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2 febbraio 2017 4 02 /02 /febbraio /2017 17:59
FIG. 1-2-3
FIG. 1-2-3
FIG. 1-2-3

FIG. 1-2-3

Recentemente il programma televisivo Focus ha presentato un servizio in cui si ipotizza la falsità della famosissimo busto di Nefertiti ritrovato dall’archeologo Ludwig Borchardt negli scavi di Amarna, tra le rovine del presunto laboratorio dello scultore Thutmose che visse appunto all’epoca della succitata regina.

Non è la prima volta che viene ipotizzata la falsità di questa scultura, molti sono gli studiosi che si sono espressi in questo senso, tra i quali fondamentalmente uno storico svizzero, Henri Stierlin e uno storico francese, Jean-Jacques Fietcher.

Prima di riportare quanto correttamente argomentato da questi studiosi procederò ad un’analisi stilistica che chiuderà definitivamente l’argomento.

Già per il “Papiro di Artemidoro” ebbi occasione di dimostrare la falsità del reperto assieme al prof. Luciano Canfora (vedi “Fotografia e falsificazione”, Scuola Superiore di Studi Storici-Università di S.Marino-) semplicemente con una accurata analisi stilistica dei disegni presenti sul papiro medesimo, ed ugual cosa mi accingo a fare anche per dimostrare la falsità di questo busto egiziano controverso.

In primis appare stranissimo il fatto che questo ritratto presenti dei colori vivissimi pur essendo stato ritrovato sepolto e non in una tomba vuota: una conservazione del genere sarebbe stata possibile (si parla di 3.300 anni!!) solo se il reperto fosse rimasto in un ambiente vuoto che lo avesse protetto dall’azione degli agenti atmosferici.

Strana appare poi la tecnica utilizzata per questa “scultura”, infatti non di scultura effettiva si tratta bensì di un nucleo in pietra sul quale tutti i particolari fisiognomici sono stati realizzati con uno strato di gesso: tecnica estremamente povera e raramente utilizzata in Egitto e si può quindi ritenere assai poco probabile che tale tecnica possa essere stata utilizzata proprio per il ritratto di un personaggio di tale levatura.

A giustificazione dell’utilizzo del gesso si è ipotizzato che il busto fosse stato realizzato come campione per gli studenti del laboratorio, ma ciò appare come una colossale sciocchezza: che capacità scultoree può manifestare un maestro agli allievi facendo loro usare come modello non una scultura da lui stesso sapientemente scolpita nei minimi particolari ma una pietra sbozzata ricoperta di gesso?

Ritengo comunque fondamentale lo “stile” che questo reperto manifesta:

questa “scultura” non ha nulla di Egizio e se pure ai tempi di Akhenaton, ad Amarna l’arte aveva assunto caratteristiche diverse da quelle tradizionali, tali caratteristiche non sono certo quelle che ritroviamo nel busto incriminato. Anzi, se mutazione ci fu nell’arte di quel periodo essa si manifestò proprio in senso contrario: vediamo infatti come le anatomie delle sculture e dei bassorilievi prodotti ad Amarna in quell’epoca tendano a configurarsi in forme anomale lontane dalla realtà (quasi surreali, vedi fig. 4-5-6-7-8) mentre in questo busto accade l’esatto contrario.

FIG. 4

FIG. 4

FIG. 5

FIG. 5

FIG. 6

FIG. 6

FIG. 7

FIG. 7

FIG. 8

FIG. 8

 

La scultura di Nefertiti incriminata infatti, manifesta invece un esasperato realismo che sfocia addirittura in un tentativo di perfezione reso attraverso l’armonizzazione estrema dei rapporti geometrici (come vedremo in seguito).

Vorrei in questa sede rammentare a chi legge che purtroppo non è possibile ravvisare le vere caratteristiche di un’opera d’arte dopo poche e sporadiche osservazioni: vent’anni fa ritenevo il busto di Nefertiti un effettivo capolavoro dell’arte egizia e solo una lunga incubazione effettuata assieme agli altri capolavori di questa millenaria cultura ha permesso che prendesse coscienza non il dubbio, ma la certezza di trovarmi di fronte ad una realizzazione moderna.

