è solo un'ipotesi, questa è una certezza scientifica conclamata dalla perfetta concomitanza di un'infinità di dati empirici, cercate almeno di fare in modo che su queste corna si smetta di raccontare stupidaggini.  

Ridiamo per favore la lettura giusta a questa statua, sia per rispetto alla grandezza di quel pontefice sia per rispetto a quella di Michelangelo e alla correttezza sua che volle in qualche modo vendicarlo..

A.Cottignoli dicembre 2017

BREVE SPECIFICA SULLE MIE QUALIFICHE (vedi poi biografia)

Allego una mail speditami da James Beck, massimo esperto mondiale di pittura rinascimentale italiana, Columbia University, New York, con cui collaborai per 5 anni, in cui egli afferma praticamente che io sarei il più grande Storico dell’Arte esistente.

Allego altresì un’intervista del Corriere a Marco Meneguzzo docente di Storia dell’Arte a Brera che sottolinea la correttezza delle mie analisi, in questo caso relative alla Madonna del Parto di Piero della Francesca 

MOSE' DI MICHELANGELO: IL PERCHE' DELLE CORNA FINALMENTE
MOSE' DI MICHELANGELO: IL PERCHE' DELLE CORNA FINALMENTE
MOSE' DI MICHELANGELO: IL PERCHE' DELLE CORNA FINALMENTE

MANZONI IN VATICANO?

Cari colleghi, storici dell’arte, che leggete i capolavori antichi come se fossero tante sciocchezze perché non potete certo mettervi al pari col genio che li produsse, voi, causa l’avvilimento a cui assoggettate la grande pittura, siete i responsabili del tragico accreditarsi nel mondo delle oscene, finte ciofeche dell’arte contemporanea.

Se veramente i capolavori del passato avessero la loro giusta lettura le opere contemporanee apparirebbero in tutta la loro superficialità, faciloneria e stupidaggine, mentre l’incapacità degli addetti al mestiere di capire alcunché delle meraviglie del passato, fa si che avvenga esattamente il contrario.

Verrà il giorno in cui vedremo, in Vaticano, al posto della Pietà di Michelangelo, una scatoletta di merda, si spera almeno ben sigillata?  

Ma di chi è la colpa maggiore dell’affermarsi delle porcherie dell’arte contemporanea, oltre a mercanti, critici d’arte e banche, banche che in assoluto anonimato finanziano questo lucroso disastro? I maggiori colpevoli sono i “Grandi Collezionisti”, disgraziati fabbricanti di detersivi, di sardine in scatola, di preservativi  e quant’altro, spesso quasi analfabeti e privi di qualsiasi sensibilità estetica che, magari quando cascano loro i capelli rimediano in maniera geniale col “riporto”, sono loro i veri colpevoli: questa razza disgraziata non compra le opere d’arte perché “gli piacciono”, ma semplicemente perché “gli mancano”, come una moneta o un francobollo! Basta che gli si faccia credere che il pittore è famoso ed ecco che questi colossali pirla ne vogliono possedere un’opera, magari semplicemente per non essere secondi all’industriale amico più fesso di loro. Spesso manco gli interessa guardare attentamente l’opera, basta che sia dell’autore che gli manca.

Al mercato dell’arte tutto ciò non sembra vero: la più orrenda ciofeca può diventare così “oggetto artistico da collezione” cosa che permette di ridurre infinitamente le spese di acquisto presso gli artisti.

Spruzzami una tela tutta d’azzurro con uno spray” dice il mercante all’artista “ci metti pochissimo e puoi farne 50 al giorno, se te le pago € 10 l’una guadagni € 500 al giorno (15.000 al mese) e sei ricco”.

“Io poi” prosegue il mercante “organizzo mostre, articoli sui giornali, pubblicità fittizie con prezzi finti sempre più alti e la gente si convince che sei famoso, allora arrivano quei pirla di “grandi collezionisti” ed il gioco è fatto: sono centinaia di migliaia solo in Italia e non si riuscirà nemmeno ad accontentarli tutti. E man mano che i “pirla collezionisti” abboccano, i prezzi crescono.”

Basterebbe eliminare tutti i grandi collezionisti e l’arte contemporanea tornerebbe finalmente sul binario giusto, quello determinato da chi i quadri li compra perché “gli piacciono”.  Che solo questa è la motivazione corretta per acquistare un’opera d’arte.

