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8 febbraio 2018 4 08 /02 /febbraio /2018 19:49
LAS MENINAS, VELAZQUEZ

LAS MENINAS, VELAZQUEZ

Chi mai avrebbe potuto dipingere un ritratto di principessa occupato quasi per un quarto dal retro di una tela? Come mai nessuno si interroga su questo fatto che è di una anomalia colossale?

Siamo alle solite, visto che è un quadro famosissimo la critica lo guarda per ciò che di lui si dice e non per come veramente appare: “E’ famoso, quindi va tutto bene.” Non è vero, o spieghiamo la presenza di quello squallido retro di tela o il quadro, indipendentemente dalla sua bellezza nella parte destra, E’ UNA PORCATA.

Per carità di dio, sappiamo benissimo che sul verso della tela che non vediamo Velazquez sta dipingendo il re e la regina che vediamo riflessi nello specchio, ma non basta, la simbologia deve riguardare proprio il recto della tela altrimenti agli occhi nostri essa rimane sempre un colossale impiccio antiestetico.

E’ stato ieri, mentre ne parlavo con Alice che ho capito tutto … è magica Alice, lei tace ma lo stesso mi fa capire tutto.

Mi ha fatto capire l’importanza dell’infanta che come lei troneggia nella sua minuzia, tra quanti le stanno attorno ad ossequiarla.

LAS MENINAS-PARTICOLARE: L'INFANTA

LAS MENINAS-PARTICOLARE: L'INFANTA

L’infanta, sospesa come Alice nel suo Magico Paese ai delicati invisibili fili che in ingenua felicità la muovono.

L’infanta, speranza di ogni coppia, in cui tutto il futuro si raccoglie.

L’infanta, l’amata sopra ogni cosa, con il suo corteggio di affetti.

E ben lo sa Velazquez, che della famiglia reale è intimo egli stesso, tanto che i reali gli permettono di assurgere a tanta importanza in questo quadro.

Devo adesso spiegare anche a te Alice, perché il recto di quella tela tanto spazio ingombra in quel dipinto?

Ma cos’è che sostiene i coniugi reali del dipinto? Non è forse quell’insieme di legni incastrati ad arte dietro di loro?

Un complesso sostegno senza il quale la tela miseramente si affloscerebbe a terra e, con quella, pure i corpi loro?

Quell’intelaiatura che tanta parte occupa del dipinto non è che l’alter ego dell’immagine che le sta al fianco: l’infanta, fulcro e parte integrante della complessa intelaiatura del suo corteggio, intelaiatura parte essa stessa della felicità dell’infanta e quindi di quella dei genitori suoi: telaio sublime, alter ego dell’amata infanta che sorregge i due reali ed il futuro loro, telaio sublime senza il quale la vita non avrebbe senso alcuno.

Sicuramente Velazquez spiegò al re il senso della tela e del telaio suo e sicuramente lui capì e ne fu entusiasta e sicuramente fu lui a volere che il pittore, certamente legato da profondo affetto alla figlia sua, tanta parte avesse, assieme alla sua grande idea, in questo quadro.

P.S.

Usurai dell'arte, che sempre scrivete articoli sui dipinti usando solo razionalità e memoria, provate ad usare anche ciò che spero abbiate nella metà sinistra del petto e vedrete che la Storia dell'Arte farà passi da gigante

A.Cottignoli febbraio 2018 

BREVE SPECIFICA SULLE MIE QUALIFICHE (vedi poi biografia)

Allego una mail speditami da James Beck, massimo esperto mondiale di pittura rinascimentale italiana, Columbia University, New York, con cui collaborai per 5 anni, in cui egli afferma praticamente che io sarei il più grande Storico dell’Arte esistente.