Invito pertanto il lettore a esimersi da un giudizio affrettato e di aspettare, se veramente interessato, di confrontarsi con successive visioni di questo busto scandite progressivamente nel tempo (ovviamente confrontato con altre espressioni dell’arte egizia) e vedrà come, man mano nel tempo, occhi e mente non riusciranno a fare a meno di vedere in questo “reperto”, al di là del suo aspetto superficiale di carattere egizio, un’opera assolutamente moderna.

Bene, questo anticipato, preciserò che il busto in questione ha un’apparenza esasperatamente teutonica: pur nella sua innegabile bellezza non possiamo non riconoscervi infatti una rigidità di lineamenti tipicamente tedesca.

Gli zigomi troppo evidenti , il mento che si chiude, nella visone frontale, quasi con due spigoli laterali, i due muscoli del collo esageratamente estroflessi, di nuovo a conformare rigidamente il collo medesimo, contribuiscono a dare a questo volto un’espressione piuttosto dura, anche se mascherata da un accenno appena percepibile di sorriso.

Ma una cosa soprattutto meraviglia: la conformazione del naso.

Questo non è assolutamente un naso egizio ma nordeuropeo.

Cosa distingue un naso nordeuropeo da uno egizio del 1300 a.C.? Fondamentalmente le narici, che non esulavano, nel paese del Nilo, da contaminazioni vagamente negroidi e si presentano cioè sempre piuttosto dilatate, determinando anche un allargamento del naso nella zona più bassa. Le narici che caratterizzano la razza europea invece, soprattutto mano a mano che ci spostiamo verso nord e ci allontaniamo dall’area mediterranea, vanno diminuendo la loro dilatazione, dilatazione che diviene, nel nord d’Europa (nella Germania settentrionale, appunto), appena percepibile ed il naso appare, alla base, molto più stretto.

In poche parole il vero naso di Nefertiti lo ritroviamo, nelle sculture di cui a fig . 8A e Fig. 8B

 

FIG. 8A

FIG. 8A

FIG. 8B

FIG. 8B

con le narici piuttosto dilatate e la base del naso allargata, mentre nella scultura incriminata le narici quasi non sono percepibili e la parte terminale del naso appare molto più stretta.

In poche parole non ci si spiega perché questa “Nefertiti” possieda, invece del naso egizio testimoniato da tutte le altre sculture di questa cultura, un naso caratteristico del nord Europa.

Se la struttura del naso testimonia di per sé un’origine nord europea, un’altra caratteristica attesta poi la modernità di questo “reperto”:

i rapporti strutturali attraverso i quali la scultura è stata realizzata.

Meraviglia infatti l’esasperato geometrismo che caratterizza questo busto, fondamentalmente per quel che riguarda la sua visione frontale:

per ottenere un risultato ottimale dal punto di vista estetico lo scultore infatti ha fatto si che le linee tangenti all’esterno delle guance di “Nefertiti” si determinassero come perfetta prosecuzione delle linee laterali del copricapo (fig. 10, linee A B), cosa che non solo contribuisce a rafforzare le caratteristiche di rigidità di questo volto ma soprattutto ci convince di trovarci di fronte non ad un ritratto reale ma ad una conformazione geometricamente concepita per creare nell’osservatore una sensazione di perfetta armonia. Lo scultore ha creato quest’opera ossessionato dal desiderio di ottenere un risultato armonico ottimale e dobbiamo riconoscere che c’è riuscito, ma il suo non risulta un ritratto bensì una figura stereotipata finalizzata solamente alla realizzazione del “Bello”.

Conferma questa sua intenzione L’ESASPERATA ESTROFLESSIONE DEI DUE MUSCOLI STERNOCLEIDOMASTOIDEI DEL COLLO.