Miei cari colleghi “Storici dell’Arte”, che non fate che ripetere stancamente ciò che dissero Berenson e Longhi (che mai, di nemmeno di un quadro capirono qualcosa) e che mi ignorate perché troppo vi spavento, a voi mi rivolgo rifacendomi allo splendido Sordi del “Marchese del Grillo” sperando che capiate la “sottile ironia”:

IO SONO CIO’ CHE PRIMA DI ME NON E’ STATO MAI E CHE DOPO DI ME NON POTRA’ MAI PIU’ VENIRE  E, VOI ……. NON SIETE UN CAZZO.

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30 agosto 2017 3 30 /08 /agosto /2017 21:51
FIG, 1 VERMEER "RAGAZZA CHE LEGGE UNA LETTERA ALLA FINESTRA

FIG, 1 VERMEER "RAGAZZA CHE LEGGE UNA LETTERA ALLA FINESTRA

VERMEER: RAGAZZA CHE LEGGE UNA LETTERA ALLA FINESTRA

Lei non se lo aspettava proprio.

La lettera dell’amato gliela aveva consegnata la domestica mentre era seduta al tavolo, intenta ai suoi lavori come al solito, e lei, come sempre, l’aveva aperta col cuore che le batteva forte.

Quali tenere frasi le aveva riservato lui questa volta? Quali dolci parole avrebbe avuto da ricordare quella sera quando si sarebbe coricata?

Nulla di tutto questo.

Con poche, stringate righe egli le diceva che la lasciava.

Non voleva vederla più.

Sul momento rimase impietrita, solo gli occhi si agitarono a lungo, convulsamente, alla ricerca di un aiuto impossibile, poi le mani si strinsero istericamente attorno al foglio nel tentativo di annullarlo: lo accartocciò e lo scagliò davanti a sè, oltre la tavola, là dove finalmente non lo avrebbe più visto.

Quanto rimase lì seduta, attonita, davanti al vassoio colmo di frutta, fissando la parete? Non avrebbe saputo dirlo.

All’improvviso però, le balenò come un fulmine un pensiero: e se non avesse capito bene? Se quella di lui non fosse stata altro che una sfuriata passeggera, una cosa in fondo rimediabile? Aveva letto solo una volta e così in fretta …

Schizzò allora improvvisamente in piedi e, nella furia, la spessa e rigida coperta ricamata che copriva il tavolo rimontò in alto, sotto la spinta delle ginocchia, e rovesciò il vassoio con le frutta che la domestica aveva portato poco tempo prima.

Non se ne curò per nulla e in pochi passi fu oltre il tavolo.

Dov’era finito quel maledetto foglio?

Lo ritrovò sotto la finestra miseramente contorto, lo raccolse allora e freneticamente cercò di riaprirlo, riuscendo in qualche modo a renderlo, pur se stropicciato, ancora leggibile.

E in quel momento di sicuro chiese, alla luce che adesso dal cielo cadeva su quel povero foglio, come se da sacri luoghi provenisse, di compiere il miracolo.

Ma nessun Dio benigno scese a soccorrerla, nessun barlume di speranza si accese tra quelle infauste righe.

Per fortuna poi ella non vide, sul vetro della finestra al suo fianco, riflessa l’anima sua, più che mai prigioniera.

L’anima sua, trattenuta da delicate inferriate in quel mondo ove ancora incombeva, infuocato, il purpureo rosso dell’amore suo.

Sparse oramai erano sul tavolo, in primo piano, le delicate frutta che prima allietavano la mensa sua e, sotto quella, al centro del vassoio, era adesso comparsa una mela cotogna, appena commestibile, che dei delicati sapori di prima non le avrebbe dato che un vago ricordo.

Mela cotogna che da un unico solitario albero nasce.

Frutta, parto sublime invece, generato dall’eterna, felice unione di due diverse piante.

Ruggisce dallo scranno intanto, verso di lei, la realtà oramai leonina.

Scendono allora dagli occhi suoi copiose lacrime, assecondate dai capelli sciolti che sulla spalla ricadono: listato a lutto è adesso il colletto suo ed il centro del petto e nere strisce discendono, funeree, dalle braccia sue alla gonna anch’essa scura.

Impietoso il sipario si prepara a chiudersi sull’amore suo.