Allego altresì un’intervista del Corriere a Marco Meneguzzo docente di Storia dell’Arte a Brera che sottolinea la correttezza delle mie analisi, in questo caso relative alla Madonna del Parto di Piero della Francesca 

LAS MENINAS- VELAZQUEZ-IL VERO SENSO DEL QUADRO
LAS MENINAS- VELAZQUEZ-IL VERO SENSO DEL QUADRO
LAS MENINAS- VELAZQUEZ-IL VERO SENSO DEL QUADRO

MANZONI IN VATICANO?

Cari colleghi, storici dell’arte, che leggete i capolavori antichi come se fossero tante sciocchezze perché non potete certo mettervi al pari col genio che li produsse, voi, causa l’avvilimento a cui assoggettate la grande pittura, siete i responsabili del tragico accreditarsi nel mondo delle oscene, finte ciofeche dell’arte contemporanea.

Se veramente i capolavori del passato avessero la loro giusta lettura le opere contemporanee apparirebbero in tutta la loro superficialità, faciloneria e stupidaggine, mentre l’incapacità degli addetti al mestiere di capire alcunché delle meraviglie del passato, fa si che avvenga esattamente il contrario.

Verrà il giorno in cui vedremo, in Vaticano, al posto della Pietà di Michelangelo, una scatoletta di merda, si spera almeno ben sigillata?  

Ma di chi è la colpa maggiore dell’affermarsi delle porcherie dell’arte contemporanea, oltre a mercanti, critici d’arte e banche, banche che in assoluto anonimato finanziano questo lucroso disastro? I maggiori colpevoli sono i “Grandi Collezionisti”, disgraziati fabbricanti di detersivi, di sardine in scatola, di preservativi  e quant’altro, spesso quasi analfabeti e privi di qualsiasi sensibilità estetica che, magari quando cascano loro i capelli rimediano in maniera geniale col “riporto”, sono loro i veri colpevoli: questa razza disgraziata non compra le opere d’arte perché “gli piacciono”, ma semplicemente perché “gli mancano”, come una moneta o un francobollo! Basta che gli si faccia credere che il pittore è famoso ed ecco che questi colossali pirla ne vogliono possedere un’opera, magari semplicemente per non essere secondi all’industriale amico più fesso di loro. Spesso manco gli interessa guardare attentamente l’opera, basta che sia dell’autore che gli manca.

Al mercato dell’arte tutto ciò non sembra vero: la più orrenda ciofeca può diventare così “oggetto artistico da collezione” cosa che permette di ridurre infinitamente le spese di acquisto presso gli artisti.

Spruzzami una tela tutta d’azzurro con uno spray” dice il mercante all’artista “ci metti pochissimo e puoi farne 50 al giorno, se te le pago € 10 l’una guadagni € 500 al giorno (15.000 al mese) e sei ricco”.

“Io poi” prosegue il mercante “organizzo mostre, articoli sui giornali, pubblicità fittizie con prezzi finti sempre più alti e la gente si convince che sei famoso, allora arrivano quei pirla di “grandi collezionisti” ed il gioco è fatto: sono centinaia di migliaia solo in Italia e non si riuscirà nemmeno ad accontentarli tutti. E man mano che i “pirla collezionisti” abboccano, i prezzi crescono.”

Basterebbe eliminare tutti i grandi collezionisti e l’arte contemporanea tornerebbe finalmente sul binario giusto, quello determinato da chi i quadri li compra perché “gli piacciono”.  Che solo questa è la motivazione corretta per acquistare un’opera d’arte.

Miei cari colleghi “Storici dell’Arte”, che non fate che ripetere stancamente ciò che dissero Berenson e Longhi (che mai, di nemmeno di un quadro capirono qualcosa) e che mi ignorate perché troppo vi spavento, a voi mi rivolgo rifacendomi allo splendido Sordi del “Marchese del Grillo” sperando che capiate la “sottile ironia”:

IO SONO CIO’ CHE PRIMA DI ME NON E’ STATO MAI E CHE DOPO DI ME NON POTRA’ MAI PIU’ VENIRE  E, VOI ……. NON SIETE UN CAZZO.

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