 

FIG. 9-10
FIG. 9-10

FIG. 9-10

 

Che questi due muscoli esistano e si trovino in quella posizione è innegabile, ma ci meraviglia che siano così fortemente e innaturalmente estroflessi (la cosa accade solo se il collo è sotto sforzo):

QUESTI DUE MUSCOLI SONO STATI COSI’ ESTROFLESSI AL FINE DI DARE ARMONICA PROSECUZIONE ALLE LINEE INDIVIDUATE DAL COPRICAPO E DALLA TANGENTE ALLE GUANCE,

la loro messa in evidenza si trasforma così in una soluzione estetica determinatamente studiata al fine di forzare l’armonia geometrica che sta alla base della bellezza della strutturazione della scultura.

Non è certo in questo modo che si scolpisce quando si deve realizzare un ritratto, ciò che caratterizza i ritratti infatti, sono sempre le leggere asimmetrie e irregolarità che determinano i tratti fisiognomici distintivi del soggetto.

A mio avviso poi, al fine di non alterare tale artificiosa, forzata, prosecuzione ideale che va dal vertice del copricapo alla scollatura, lo scultore ha poi provveduto a frantumare la parte troppo estroflessa delle orecchie che avrebbe creato due tensioni direzionali anomale verso l’esterno (vedi in fig. 11 la ricostruzione della forma delle orecchie).

FIG. 11

FIG. 11

Questo modo di strutturare una scultura attraverso l’armonizzazione di forme geometriche è però una caratteristica tipica delle accademie artistiche moderne e nulla c’entra con l’arte egizia.

Un’altra cosa si rivela come un unicum nell’arte di questa civiltà:

la conformazione del “busto”.

Meraviglia l’estrema esiguità delle dimensioni della parte di corpo utilizzata per supportare la testa (il “busto” che busto infatti non è) che non ha paragoni in altre sculture di questa cultura e il fatto che tale parte sia conformata assurdamente a fondo piatto, quindi destinata ad essere collocata su una superficie piana esattamente come accade per soprammobili o busti che vediamo comparire nella storia dell’arte molto più tardi.

In questo modo e con questa esigua parte di busto, sono conformate le sculture utilizzate nelle vetrine delle moderne oreficerie per esaltare la bellezza delle collane e a questo scopo infatti, sembra che questa scultura fosse stata fatta fabbricare dal Borchardt.

La strutturazione del naso, tipicamente nord europea, l’assetto geometrico accademico moderno utilizzato come base armonica che viene normalmente utilizzato per creare volti regolari ma stereotipati, la corrispondenza di questo busto unicamente con quelli utilizzati nelle oreficerie moderne, chiariscono che non siamo di fronte ad un busto “idealizzato” di Nefertiti, bensì ad un suo busto “modernizzato”( riconducibile al diciannovesimo secolo) e per giunta in senso fisiognomico nord europeo.

Tutto questo, associato ad altre osservazioni già fatte dagli studiosi sopraccitati, riguardanti anche l’assenza di documentazioni (se non postume) relative al rinvenimento di un oggetto tanto importante (e il rifiuto del museo di Berlino di pubblicizzare tali documentazioni conservati nei loro archivi), ci danno la certezza di trovarci di fronte ad un’opera che non solo non ha nulla a che fare con la cultura egiziana ma che è anche sicuramente di realizzazione moderna.

Provvederò comunque anche a comparare una scultura autentica di Nefertiti con quella incriminata. Un esame stilistico più attento di quelli finora condotti su queste due sculture di Nefertiti (fig. 12-13) ci rivela infatti che esse non hanno niente a che vedere l’una con l’altra.