  1. Cottignoli 2017

Come possiamo vedere nell'ingrandimento a fig. 2 la lettera risulta visibilmente stropicciata a differenza delle solite lettere d'amore che vediamo negli altri dipinti del Vermeer che sono sempre accuratamente piegate 

FIG. 2

FIG. 2

A fig. 3 vediamo le lacrime, non perfettamente percepibili, ma si attende una conferma da Dresda dalla visione diretta del dipinto

FIG. 3

FIG. 3

A fig. 4 vediamo la mela cotogna al centro del vassoio

FIG. 4

FIG. 4

A fig. 5, l'anima sua ancora prigioniera d'amore dietro le "inferriate" 

FIG. 5

FIG. 5

BREVE SPECIFICA SULLE MIE QUALIFICHE (vedi poi biografia)

Allego una mail speditami da James Beck, massimo esperto mondiale di pittura rinascimentale italiana, Columbia University, New York, con cui collaborai per 5 anni, in cui egli afferma praticamente che io sarei il più grande Storico dell’Arte esistente.

Allego altresì un’intervista del Corriere a Marco Meneguzzo docente di Storia dell’Arte a Brera che sottolinea la correttezza delle mie analisi, in questo caso relative alla Madonna del Parto di Piero della Francesca 

RAGAZZA CHE LEGGE UNA LETTERA ALLA FINESTRA:VERO SIGNIFICATO
RAGAZZA CHE LEGGE UNA LETTERA ALLA FINESTRA:VERO SIGNIFICATO
RAGAZZA CHE LEGGE UNA LETTERA ALLA FINESTRA:VERO SIGNIFICATO

MANZONI IN VATICANO?

Cari colleghi, storici dell’arte, che leggete i capolavori antichi come se fossero tante sciocchezze perché non potete certo mettervi al pari col genio che li produsse, voi, causa l’avvilimento a cui assoggettate la grande pittura, siete i responsabili del tragico accreditarsi nel mondo delle oscene, finte ciofeche dell’arte contemporanea.

Se veramente i capolavori del passato avessero la loro giusta lettura le opere contemporanee apparirebbero in tutta la loro superficialità, faciloneria e stupidaggine, mentre l’incapacità degli addetti al mestiere di capire alcunché delle meraviglie del passato, fa si che avvenga esattamente il contrario.

Verrà il giorno in cui vedremo, in Vaticano, al posto della Pietà di Michelangelo, una scatoletta di merda, si spera almeno ben sigillata?  

Ma di chi è la colpa maggiore dell’affermarsi delle porcherie dell’arte contemporanea, oltre a mercanti, critici d’arte e banche, banche che in assoluto anonimato finanziano questo lucroso disastro? I maggiori colpevoli sono i “Grandi Collezionisti”, disgraziati fabbricanti di detersivi, di sardine in scatola, di preservativi  e quant’altro, spesso quasi analfabeti e privi di qualsiasi sensibilità estetica che, magari quando cascano loro i capelli rimediano in maniera geniale col “riporto”, sono loro i veri colpevoli: questa razza disgraziata non compra le opere d’arte perché “gli piacciono”, ma semplicemente perché “gli mancano”, come una moneta o un francobollo! Basta che gli si faccia credere che il pittore è famoso ed ecco che questi colossali pirla ne vogliono possedere un’opera, magari semplicemente per non essere secondi all’industriale amico più fesso di loro. Spesso manco gli interessa guardare attentamente l’opera, basta che sia dell’autore che gli manca.

Al mercato dell’arte tutto ciò non sembra vero: la più orrenda ciofeca può diventare così “oggetto artistico da collezione” cosa che permette di ridurre infinitamente le spese di acquisto presso gli artisti.

Spruzzami una tela tutta d’azzurro con uno spray” dice il mercante all’artista “ci metti pochissimo e puoi farne 50 al giorno, se te le pago € 10 l’una guadagni € 500 al giorno (15.000 al mese) e sei ricco”.

“Io poi” prosegue il mercante “organizzo mostre, articoli sui giornali, pubblicità fittizie con prezzi finti sempre più alti e la gente si convince che sei famoso, allora arrivano quei pirla di “grandi collezionisti” ed il gioco è fatto: sono centinaia di migliaia solo in Italia e non si riuscirà nemmeno ad accontentarli tutti. E man mano che i “pirla collezionisti” abboccano, i prezzi crescono.”

Basterebbe eliminare tutti i grandi collezionisti e l’arte contemporanea tornerebbe finalmente sul binario giusto, quello determinato da chi i quadri li compra perché “gli piacciono”.  Che solo questa è la motivazione corretta per acquistare un’opera d’arte.