FIG. 12- 13
FIG. 12- 13

FIG. 12- 13

La scultura in cui Nefertiti appare molto più vecchia(fig. 12), si presenta estremamente diversa da quella di Berlino (fig. 13) per particolari che nulla hanno a che fare con l’anzianità:

  1. Il collo è estremamente più corto
  2. I tendini del collo non sono nemmeno accennati
  3. Il volto è molto più corto.
  4. il mento è arrotondato mentre quello di Berlino si innesta in modo spigoloso alle guance.
  5. Le orecchie hanno l’attacco molto più in alto, praticamente all’altezza della parte culminante delle sopracciglia, mentre nella scultura di Berlino l’attacco risulta corrispondente addirittura alla zona più bassa delle palpebre superiori.
  6. Le orecchie sono molto più estroflesse e la conformazione è completamente diversa: il lobo è enorme mentre nella scultura di Berlino il lobo praticamente non esiste

Della basilarità della forma del naso già avevamo parlato ma approfittiamo per far notare come quello di fig. 12 sia molto largo alla base e come presenti le narici dilatate e rigonfie all’esterno mentre il naso di Berlino (fig. 13) è molto più stretto alla base e la parte esterna delle narici risulta pressoché inesistente.

Si può ipotizzare che forse, in una prima fase, il presunto scultore tedesco conformò il naso in modo similare a quello di fig. 12, ma si accorse che la larghezza del naso e l’estroflessione delle narici non solo alteravano l’assetto armonico geometricizzante del volto (come l’eccessiva estroflessione delle orecchie) ma gli conferivano anche un aspetto più primitivo e volgare (chi è convinto che narici dilatate come l’uomo di Neanderthal siano evolute e raffinate eviti di leggere quanto scrivo).

 

Riportiamo a questo punto anche quanto rilevato dai due studiosi sopraccitati.

Come già detto non esistono documentazioni del ritrovamento se non una laconica nota del Borchardt e quindi un “presunto verbale” successivo, scritto di pugno dallo scopritore, documento assolutamente “top-secret” custodito dalla direzione del Museo di Berlino che si è sempre rifiutata di esibirlo, creando inevitabili dubbi e perplessità. Le circostanze del ritrovamento appaiono poco credibili anche perché non supportate da alcun riscontro documentale contemporaneo al ritrovamento.

Dubbi e perplessità sull’autenticità del busto sono stati sollevati, come già detto, dallo storico Fiechter nel suo libro inchiesta sui falsari in archeologia, intitolato “Faussaires d’Egypte”, pubblicato dalla casa editrice francese Flammarion(pag. 252).

Lo storico ginevrino Henri Stierlin, nel libro “Le buste de Nefertiti, un imposture de l’egiptologie?”, pubblicato dalla casa editrice francese Infolio (pagine 135), osserva come, che le cose non siano chiare, lo ammettono tutti i libri relativi a questo busto, in quanto non tacciono il fatto che le circostanze della scoperta sono poco chiare.

I suoi resoconti sono troppo imprecisi, troppo vaghi per essere onesti”, afferma senza mezzi termini lo Stierlin. La descrizione dei reperti è giudicata “laconica”, sbrigativamente stringata, osserva sempre lo Stierlin; in particolare, del busto il Borchardt dice semplicemente “in uno stato di conservazione miracoloso”.

Un controllo successivo ai raggi X ha poi rivelato che la scultura è stata modellata in gesso su un sottostante busto di pietra diverso da quello soprastante, in cui la regina si presenta molto più anziana e con molte rughe. Il rivestimento (secondo coloro che ne contestano l’autenticità) sarebbe stato eseguito dallo scultore Gerhard Marcks (che Stierlin afferma aver partecipato alla spedizione) su commissione dell’archeologo tedesco, che non sembra avesse al momento alcuna intenzione truffaldina ma solo quella di utilizzare il busto semplicemente per esporre una collana recentemente ritrovata.

Lo Stierlin narra nel suo libro che il duca sassone Johann Georg visitò la città di Amarna e che fu preso dalla bellezza della statua incriminata e aggiunge che è possibile che Borchardt, anziché rivelarne la falsità al suo regale ospite, possa aver scelto di tacere.