Miei cari colleghi “Storici dell’Arte”, che non fate che ripetere stancamente ciò che dissero Berenson e Longhi (che mai, di nemmeno di un quadro capirono qualcosa) e che mi ignorate perché troppo vi spavento, a voi mi rivolgo rifacendomi allo splendido Sordi del “Marchese del Grillo” sperando che capiate la “sottile ironia”:

IO SONO CIO’ CHE PRIMA DI ME NON E’ STATO MAI E CHE DOPO DI ME NON POTRA’ MAI PIU’ VENIRE  E, VOI ……. NON SIETE UN CAZZO.

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3 marzo 2017 5 03 /03 /marzo /2017 00:00
"IL SEMINATORE". VAN GOGH.

"IL SEMINATORE". VAN GOGH.

Questo dipinto è estremamente semplice, basta guardarlo attentamente per capirlo, ma nessuno, pur essendo quest’opera famosissima, sembra averlo mai fatto.

Gli Storici dell’Arte infatti non guardano i quadri (come voi credete che facciano), non fanno altro che riscrivere pedissequamente quanto già detto su di essi da altri studiosi nella convinzione che nulla di nuovo vi sia più da scoprire.

Quando gli studenti sono in procinto di affrontare la tesi l’insegnante infatti sempre suggerisce loro “ Scegliete pittori minori perché sugli altri si è già detto tutto”.

Fortunatamente però qualcuno di tutto questo si è accorto, il prof. Marco Meneguzzo ad esempio, docente a Brera, che in una intervista al Corriere di Ravenna dichiarò che sarebbe ora che gli Storici dell’Arte cominciassero a guardare i quadri come faccio io: “ ...sarebbe ora che anche gli Storici dell’Arte cominciassero a guardare i quadri come fa Cottignoli...”. (Allora non ero ancora laureato in Storia dell'Arte)

 

 

Bene, andiamo dunque a “guardare” questo famosissimo dipinto.

La prima cosa che Vincent ha cura di sottolineare è lo stretto rapporto tra il personaggio ed il sole: esso infatti pare un prolungamento ideale della sua figura e incombe positivamente sulla sua testa come una gigantesca luminosa aureola.

Ma cosa esce dalla mano di questo “seminatore” ? cosa egli lascia cadere nei solchi che l’aratro ha faticosamente scavato?

Come può nessuno essersene mai accorto?

Mio dio! piccoli frammenti di luce egli sta seminando, forse addirittura fiammeggianti!!

PARTICOLARE DELLA MANO E DI CIO' CHE SEMINA

PARTICOLARE DELLA MANO E DI CIO' CHE SEMINA

Ecco ciò che nessuno ha visto mai!

Ma cosa vuole dirci Vincent attraverso questi particolari, piccolissimi sì, ma di incredibile importanza?

Andiamo a spiegarlo.

Splende il cielo dietro il "seminatore", cielo che sempre per Vincent rappresenta la meta agognata, il ricettacolo di sublimi felicità, di una luce abbagliante presaga di chissà quali celesti paradisi, ma buia è invece la figura in primo piano e buio l’albero che, attraversando tutto il dipinto addirittura sul sole incombe con la sua massa scura.

Una terrigna natura quindi, per nulla partecipe delle celestiali promesse a cui quel cielo luminoso allude.

Vincent dà allora genialmente spazio alla speranza.

Oscuro e silenzioso infatti incede sì, verso di noi questo seminatore, ma santificato però da un'aureola luccicante e distribuendo va per i campi le miracolose sementi che, crescendo, potranno dare alla vita e quindi a noi medesimi, lo stesso fulgore che dietro di lui si dilata per il cielo.

Non possiamo non capire come in questo seminatore, a cui opportunamente non è stato dato il volto, si identifichi il pittore medesimo:

"Non fosti forse tu Vincent carissimo, che per il mondo seminasti i quadri tuoi ad illuminare la povera vita degli uomini? Non la fama cercavi, non il denaro, ma solamente che, di fronte a quei miracoli tuoi, di felicità s'accendessero i cuori.

Mai aureola fu più sacra e giusta.

Della luce tua faticosamente sparsa attorno, nulla però capirono allora e pensasti di aver fallito...spero, fortissimamente spero che qualcuno, già ti abbia raggiunto, là dove adesso ti trovi, e ti abbia detto che non è più così che, della luce dei quadri tuoi, si è acceso finalmente il mondo."

                                                                               A.Cottignoli 

A.Cottignoli 1 marzo 2017

P.S. Per l'importanza immane che hanno per Vincent la luce, le stelle, la luna ed il sole, si prega di leggere gli altri miei articoli su Van Gogh 

BREVE SPECIFICA SULLE MIE QUALIFICHE (vedi poi biografia)

Allego una mail speditami da James Beck, massimo esperto mondiale di pittura rinascimentale italiana, Columbia University, New York, con cui collaborai per 5 anni, in cui egli afferma praticamente che io sarei il più grande Storico dell’Arte esistente.

Allego altresì un’intervista del Corriere a Marco Meneguzzo docente di Storia dell’Arte a Brera che sottolinea la correttezza delle mie analisi, in questo caso relative alla Madonna del Parto di Piero della Francesca 

VAN GOGH " SEMINATORE AL TRAMONTO": CIO' CHE NESSUNO HA MAI VISTO IN QUESTO DIPINTO
VAN GOGH " SEMINATORE AL TRAMONTO": CIO' CHE NESSUNO HA MAI VISTO IN QUESTO DIPINTO
VAN GOGH " SEMINATORE AL TRAMONTO": CIO' CHE NESSUNO HA MAI VISTO IN QUESTO DIPINTO

MANZONI IN VATICANO?

Cari colleghi, storici dell’arte, che leggete i capolavori antichi come se fossero tante sciocchezze perché non potete certo mettervi al pari col genio che li produsse, voi, causa l’avvilimento a cui assoggettate la grande pittura, siete i responsabili del tragico accreditarsi nel mondo delle oscene, finte ciofeche dell’arte contemporanea.

Se veramente i capolavori del passato avessero la loro giusta lettura le opere contemporanee apparirebbero in tutta la loro superficialità, faciloneria e stupidaggine, mentre l’incapacità degli addetti al mestiere di capire alcunché delle meraviglie del passato, fa si che avvenga esattamente il contrario.

Verrà il giorno in cui vedremo, in Vaticano, al posto della Pietà di Michelangelo, una scatoletta di merda, si spera almeno ben sigillata?  

Ma di chi è la colpa maggiore dell’affermarsi delle porcherie dell’arte contemporanea, oltre a mercanti, critici d’arte e banche, banche che in assoluto anonimato finanziano questo lucroso disastro? I maggiori colpevoli sono i “Grandi Collezionisti”, disgraziati fabbricanti di detersivi, di sardine in scatola, di preservativi  e quant’altro, spesso quasi analfabeti e privi di qualsiasi sensibilità estetica che, magari quando cascano loro i capelli rimediano in maniera geniale col “riporto”, sono loro i veri colpevoli: questa razza disgraziata non compra le opere d’arte perché “gli piacciono”, ma semplicemente perché “gli mancano”, come una moneta o un francobollo! Basta che gli si faccia credere che il pittore è famoso ed ecco che questi colossali pirla ne vogliono possedere un’opera, magari semplicemente per non essere secondi all’industriale amico più fesso di loro. Spesso manco gli interessa guardare attentamente l’opera, basta che sia dell’autore che gli manca.

Al mercato dell’arte tutto ciò non sembra vero: la più orrenda ciofeca può diventare così “oggetto artistico da collezione” cosa che permette di ridurre infinitamente le spese di acquisto presso gli artisti.

Spruzzami una tela tutta d’azzurro con uno spray” dice il mercante all’artista “ci metti pochissimo e puoi farne 50 al giorno, se te le pago € 10 l’una guadagni € 500 al giorno (15.000 al mese) e sei ricco”.

“Io poi” prosegue il mercante “organizzo mostre, articoli sui giornali, pubblicità fittizie con prezzi finti sempre più alti e la gente si convince che sei famoso, allora arrivano quei pirla di “grandi collezionisti” ed il gioco è fatto: sono centinaia di migliaia solo in Italia e non si riuscirà nemmeno ad accontentarli tutti. E man mano che i “pirla collezionisti” abboccano, i prezzi crescono.”

Basterebbe eliminare tutti i grandi collezionisti e l’arte contemporanea tornerebbe finalmente sul binario giusto, quello determinato da chi i quadri li compra perché “gli piacciono”.  Che solo questa è la motivazione corretta per acquistare un’opera d’arte.

Miei cari colleghi “Storici dell’Arte”, che non fate che ripetere stancamente ciò che dissero Berenson e Longhi (che mai, di nemmeno di un quadro capirono qualcosa) e che mi ignorate perché troppo vi spavento, a voi mi rivolgo rifacendomi allo splendido Sordi del “Marchese del Grillo” sperando che capiate la “sottile ironia”:

IO SONO CIO’ CHE PRIMA DI ME NON E’ STATO MAI E CHE DOPO DI ME NON POTRA’ MAI PIU’ VENIRE  E, VOI ……. NON SIETE UN CAZZO.

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