Diversi studiosi ed esperti si sono posti le stesse domande e hanno mostrato identiche perplessità e dubbi. Il volto appare con fattezze moderne e molto diverse dalle molteplici immagini dell’epoca attribuite alla regina Nefertiti, spesso con il cranio allungato come quello delle sue figlie. L’ipotesi che Borchardt abbia fatto realizzare un falso su una delle maschere di pietra ritrovate nello studio è fortemente suffragata da un aneddoto molto significativo: quando Borchardt lavorava al Museo di Berlino, si cimentò nella riproduzione di antiche tavolette cuneiformi e ne nascose una prodotta da lui in una scatola assieme a quelle autentiche e il famoso assiriologo Felix Peiser non si accorse di nulla, ma si entusiasmò all’idea di poter pubblicare proprio il contenuto di quella tavoletta perché parlava di logaritmi (A.Erman-Mein Werden und mein Wirken, Leipzig, 1929, pag. 230). Se Borchardt non avesse avuto il coraggio di dichiarare la falsità del reperto, forse oggi leggeremmo ancora dell’importanza di quel reperto nei testi di algebra.

Alberto Cottignoli , 2 febbraio 2017

Per parte delle documentazioni relative al ritrovamento del busto di Neferititi si è fatto riferimento al sito: soscollemaggio.com/it/akhenaton-uomo-donna-sole.html

 

 

BREVE SPECIFICA SULLE MIE QUALIFICHE (vedi poi biografia)

Allego una mail speditami da James Beck, massimo esperto mondiale di pittura rinascimentale italiana, Columbia University, New York, con cui collaborai per 5 anni, in cui egli afferma praticamente che io sarei il più grande Storico dell’Arte esistente.

Allego altresì un’intervista del Corriere a Marco Meneguzzo docente di Storia dell’Arte a Brera che sottolinea la correttezza delle mie analisi, in questo caso relative alla Madonna del Parto di Piero della Francesca 

 

BUSTO DI NEFERTITI: UNA TEDESCA MODERNA TRAVESTITA DA EGIZIANA
BUSTO DI NEFERTITI: UNA TEDESCA MODERNA TRAVESTITA DA EGIZIANA
BUSTO DI NEFERTITI: UNA TEDESCA MODERNA TRAVESTITA DA EGIZIANA

MANZONI IN VATICANO?

Cari colleghi, storici dell’arte, che leggete i capolavori antichi come se fossero tante sciocchezze perché non potete certo mettervi al pari col genio che li produsse, voi, causa l’avvilimento a cui assoggettate la grande pittura, siete i responsabili del tragico accreditarsi nel mondo delle oscene, finte ciofeche dell’arte contemporanea.

Se veramente i capolavori del passato avessero la loro giusta lettura le opere contemporanee apparirebbero in tutta la loro superficialità, faciloneria e stupidaggine, mentre l’incapacità degli addetti al mestiere di capire alcunché delle meraviglie del passato, fa si che avvenga esattamente il contrario.

Verrà il giorno in cui vedremo, in Vaticano, al posto della Pietà di Michelangelo, una scatoletta di merda, si spera almeno ben sigillata?  

Ma di chi è la colpa maggiore dell’affermarsi delle porcherie dell’arte contemporanea, oltre a mercanti, critici d’arte e banche, banche che in assoluto anonimato finanziano questo lucroso disastro? I maggiori colpevoli sono i “Grandi Collezionisti”, disgraziati fabbricanti di detersivi, di sardine in scatola, di preservativi  e quant’altro, spesso quasi analfabeti e privi di qualsiasi sensibilità estetica che, magari quando cascano loro i capelli rimediano in maniera geniale col “riporto”, sono loro i veri colpevoli: questa razza disgraziata non compra le opere d’arte perché “gli piacciono”, ma semplicemente perché “gli mancano”, come una moneta o un francobollo! Basta che gli si faccia credere che il pittore è famoso ed ecco che questi colossali pirla ne vogliono possedere un’opera, magari semplicemente per non essere secondi all’industriale amico più fesso di loro. Spesso manco gli interessa guardare attentamente l’opera, basta che sia dell’autore che gli manca.

Al mercato dell’arte tutto ciò non sembra vero: la più orrenda ciofeca può diventare così “oggetto artistico da collezione” cosa che permette di ridurre infinitamente le spese di acquisto presso gli artisti.

Spruzzami una tela tutta d’azzurro con uno spray” dice il mercante all’artista “ci metti pochissimo e puoi farne 50 al giorno, se te le pago € 10 l’una guadagni € 500 al giorno (15.000 al mese) e sei ricco”.

“Io poi” prosegue il mercante “organizzo mostre, articoli sui giornali, pubblicità fittizie con prezzi finti sempre più alti e la gente si convince che sei famoso, allora arrivano quei pirla di “grandi collezionisti” ed il gioco è fatto: sono centinaia di migliaia solo in Italia e non si riuscirà nemmeno ad accontentarli tutti. E man mano che i “pirla collezionisti” abboccano, i prezzi crescono.”

Basterebbe eliminare tutti i grandi collezionisti e l’arte contemporanea tornerebbe finalmente sul binario giusto, quello determinato da chi i quadri li compra perché “gli piacciono”.  Che solo questa è la motivazione corretta per acquistare un’opera d’arte.

Miei cari colleghi “Storici dell’Arte”, che non fate che ripetere stancamente ciò che dissero Berenson e Longhi (che mai, di nemmeno di un quadro capirono qualcosa) e che mi ignorate perché troppo vi spavento, a voi mi rivolgo rifacendomi allo splendido Sordi del “Marchese del Grillo” sperando che capiate la “sottile ironia”:

IO SONO CIO’ CHE PRIMA DI ME NON E’ STATO MAI E CHE DOPO DI ME NON POTRA’ MAI PIU’ VENIRE  E, VOI ……. NON SIETE UN CAZZO.

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commenti

G
Che presunzione ....dimostrare definitivamente...trovo queste prove davvero dozzinali. Figuriamoci se in 100 anni esperti di fama nazionale non se ne sarebbero accorti, sopratutto quelli del museo.
Rispondi
A
Caro il mio commentatore, lei trova dozzinali le mie prove e invece assolutamente veritiero il semplice racconto di un archeologo che ha acquisito fama mondiale affermando di aver "scoperto" quel busto ridicolo seppur bello? Credo poi che lei nemmeno abbia letto l'articolo: eminenti studiosi confermano quello che io sostengo. Forse poi lei non sa di che pasta sono fatti i curatori dei musei: semplici politici collocati per tessera appunto politica al loro posto esattamente come i docenti universitari e come tutti i politici praticamente privi di attività cerebrale nonchè di pratiche artistiche che non si sono mai sognati di esercitare. Non solo, avendo essi oramai scritto valanghe di testi sulla meraviglia di quel busto non possono più negare per non passare per cretini e dover ritirare tutti i libri pubblicati. Questo accade per decine di opere: nessun degli esperti (e guardi che i massimi esperti mondiali sono in comunicazione con me, per cui si legga la mia biografia prima di parlare) si sogna di rinnegare ciò che ha già detto. Guardi che la scienza è chiarissima: quando un certo numero di problemi vengono risolti da una medesima ipotesi, l'ipotesi in questione risulta matematicamente esatta. Ma nessuno degli "esperti" che lei cita usa questo metodo, loro ascoltano semplicemente chi racconta balle senza portare prove, anzi rifiutandosi anche di mostrare i documenti del ritrovamento dell'epoca (lei non ha proprio letto l'articolo) come quella colossale su questo busto. Se a voglia di contestare lo faccia punto per punto e con coerenza scientifica e non sbotti semplicemente a difesa del godimento che il busto le ha sempre procurato evitando non solo di ragionarci sopra ma addirittura di negare i ragionamenti che le vengono proposti alla luce della sua "sensibilità" offesa. Mi perdoni, ma lei induce ha pensare di essere persona completamente priva di cultura che genericamente sbotta contro chi lo priva del proprio godimento. Cordialmente, A. Cottignoli